Bella Ciao all star

A Sud di Bella Ciao, il nuovo spettacolo e disco "diretto" da Riccardo Tesi con Elena Ledda, Lucilla Galeazzi e una all-star del folk italiano

A sud di Bella Ciao
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Aa.Vv.
A Sud di Bella Ciao
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2021

Raccontava Riccardo Tesi, gran signore di quel reame mobile, avventuroso e intelligente che sono le note in bilico tra folk, cantautorato, ricerca etnomusicologia e pura invenzione: «A Sud di Bella Ciao è un filo rosso che parte dallo spettacolo storico Bella Ciao, del '64, e passa attraverso i temi dell'amore, del lavoro e della rivolta dal punto di vista del Meridione.Ritmi incalzanti del Sud, melodie figlie del Mediterraneo, la poesia più lirica dei canti d'amore, quella cruda della rivolta. Ancora una volta un guardare al passato per capire il presente ed avere indizi di futuro. I classici sono tali perché si reinventano, non per lo loro supposta staticità».

La dichiarazione è di qualche tempo fa, quando il nuovo spettacolo ha cominciato a girare, Covid permettendo. Poi è arrivato un arrembante crowdfunding, ed ecco uscire ora, con opportuno rodaggio e chilometraggio, che hanno messo a posto e ben oliato tutti i cilindri della musica il capitolo secondo di quel Bella Ciao di qualche anno fa.

Che stavolta cerca e trova i collegamento diretto con Ci ragiono e ci canto, 1966, alla direzione un ancora giovane e tumultuoso Dario Fo, primo sguardo “storico” e “storicizzato”, verrebbe da dire, su quanto si poteva cavare alla ribalta dall'immenso fiume carsico del folk meridionale. Eccolo qui, oggi, con una formazione a prova di sospetto, perché non c’è un solo punto debole nella generosa compagnia che Tesi ha riunito: oltre allo stesso Tesi, Elena Ledda, Lucilla Galeazzi, Alessio Lega, Gigi Biolcati, Claudio Carboni, Maurizio Geri, Nando Citarella. E non è finita lì, perché (ben consci di rischiare il catalogo) una citazione se la meritano tutta anche le corde di Francesco Loccisano, Mauro Durante del Canzoniere Grecanico Salentino, Mirco Capecchi, Mauro Palmas, Andrea Salvadori, le percussioni di Andrea Piccioni, le voci aggiunte di Ginevra Di Marco, Peppe Voltarelli, Moni Ovadia Mario Incudine.

Si faccia caso: Tesi ha centrato in pieno un “passaggio di testimone” tra diverse generazioni di musicisti che si muovono in queste palpitanti lande sonore: la presenza di Moni Ovadia, ad esempio, ci rimanda diretti a quel Gruppo Folk Internazionale con base milanese che degli spettacoli “popolari” degli anni Sessanta raccolse il testimone, per passarlo poi ad altri: ad esempio immettendo nel gruppo quel Mario Arcari che poi sarà il principale operatore di “fiati etnici” nel capolavoro Crêuza de mä. Se mettete in conto che Tesi ha fatto in tempo a colorare col suo organetto i lavori dell’ultimo Faber, tutto torna, in una sorta di corso e ricorso storico.

Qual è il punto più rilevante, l’elemento che “sbalza” da questa registrazione ammaliante? Soprattutto il fatto che, dovendo per forza Tesi inserire materiali a loro modo già famosi, o comunque assai noti e assai caratterizzati già per le prime riletture, è riuscito a donare una freschezza sorgiva all’intero impianto: questo è un disco che si lascia scorre nel lettore aspettandosi continue meraviglie, che puntualmente arrivano.

Ad esempio la coda finale di Incudine su "Bella Ciao", l’imperiosa, svettante presenza di Elena Ledda su "Des de Mallorca a L’Alguer", in catalano, il tour de force squassante di "Pizzicargia", che nel titolo lancia un ponte ”trance” tra Salento e Sardegna, e va a scoperchiare e poi cucire, sino alla fusione alchemica, la bellezza di nove tratti ritmici tradizionali. E che dire della rilettura di due traditional talmente battuti da apparire logori, che vengono qui trasformati in scintillanti panni nuovi: "Riturnella" e il reazionario (ma splendido) "Canto dei Sanfedisti" che fu riportato in auge dalla NCCP?.

Centro pieno, e un altro mattone sonoro a costruire case future della nostra memoria.

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