Calibro 35, scacco a Morricone
Il nuovo album dei Calibro 35 è la prima parte di un articolato omaggio a Ennio Morricone
La nuova impresa discografica dei Calibro 35, Scacco al Maestro, articolata in due volumi – il prossimo di futura pubblicazione – e presto tradotta anche dal vivo, esprime un doppio senso: da un lato celebra il genio musicale di Ennio Morricone a due anni dalla scomparsa, dall’altro riporta alle origini il supergruppo costituito da Luca Cavina, Enrico Gabrielli, Massimo Martellotta e Fabio Rondanini.
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L’avventura cominciò infatti nell’estate del 2007, quando si cimentarono con “Trafelato”, brano tratto dalla colonna sonora di Giornata nera per l’Ariete, B-movie diretto nel 1971 da Luigi Bazzoni, inserito poi nell’album d’esordio datato 2008 insieme a una citazione ulteriore del compositore romano, “Una stanza vuota”, da Svegliati e uccidi: noir firmato da Carlo Lizzani rivisitando l’epopea criminale di Luciano Lutring, “il solista del mitra”.
Da allora, si sa, il quartetto manovrato al mixer da Tommaso Colliva si è distaccato via via dal cliché di lussuosa cover band cinematografica, definendo un proprio profilo artistico di altissimo livello. E tuttavia, come in un ironico gioco dell’oca, rieccolo tornare alla casella numero uno.
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A rafforzare l’effetto déjà-vu è la scelta di riproporre adesso quel paio di pezzi in versioni rinnovate: il primo – piazzato fisso nel repertorio dei concerti, ultimamente in coda a “One Nation Under a Format” – è reso nell’occasione meno rumorista e ancora più concitato, mentre il secondo perde nel tragitto l’abito minimalista che aveva per indossarne uno altrettanto blues, ma screziato di psichedelia.
La selezione di dieci tracce, pescate in un segmento cronologico relativamente breve, dal 1966 al 1972, alterna in misura equa episodi celebri ad altri viceversa oscuri. Appartengono a quest’ultima categoria, ad esempio, “Cosa avete fatto a Solange?”, dall’omonimo horror di Massimo Dallamano, la cui orchestrazione malinconica è riprodotta con perizia e discrezione, e “Un tranquillo posto di campagna”, che prende nome da un’opera minore di Elio Petri, arzigogolato esercizio di classica contemporanea svolto nel 1968 dal Gruppo di Improvvisazione Nuova Consonanza rielaborato qui con maggiore fluidità, pur rispettandone lo spirito dissonante e atonale.
Dal novero dei classici provengono invece le musiche generate dalla partnership fecondissima tra Morricone e Sergio Leone: sia il sempreverde associato a Il buono, il brutto e il cattivo, atto conclusivo della leggendaria “Trilogia del dollaro”, affrontato con dinamismo e ricercata dovizia di dettagli strumentali, sia una coppia di reminiscenze da C’era una volta il West, ossia l’epica “L’uomo con l’armonica” e la struggente canzone del titolo, dove a emulare il pathos suscitato dalla voce di Edda Dell’Orso è stato chiamato – con audacia premiata dal successo – Diodato.
Altro ospite illustre è Matt Bellamy dei Muse, che fischia “alla Alessandroni” e suona la chitarra elettrica in modalità “twang” per ricreare la solennità sinfonica di “Arena”, da Il mercenario di Sergio Corbucci, riutilizzata in seguito da Quentin Tarantino in Kill Bill: Volume 2.
Biglietto da visita del disco, significativamente lo scorso Primo Maggio, è stato La classe operaia va in paradiso (nuovamente Petri, però ai suoi massimi): marziale e inquietante come da programma, con un pizzico di verve funk supplementare a vivificarne la cadenza beffarda.
Assecondati da complici valorosi (fra i tanti: il percussionista Sebastiano De Gennaro, il sassofonista Giuseppe Scardino, il trombettista Mirko Cislino e Valeria Sturba al theremin), i Calibro 35 escono a testa alta da questo esame impegnativo, confermando al tempo stesso la propria invidiabile levatura e l’inossidabile consistenza del materiale originario. Ancorché “sotto scacco”, il Maestro ne sarebbe lieto e onorato.