Il misterioso art-pop di Lolina

The Smoke è l’album d’esordio di Lolina, alias Inga Copeland, alias Alina Astrova

Lolina, The Smoke
Disco
oltre
Lolina
The Smoke
autoproduzione
2018

Si intitola The Smoke l’album d’esordio di Lolina. Malgrado la sua inscalfibile riservatezza, cerchiamo di capire chi si nasconde dietro questo nome.

Samara è una città della Russia centro-orientale. È qui che nasce Alina Astrova, per poi spostarsi, qualche anno più tardi, al seguito della famiglia a Tallin, capitale dell’Estonia. Nulla da segnalare fino ai diciassette anni quando Alina si trasferisce a Londra. Dopo un po’ di tempo trascorso nella capitale inglese, Alina incontra Dean Blunt, musicista (ma forse dovrei dire artista concettuale) originario del quartiere di Hackney, con cui dà vita a un sodalizio artistico e sentimentale. Intorno al 2005 nasce il progetto Hype Williams, durato fino al 2016, che produce alcuni lavori con la Hippos in Tanks prima e con la rinomata Hyperdub di Kode 9 dopo. Nel frattempo Alina Astrova è diventata Inga Copeland, e con questo nome compare nei lavori solisti di Blunt e pubblica un album nel 2014, Because I’m Worth It (sì, lo slogan de L’Oréal, “Perché io valgo”).

E arriviamo al 2016, quando Inga Copeland lascia il posto a Lolina e pubblica un EP e l’album Live In Paris, seguiti l’anno successivo dall’EP Lolita, tre brani per una durata complessiva che non arriva ai nove minuti: un mix di pop strambo e suoni sperimentali. 14 marzo 2018 ed ecco finalmente, a sorpresa, The Smoke, l’oggetto di questa recensione, mezz’oretta scarsa di musica spalmata su otto canzoni mixate dal fido collaboratore Amir Shoat.

Più centrato sulla voce rispetto ai lavori precedenti, The Smoke è un’opera di art pop dove granulosi ritmi jazz si fondono con campionamenti melensi e appiccicaticci, sintetizzatori rigorosamente lo-fi con cori approntati con astuzia. Ci sono tutti gli elementi per un disco intollerabile e invece, come per magia, tutto funziona a meraviglia, da “Paths Of Weeds And Flowers”, con la sua cascata di cinguettii e arpeggi, all’oscillante “Style And Punishment”, da “The River”, in cui falsi archi aprono squarci nella tessitura del brano, a “Fake City, Real City”, con la sua linea di basso in cui si fa largo un sintetizzatore inquieto, e alla cantilena da bambina disturbata della conclusiva “Betrayal”.

La scrittura di Lolina è emotiva, non vuole essere capita, i testi sono fatti di immagini, di sensazioni, e alla fine ci rendiamo conto di aver ascoltato qualcosa di lontano dal significato classico che siamo soliti dare al termine “canzoni”. Mi espongo: The Smoke è uno dei dischi più riusciti del primo trimestre del 2018.

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