I mottetti di Alessandro Grandi
Un disco, con Accademia d’Arcadia e UtFaSol Ensemble diretti da Alessandra Rossi Lürig, documenta la raffinatezza espressiva di uno dei pionieri della cantata a voce sola
L’interessante figura del compositore Alessandro Grandi, uno dei pionieri della cantata a voce sola, merita un posto di rilievo nel panorama della musica barocca dei primi decenni del Seicento. Nella sua produzione musicale, in particolare nei mottetti, si percepisce l’eco dello stile di Giovanni Gabrieli, ma la sua arte è rivolta all’espressione degli affetti che caratterizza la sensibilità monteverdiana.
Dopo essere stato ragazzo cantore nella Basilica di San Marco, all’epoca in cui era maestro di cappella Giovanni Croce, si trasferì per circa otto anni a Ferrara, al servizio delle più importanti accademie della città, e operando poi della sua cattedrale. Rientrato a Venezia riprese il posto di cantore, divenendo poi vicemaestro di cappella. Per motivi non chiari lasciò Venezia ottenendo l’incarico di maestro di cappella della Basilica di Santa Maria Maggiore a Bergamo, dove morì prematuramente a causa di una epidemia di peste.
Questo disco offre una significativa panoramica della sua produzione artistica poiché comprende una selezione di musiche tratte dai libri Primo, Secondo, Quarto, e Sesto di mottetti, dal Libro quinto dei suoi concerti, e dal Primo e Secondo libro di mottetti concertati, pubblicati tra il 1610 e il 1630. Il titolo del disco, registrato a Mantova nella Basilica di Santa Barbara, è quello del libro quinto Celesti fiori.
Grazie alla armoniosa interpretazione dell’ensemble vocale Accademia d’Arcadia e del gruppo strumentale UtFaSol Ensemble diretti da Alessandra Rossi Lürig, la chiarezza espressiva dell’arte musicale di Alessandro Grandi risalta in tutto il suo affascinante e delicato equilibrio. Nella toccante cantabilità delle frasi vocali di “O quam tu pulchra es” e di “Plorabo”, e nella concertazione di “Date nomini ejus” e di “Bone Jesu verbum Patris” si avverte l’osmosi fra la musica sacra e quella profana, entrambi tese a muovere gli affetti.