Idrissa Soumaoro, la musica del Mali fatta dai maliani
Esce per l'etichetta maliana Mieruba il nuovo disco di Idrissa Soumaoro
Gennaio 2022, è in corso la Coppa d’Africa di calcio. Entro in un bar della periferia nord di Torino e vedo che in una saletta un gruppetto di appassionati africani sta seguendo la sfida tra Mali e Mauritania, per la cronaca finita poi 2 a 0 per il Mali.
Ci sono anche tre perdigiorno italiani, pronti di lì a poco a tramutarsi in perdinotte; uno di questi commenta un’azione in maniera colorita nonché ignorante: «Certo che giocano bene ‘sti c…o di malesi», a cui fa seguito l’immancabile bestemmione. Inutile dire che da quel giorno ogni volta che il termine Mali mi passa davanti agli occhi il mio pensiero si rivolge riverente a quel “genio”.
Ségou, o anche Seku oppure Segu, è una città del Mali, 235 km a nord-est di Bamako, sul fiume Niger. In passato capitale dell'Impero Bambara, ora è il capoluogo della quarta regione amministrativa del Mali e un importante centro commerciale per cereali e bestiame; è conosciuta anche come la città dei Balanzan, il nome del locale albero di Acacia albida.
Ed è proprio qui che 15 anni fa è stata creata Mieruba, un’etichetta discografica indipendente specializzata in canzoni folk e blues di artisti maliani (lo ammetto, la tentazione di scrivere malesi c’è stata…).
Come sottolineato nel sito web dell’etichetta, malgrado la ricchezza culturale del Mali, la maggior parte degli artisti originari di quel Paese lavora per etichette straniere: da qui il bisogno di tramandare l’eredità culturale del Paese tramite la creazione di Mieruba.
Grazie alle registrazioni audio e all’archivio della ricca produzione musicale del passato, l’etichetta cerca sia di salvaguardare l’eredità del passato sia di scoprire nuovi talenti e generi artistici. Un altro obiettivo è quello di sviluppare progetti in comune con artisti ed etichette stranieri e offrire composizioni su misura di lavoro originale con artisti maliani.
Oltre alle produzioni discografiche, Mieruba è impegnata nel sostegno della creazione artistica tout court: il quartier generale dell’etichetta è un vero e proprio centro culturale, aperto agli abitanti del posto ma anche ai visitatori. Il Mieruba Art Center organizza su base regolare soggiorni a sostegno degli artisti locali per permettere l’incontro tra la musica tradizionale maliana e quella straniera. Il centro si offre anche di insegnare la pratica di strumenti tradizionali e la loro progettazione nel corso di workshop e stage.
Tornando all’attività dell’etichetta discografica, gli artisti finora coinvolti in progetti solisti o in raccolte antologiche sono 23 e si va da Adama Namakoro Fomba a Super Biton de Ségou, da Askia Modibo a Idrissa Soumaoro, su cui tornerò, mentre le uscite discografiche al momento sono 15, di cui 9 facenti parte della serie The Lost Maestros, e il 22 settembre uscirà il sedicesimo disco targato Mieruba, Diré di Idrissa Soumaoro.
Quello di Idrissa Soumaoro può essere un nome poco familiare ai più: nato nel 1949 a Ouéléssébougou, una piccola città a 75 km a sud di Bamako, durante l’adolescenza ha studiato all’Institut National des Arts di Bamako per poi volare in Inghilterra dove è stato il primo africano francofono vedente a studiare musicografia braille al Royal College.
Al suo ritorno in Mali entra nell’insegnamento e per 18 anni lavora all’Institut des jeunes aveugles, diventandone anche il direttore. Sul piano musicale Idrissa è compositore, cantante, chitarrista, pianista e virtuoso di kamalen n’goni, uno strumento a corda, inventato dal musicista Alata Brumaye negli anni a cavallo tra i cinquanta e i sessanta, che ha contribuito all’ascesa della musica Wassoulou tra il 1970 e il 1990; inoltre è stato chef d’orchestre degli Ambassadeurs du Motel de Bamako, la house band del Motel de la Gare in cui militavano anche Kante Manfila e Salif Keita prima di lasciare il Mali per trasferirsi ad Abidjan.
Nel 1969 Idrissa ha registrato quella che probabilmente è la canzone maliana più celebre, “Ancien combattant”, brano in seguito inciso da così tanti artisti del Congo e della Costa d’Avorio che sono rimasti in pochi a ricordare la sua vera origine.
Soumaoro ha tre album al suo attivo: Le Tioko-Tioko (1978), in compagnia de L’Eclipse de I.J.A., orchestra che aveva tra i suoi elementi Amadou Bakayoko e Mariam Doumbia, divenuti famosi a livello internazionale come Amadou & Mariam, Koté (2003) e Djitoumou (2010), con la partecipazione di Kandia Kouyaté e Ali Farka Touré, la cui “Bèrèbèrè” è entrata a far parte della colonna sonora del film Black Panther (2018).
Come già anticipato, il 22 settembre sarà la volta del suo quarto album, Diré – così intitolato in onore della città dove ha conosciuto la giovane donna divenuta poi sua moglie e dov’è nata la sua prima figlia, purtroppo scomparsa –, questa volta pubblicato dall’etichetta Mieruba: 10 brani inizialmente abbozzati e registrati allo Studio Manjul di Bamako nel 2012 con la produzione di Marc-Antoine 'Marko' Moreau, già produttore nonché manager del già citato duo Amadou & Mariam.
Alla morte improvvisa di Moreau ci si rese conto che c’era ancora parecchio lavoro da fare e la pandemia ha contributo ad allungare ulteriormente i tempi. Con l’aiuto della Climax Orchestra finalmente gli arrangiamenti e le orchestrazioni sono stati portati a termine negli studi di Saint-Ouen-Sur-Seine (Francia) tra il 2020 e il 2021.
Come Idrissa canta in “Diré taga” (“Andando a Diré”), il brano d’apertura del disco, questa cittadina evoca in lui profonde emozioni, come se fosse un amico a lungo perduto o un’amante. La celebrazione del ricordo di Diré conduce l’artista a ripercorrere storie e situazioni vissute che l’hanno segnato negli anni passati: «Sento davvero la mancanza della gente, dei colleghi, degli amici, insomma di quel periodo. Anche se è passato del tempo, vorrei ardentemente rivedere Diré».
Oggi, nei tempi difficili che il Mali sta vivendo, ricordare Diré negli anni settanta significa anche non abbandonare la speranza di pace: «Il ricordo di Diré, una bella città nel nord del Mali, rafforza la mia speranza per la pace, l’unità e una vera indipendenza per la felicità del mio popolo»; come Idrissa canta in “Sababou”, penultima traccia della raccolta, «senza speranza non c’è vita. Insieme ce la faremo».
Come riportato nella sua pagina Bandcamp, le 10 canzoni che compongono l’album si basano sulla musica tradizionale del Mali, anche se le esperienze, i viaggi, l’educazione, le collaborazioni e la carriera musicale personale di Soumaoro l’hanno condotto a comporre e suonare musica con altre influenze: «La mia ispirazione in genere arriva dal donso n'goni, uno strumento pentatonico Bambara suonato da e per cacciatori in tutto il Mali, probabilmente portato in America dagli schiavi africani e alla base di ciò che divenne il blues. Ho anche passato molto tempo a suonare musiche diverse e questo è il motivo per cui la mia musica riflette anche la rumba, la salsa e altro ancora, come il blues del Bambara e alcune derivazioni: jazz, country, soul e rhythm and blues. Spero di aver trovato una mia personale forma di espressione da tutte queste influenze».
Alternando francese, bambara e inglese, la voce di Idrissa naviga con sicurezza su un mare ritmico complesso fatto di percussioni e strumenti a corda tipici dell’Africa Occidentale, con accenni di flauto, balafon e tastiere.
Ci troviamo di fronte alla musica di un artista maturo che, dopo molte esperienze, ha fatto ritorno per celebrare la sua terra, le sue radici e i suoi sogni in una raccolta, prodotta in maniera impeccabile, di canzoni d’amore, rassicurazione e speranza. Su richiesta dell’artista queste canzoni sono state finalmente presentate al pubblico sull’etichetta Mieruba: «Schieriamoci insieme in modo che il Mali possa progredire: dall’ideazione alla produzione e alla distribuzione, questo è il messaggio che Diré vuole trasmettere».