Il lockdown paulista di Babe, Terror
Horizogon, soundscape apocalittico dalla São Paulo del COVID-19, del producer Claudio Szynkier, alias Babe, Terror
Si intitola Horizogon il progetto di sound and vision del produttore brasiliano Claudio Szynkier, meglio conosciuto con il nome di Babe, Terror, per sua definizione «forest maker, headphone gardener». Questo suo undicesimo lavoro fotografa perfettamente il nostro attuale disorientamento.
Purtroppo il lockdown non è una novità degli ultimi mesi per Claudio: a causa di una sindrome immunodepressiva la sua forzata reclusione domestica era già cominciata da più di un anno. Tra le conseguenze, un serio problema all’udito che gli impedisce di dedicarsi a tempo pieno alla creazione musicale.
«Lo scorso anno», ha spiegato, «in un periodo in cui le cose stavano andando un po’ meglio, mi sono immerso nella costruzione dei brani di Horizogon, cercando di catturare il maggior numero di possibilità. Non so quando riuscirò a realizzare un altro album né se sarò nuovamente in grado di creare come ho fatto questa volta, perché per preservare il mio udito non posso mettere così tanto sforzo e così tanta pressione in questo tipo di lavoro. Ci vuole davvero tanto per realizzare un album, ho cercato di approfittare del momento giusto per farlo. Forse questo è uno dei motivi per cui il disco suona criptico e crepuscolare. Ho vissuto una sorta di apocalisse interiore e ho avuto solo la città spalancata davanti a me all’alba per salvarmi. Ho composto la musica e l’ho immaginata come una colonna sonora per una São Paulo apocalittica, ma un’apocalisse calma e utopistica».
Horizogon si compone di sei brani, che diventano otto se si acquista l'album sulla pagina Bandcamp di Claudio a partire del 15 settembre; in un primo momento sarà disponibile solo in versione digitale per poi essere stampato dall’etichetta Glue Moon di Los Angeles.
Prima parlavo di sound and vision perché ogni brano è accompagnato da un video di una decina di minuti, tutti realizzati con la collaborazione del videomaker Cauê Dias Baptista (al momento in cui scrivo se ne possono vedere quattro).
“Salina Lúmen”, brano costruito su astrazioni corali, mette insieme immagini girate all’aeroporto Cumbica il giorno prima del lockdown con altre del Carnevale conclusosi da poco e il contrasto è davvero stridente.
«C’era già un’atmosfera apocalittica in Brasile prima del COVID-19, al punto che camminavi per strada, andavi al supermarket e la gente si sentiva libera di attaccare chiunque considerasse “barbone” e “comunista”, e ciò ha fornito carburante per il disco», ha detto Claudio. «Sono già stato bersaglio di attacchi informatici e menzogne; ho dovuto rinunciare a lavori, sono rimasto senza soldi e i miei amici hanno iniziato una raccolta popolare di soldi contro l'autoritarismo, e così sono riuscito a girare i video. Ma in definitiva tutto ciò è servito a rendere il disco più vivo».
«C’era già un’atmosfera apocalittica in Brasile prima del COVID-19, al punto che camminavi per strada, andavi al supermarket e la gente si sentiva libera di attaccare chiunque considerasse “barbone” e “comunista”, e ciò ha fornito carburante per il disco».
“Horizogon Squadra” non si discosta dallo schema del video precedente e la musica, frutto di una memoria passata, ci riporta alla mente The Caretaker, un artista di cui abbiamo scritto più volte su queste pagine.
«Un amico mi ha detto che il disco suona come i vinili dimenticati di qualche oscuro musicista jazz svedese impegnato a registrare musica da cinema americano negli anni Ottanta, di quella a cui all’epoca nessuno prestò attenzione; penso che ci abbia azzeccato, forse».
– Leggi anche: The Caretaker è morto (viva The Caretaker)
Le cacofonie cariche di strumenti ad arco e ricche di nostalgia di “Estuário Transurânia” sono accompagnate da un video che racconta la discesa da una foresta nebbiosa fino alla spiaggia, ancora una volta 24 ore prima dell’entrata in vigore del lockdown.
Il Carnevale è l’ultimo episodio di vita sociale, di vita convissuta, prima dell’isolamento, dei ricordi, dei timori per un futuro impossibile da delineare.
In definitiva quest’album è una cartolina di una vecchia São Paulo nell’attesa che arrivi quella nuova. Horizogon è un progetto senz’altro affascinante, indipendentemente dalla qualità dell’esito musicale, che è comunque elevata. Se Daniel Avery e i Ride sono tra i suoi estimatori, vorrà pur dire qualcosa, no?
«Ho molta speranza. Horizogon è la nuova città vecchia, è apocalisse algebrica, è poesia architettonica”.