Animantiga, Roberta Alloisio e il destino
Animantiga, con il corso Stéphane Casalta, è l'ultimo disco di Roberta Alloisio, registrato poco prima della sua scomparsa nel 2017
Il destino, il destino pirata di cui canta Roberta Alloisio nel brano che apre e intitola questo Animantiga, davvero a volte si diverte a sparigliare le carte con ferocia.
Queste canzoni sono state fissate trentasei ore prima che Roberta, una delle grandi voci di donna del Mediterraneo, se ne andasse all'improvviso nel marzo del 2017. Lasciando un vuoto che assomiglia a una voragine, nella musica d’autore genovese che sa rivendicare, anche, le ragioni delle note tradizionali. Portare a termine questo progetto che mette in dialogo Genova e quell’Isola scontrosa e gentile assieme che da Genova si riesce a intravvedere, quando l’aria è limpida, la Corsica, è stata al contempo, per un pugno di persone coinvolte, una fatica, una gioia liberatrice, un’esperienza traumatica e entusiasmante assieme, come abbiamo raccolto dalle stesse parole dei protagonisti.
Roberta Alloisio, la Roberta gran dama dei palcoscenici che aveva recuperato l'antica lingua dei genovesi sulla scorta dei viaggi alla Corto Maltese di Faber, Roberta che si era spinta a cercare tracce di ardesia e basilico anche in terra d’Argentina, con Bacalov, ci teneva tanto, ad Animantiga. Era un bel modo per “riportare tutto a casa” come dice una canzone indimenticabile di Bob Dylan: far centro su un problema di identità che è tutto tranne che la contundente stupidità attribuita a quel concetto dai nostri stolidi politicanti. In copertina vedrete il nome di Roberta affiancato a quello di Stéphane Casalta: è il bel nome della canzone d’autore corsa passato per le avventure polifoniche della sua terra (A Filetta, Giramundu), e da lì ha mantenuto l’approccio melismatico e tornito con cui fa fluttuare le sillabe, nella sua bella lingua che qui convive con l’italiano e il genovese.
Ne scaturisce una polarità complementare tra il canto diretto e quello fiorito che costruisce una trama complessa e affascinante. Un altro centro del disco, arrangiato dal pianista Giovanni Ceccarelli (che firma anche la commossa ballad “per Roberta”, posta a chiudere la sequenza dei brani) è stata la scelta di Roberta Alloisio di avere accanto altre voci femminili svettanti: quella intensa ed emotiva di Laura Parodi, una vita di esperienza come contralto nei gruppi di trallalero e in innumerevoli altre compagini folk, quella frizzante di Esmeralda Sciascia, già con le Voci Atroci, quella della corsa Patrizia Gattaceca, e l'intensità rock di Cristina Nico.
Il pendant maschile del corso Casalta è invece il cantautore genovese Paolo Gerbella, che presta voce e un testo di grande intensità al brano che intitola. Ed ancora è da segnalare almeno la chitarra di Armando Corsi e Luca Falomi e l’oboe di Mario Arcari, l’uomo che costruì lo strepitoso inizio di Crêuza de mä.
Roberta conduce le danze anche quando la sua presenza appare defilata, nel gioco d’incastri tra voci e strumenti: quando entra la sua luminosa, svettante voce sembra impossibile che, come ci racconta la splendida copertina tratta da un’opera di Lele Luzzati, abbia preso il volo su una mongolfiera per guardare il suo Mediterraneo dall’alto delle nuvole.