I Big Thief oltre i confini dell’indie rock
Nel doppio album Dragon New Warm Mountain I Believe in You i Big Thief ampliano il proprio vocabolario musicale
È un’entità strana e piuttosto ingombrante la Nuova Montagna Calda del Drago in cui affermano di credere i Big Thief: una ventina di canzoni per una durata superiore agli 80 minuti.
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I Big Thief sono abituati a imprese simili, in verità: nel 2019 aveva pubblicato due dischi gemelli – U.F.O.F. e Two Hands – nell’arco di sei mesi scarsi, ma questa volta la medesima stazza corrisponde a un album solo, ancorché doppio. A definirne la natura, che scopriremo essere variegata e a tratti persino incoerente, è stato il procedimento seguito per crearlo dal quartetto americano: quattro sedute di registrazione con altrettanti fonici in studi collocati in luoghi differenti (le Catskills Mountains a nord di New York, il Topanga Canyon in California, il borgo montano di Telluride in Colorado e Tucson, Arizona).
Quasi fosse un riflesso della fisiologia centrifuga che anima la band, ciascun componente della quale coltiva attività e interessi individuali: Adrianne Lenker – voce e principale forza motrice – e il chitarrista Buck Meek si sono separati nel 2018 dopo cinque anni di matrimonio, il bassista Max Oleartchick dimora abitualmente in Israele e il batterista James Krivchenia bazzicava fino a poco tempo fa in New Mexico.
A tirare le fila del lavoro ha provveduto quest’ultimo, assumendosi l’onere di produrlo senza smorzarne la spontanea immediatezza, percepibile dall’informale atmosfera da sala prove che introduce l’iniziale “Change”, quieta ballata folk d’impronta esistenzialista: “La morte come porta su un mondo dove non siamo mai stati prima”, recita un verso rispondendo al precedente interrogativo retorico “Vuoi vivere per sempre, non morire mai, quando tutto intorno passa?”.
In termini narrativi il cerchio si chiude all’epilogo sulla burlesca cadenza honky tonk di “Blue Lightning”, che a un incipit letteralmente folgorante (“Il fulmine blu era un autografo che firmava il cielo”) abbina una chiusa lapidaria: “Voglio vivere per sempre finché muoio”. Lenker ha affinato e approfondito la qualità della scrittura e mostra di saper maneggiare in modo disinvolto registri divergenti: in certi momenti visionaria in maniera pirotecnica (“Nella linea telefonica c’è un drago che sputa una fiamma poderosa con lingua d’argento e chiama il mio nome più antico”, sussurra durante il diafano incantesimo sonoro che dà titolo all’opera) e in altri ripiegata invece in una dimensione domestica all’apparenza confortevole (“La radio canta dall’angolo della cucina, ho il forno acceso e le cipolle che non avrebbero voluto farmi piangere, riempio il lavandino di piatti, lasciandoli asciugare all’aria, aspettando il permesso del vento”, nel country smaccato di “Red Moon”).
Oscilla fra estremi opposti anche la musica: se “Certainty” ha accento dylaniano in stile Big Pink, “Time Escaping” scorre con verve pop su un intrico di percussioni degno dei Talking Heads.
La stessa dotazione strumentale rispecchia il principio dell’eterogeneità, incorporando sia macchine artificiali (l’inopinata batteria elettronica che detta il ritmo in “Wake Me Up to Drive”) sia arnesi tradizionali (violino e scacciapensieri scandiscono l’andamento di “Spud Infinity”, mentre in “No Reason” sbuca fuori un flauto confidenziale).
Dovendo individuare un filo conduttore cui aggrapparsi per non smarrire l’orientamento, sceglieremmo il sentimento amoroso, sovente al centro della poetica intimista ed enigmatica dell’autrice: fiabesco e gotico in “Flower of Blood” (“Quando trovi la torre solitaria, arrampicati nella stanza più buia, senti la paura, rinuncia al tuo potere”), viscerale nell’ipnosi psichedelica di “Blurred View” (“Io sono la nuova malattia, la brezza leggera, le stelle gialle che brillano attraverso gli alberi bianchi. Mi struggo per te, risplendo per te”) e infine desolato nel tautologico blues “Love Love Love” (“Sono già morta, sto chiamando dall’altra parte, sotto l’amore c’è una bottiglia nel mare con dentro un messaggio da parte mia che dice: ‘Libera il mio amore’”).
A conti fatti, dell’indie rock al quale si associano per convenzione i Big Thief affiorano tracce sporadiche, ad esempio nello svagato portamento elettrico di “Little Things” o nella melodia insinuante di “Simulation Swarm”, ma il gruppo dà la sensazione di essersi spostato altrove.
Dragon New Warm Mountain I Believe in You è dunque un oggetto discografico che richiede pazienza e attenzione a chi volesse decifrarne i contenuti, densi e aggrovigliati come sono: in cambio offre la soddisfazione di ammirare scorci di estro allo stato puro.