Batida, dal postcolonialismo al neon-colonialismo
Neon Colonialismo è il nuovo album del producer di Lisbona Batida, un viaggio fra i generi da ballo dell'Africa lusofona
Il nuovo album a nome Batida – il primo negli ultimi 6 anni – del produttore nato in Angola e cresciuto a Lisbona Pedro Coqueñao è un eccitante miscuglio di kuduro, afro-house e altre intriganti fusioni di musiche africane ed elettronica.
Questo lavoro vede la partecipazione di un’impressionante lista di collaboratori provenienti da ambedue le sponde dell’Atlantico, tra cui segnalo Branko, DJ Dolores, Octa Push, Bonga, Pedro da Linha, Poté, Mayra Andrade, i veterani angolani Botto Trindade & João Morgado e Lia de Itamaracá.
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Trasportati da una produzione elettronica rifinita, i 10 pezzi alternano brani vocali e strumentali e viaggiano attraverso il mondo di lingua portoghese, dal Portogallo all’Angola passando da Capo Verde e Brasile.
Un disco davvero riuscito, che ha catturato l’attenzione anche di Gilles Peterson che l’ha nominato Album of the Week sulla web radio Worldwide FM: «Neon Colonialismo è groovy, provocatorio, concepito per essere ballato, un disco che fa pensare e probabilmente sorridere… e l’argomento NON è il neon». Beh, il titolo – lo stesso della sua emissione radiofonica su Worldwide FM – e la copertina sono geniali e, lo ammetto, hanno rappresentato un buon 50% del mio interesse iniziale per il disco.
I più attenti ricorderanno che il nome di Batida è già comparso su queste pagine: infatti nel marzo dello scorso anno scrissi dell’eccellente album d’esordio di Ikoqwe, il progetto musical-politico che riunisce il rapper nonché attivista angolano Ikonoclasta (presente anche in questo disco) e ovviamente il produttore irrequieto Pedro Coqueñao.
Neon Colonialismo è il rientro in grande stile sulla scena afro-elettronica dell’attivista luso-angolano.
«Avrei potuto parlare di una nuova Lisbona che fa l’occhiolino e brilla, ma l’idea non era proprio questa» - Pedro Coqueñao
Con questo suo nuovo album Batida spera di arricchire la discussione sull’eredità coloniale del Portogallo: lungo i dieci titoli che compongono l’album, inserisce elementi personali e biografici e mette in discussione i cambiamenti sociali in relazione con la storia. Per fare ciò esplora generi musicali differenti, dalla musica afro dancefloor a quella dell’etichetta Kazukuta, passando dalla semba house, dall’hip-hop, dalla benga e altro ancora. La sua ispirazione attinge dai viaggi tra Luanda, Évora, Berlino, Recife, Londra e Lisbona, e questo spiega la varietà di influenze all’interno di questo disco.
Come successo già altre volte, questo lavoro di Batida è prima di ogni cosa un progetto collaborativo, al cui interno ritroviamo il singolo “Bom Bom”, uscito lo scorso aprile e affidato alla splendida voce della cantante capoverdiana Mayra Andrade, un brano al sapor di bossa nova che costringe ad ascolti ripetuti.
Anche “Ah!” era già uscito e vede la partecipazione del produttore Poté, originario di Saint Lucia, che infonde alla canzone ritmi d’ispirazione antillana. Nel video che accompagna il singolo i due produttori si recano al Padrão dos Descobrimentos, il monumento eretto per ricordare il periodo delle “scoperte” portoghesi nel XV e XVI secolo, periodo in cui il colonialismo e la schiavitù prosperarono.
Il disco si apre con “Bem Vindo”, canzone che vede la partecipazione di DJ Satelite, residente a Luanda: percussioni veloci e campionamenti vocali call-and-response su battiti dub, tutto questo per dare all’album una partenza vivace. Su “Hmmm”, Batida s’impegna ancor più profondamente con le varie forme della musica popolare angolana e le memorie delle storie coloniali portoghesi, mandando in loop i vocalizzi senza parole e le chitarre dondolanti della canzone del 1972 a favore dell’indipendenza “Mona Ki Ngi Xica” del leggendario autore e cantante angolano Bonga, su strati ribollenti di percussioni esuberanti.
L’artista multimediale Nástio Mosquito aggiunge un tocco severo all’atmosfera lounge di “Farramanta”, mentre le superstar del Semba João Morgado e Botto Trindade portano più suoni retro angolani nel dialogo con i beat dell’EDM ultramoderno in “Sou Eu!” e “Batida Botto”.
Un altro pezzo forte della raccolta è “Tem Dor (Africa de Itamaracá)”, nel quale la famosa cantante e cirandeira Lia de Itamaracá evoca le rotte tra Africa e Brasile nella forma di una traccia rassicurante. Il compito di chiudere l’album è affidato a Branko del Buraka Som Sistema che trasforma “Eléctrico” in una tempesta di reggaetón, percussioni folk ed effetti da dancefloor.
In Neon Colonialismo Batida forgia connessioni sonore che evidenziano strutture diseguali di potere e gli stili musicali che sono emersi spesso malgrado queste diseguaglianze, con risultati eccitanti.
Come detto all’inizio, con Neon Colonialismo si balla, si pensa e si sorride: per quanto mi riguarda, visti i tempi, fa e avanza.