FKA Twigs: il corpo è arte

La diva britannica si mette a nudo nel nuovo album Eusexua, più pop che avant-, e molto glamour

FKA twigs
Disco
pop
FKA twigs
Eusexua
Young
2025

Poco più di cinque anni fa, occupandoci del precedente Magdalene, avevamo descritto Tahliah Debrett Barnett – alias FKA twigs – come “diva del XXI secolo”, status confermato dagli attuali dati numerici: oltre i due milioni e mezzo sia gli ascoltatori su Spotify sia i seguaci su Instagram. 

Appena dopo aver festeggiato il trentasettesimo compleanno, FKA Twigs pubblica ora il terzo album con quello pseudonimo, Eusexua, proposto in anteprima a una selezionatissima platea di invitati il 20 agosto a New York e annunciato ufficialmente un paio di settimane più tardi da un teaser che offriva possibili interpretazioni del titolo.

 Derivato da euforia, il neologismo esprime “la sensazione che provi quando balli tutta la notte e ti perdi per ore nella musica”, ha spiegato lei presentando The Eleven, happening correlato in scena da Sotheby’s a Londra fra il 14 e il 26 settembre. 

Nello stesso periodo si svolgeva la “London Fashion Week”, alla cui vigilia è comparsa da protagonista in The Body Is Art: performance organizzata sotto l’egida del marchio svizzero di abbigliamento sportivo On, durante la quale ha eseguito dal vivo alcuni brani del disco in uscita. 

 La sua relazione con il mondo della moda è consolidata, del resto: lo scorso anno aveva fatto scalpore la campagna di Calvin Klein in cui appariva seminuda. Ribattendo all’accusa di rappresentare “un oggetto sessuale stereotipato”, si era detta “orgogliosa della fisicità”: un principio riaffermato nella circostanza, a cominciare dalla traccia che apre la raccolta e gli dà nome. 

 L’arpeggio di sintetizzatore e la melodia carezzevole della voce in falsetto (“Se te lo chiedono, dì che lo senti, ma non chiamarlo amore”, canta a un certo punto) si sovrappongono a una pulsazione da techno vecchio stile. FKA Twigs dev’essersi imbattuta in qualcosa del genere frequentando il sottobosco del clubbing a Praga, dove si trovava per recitare al fianco di Bill Skarsgård nel remake di The Crow (non a caso la prossima tournée partirà l’8 marzo dalla capitale della Repubblica Ceca). 

Là è scoccata la scintilla che ne ha indirizzato lo slittamento verso una maggiore accessibilità, preannunciato dal mixtape del 2022 Caprisongs e qui esposto sfacciatamente fra echi di Madonna (“Girls Feels Good”) o Björk modello “Hyperballad” (“Room of Fools”), fino al divertissement “reggaetónico” di “Childlike Things”. Nello spirito, un’evoluzione simile a quella affrontata recentemente da Caroline Polachek, alla quale rimanda ad esempio la scanzonata disinvoltura di “Perfect Stranger”, inno all’incontro casuale: “Sei un estraneo, quindi perfetto”.

 Detto banalmente, si tratta di un lavoro meno “avant” e più “pop” rispetto a quanto realizzato in passato dall’autrice, benché si noti il contributo in produzione di personaggi non allineati come Eartheater e Koreless, quest’ultimo in particolare implicato in “Drums of Death”, marziale esercizio electro di scuola “industriale” al servizio di un’esortazione alla libertà erotica: “Scopa chi vuoi, bimba, fallo solo per divertimento”.

 Habitat narrativo è la sfera della seduzione nottambula, esplorata senza pudore nell’eloquente “Striptease” e soprattutto in “24hr Dog”, apologo R&B sulla sottomissione (“Sono schiava del tuo desiderio, perciò usami per soddisfare il centro della tua mente”). 

Sensuale ai limiti dell’impudenza, Eusexua contiene tuttavia un paradosso: l’abbagliante involucro glamour in cui è impacchettato rischia di offuscarne le qualità altrimenti evidenti.

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