Il mito di Orfeo secondo Sarah Davachi

In The Head as Form’d in the Crier’s Choir la compositrice canadese trae ispirazione da Claudio Monteverdi e Rainer Maria Rilke

 

Davachi
Disco
oltre
Sarah Davachi
The Head as Form’d in the Crier’s Choir
Late Music
2024

Situata in un’area intermedia fra classica contemporanea e ambient music di stampo elettroacustico, la 37enne Sarah Davachi è una compositrice canadese emigrata in California per completare il percorso formativo con una laurea magistrale in Electronic Music al Mills College di Oakland e un dottorato in Musicologia presso l’UCLA. 

In parallelo, ha sviluppato un’intensa attività discografica, culminata sei anni fa nella creazione dell’etichetta personale Late Music, affiliata all’influente Warp Records. 

The Head as Form’d in the Crier’s Choir è il quarto lavoro contraddistinto da quel marchio e contiene sette brani scritti fra il 2022 e il 2024, per una durata complessiva di poco superiore all’ora e mezza. Dichiarata fonte d’ispirazione è il mito di Orfeo, in particolare le interpretazioni che ne diedero Claudio Monteverdi (nella “favola pastorale” SV 318 del 1607) e Rainer Maria Rilke (nei Sonetti datati1922). 

Il titolo allude a quest’ultima raccolta, segnatamente ai versi del numero 26, quando s’invoca il Dio del canto per tramutare i lamenti in coro che trasporti come corrente il capo e la lira dello sventurato eroe. L’opera del compositore cremonese, viceversa, è richiamata esplicitamente in “Possente spirto”, aria del terzo atto cui è intestato qui il secondo episodio, nel quale al tessuto ordito da mellotron, sintetizzatore e tape delay si sovrappongono viola e trombone. 

 Pietra angolare dell’album è tuttavia il suono dell’organo a canne, usato anzitutto per modellare il basso continuo dei bordoni, riferito anch’esso al pionieristico barocco monteverdiano: lo testimonia già il “Prologo” iniziale, realizzato impiegando gli strumenti installati in una chiesa di Helsinki e in una dell’Ohio. Nella seconda ha preso forma pure il solenne “The Crier’s Choir”, ma è durante l’esteso epilogo “Night Horns” – sede delle operazioni: l’Église du Gesù a Tolosa – che la suggestione liturgica raggiunge il climax.

 Scorrendo l’elenco dei luoghi frequentati, troviamo inoltre la basilica di Santa Maria dei Servi a Bologna, sulla cui imponente tastiera Davachi si esercitò in pubblico nel maggio 2023, ricavandone altresì la materia prima utilizzata nella circostanza in “Trio for a Ground”, dove al bordone d’organo si sommano una coppia di viole (da gamba e d’amore) e la voce del mezzo soprano Lisa McGee. 

Come nei precedenti Two Sisters (2022) e Antiphonals (2021), è appunto l’intenzione di attenuare la divergenza tra performance dal vivo e registrazione in studio a guidare l’autrice, spiega il lungo testo introduttivo pubblicato su Bandcamp. Se ne percepisce l’eco nella dialettica fra la dimensione cameristica espressa in “Res Sub Rosa” attraverso il quintetto di fiati berlinese Harmonic Space Orchestra e il contrappunto elettronico rappresentato dal successivo “Constants”. 

Ammantato da un’aura di trascendenza spirituale, The Head as Form’d in the Crier’s Choir si pone musicalmente sulla traccia lasciata da Éliane Radigue, per sua stessa ammissione stella polare nel proprio cammino artistico, e accanto all’analoga esperienza di conciliazione tra classicità e ricerca praticata – ad esempio con il recente All Life Long – dalla coeva statunitense Kali Malone.

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