Alessandro D'Alessandro, canzoni per organetto preparato
Canzoni di Alessandro D'Alessandro racconta le evoluzioni dell'organetto diatonico, e costruisce un nuovo repertorio
I calendari scombinati dal dopo-pandemia sono una buona occasione per riprendere qualche disco uscito negli scorsi mesi e farlo sopravvivere oltre i sempre più rapidi cicli di esaurimento delle novità: soprattutto se, come nel caso di Canzoni di Alessandro D’Alessandro, ci si trova di fronte a lavori di grande interesse e destinati a lasciare un (piccolo) segno nella storia delle musiche post-folk italiane.
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Alessandro D’Alessandro, nato a Coreno Ausonio (Frosinone) alla metà degli anni Ottanta, già attivo con il progetto di Orchestra Bottoni, è uno dei musicisti più interessanti di quella generazione che ha reinventato nell’ultimo decennio la ragione d’essere dell’organetto. A voler storicizzare questo processo, siamo ormai alla terza generazione. La prima è quella dei musicisti-studiosi che per primi hanno ripreso uno strumento che andava perdendosi (il fondamentale L'organetto: uno strumento musicale contadino dell'era industriale di Francesco Giannattasio risale ormai al 1979). La seconda è quella che ha fatto dell’organetto uno strumento capace di dialogare con altre musiche e altri suoni, sui palchi internazionali della world music: è quella che ha in Riccardo Tesi il suo esponente più noto, in Italia e all’estero. È anche la generazione che ha cominciato a fare didattica dello strumento, pubblicando manuali (quello di Tesi con Roberto Tombesi per Berben risale al 1993) e generando figli d’arte e allievi.
La terza è, appunto, la generazione degli allievi, che hanno preso l’organetto e lo stanno portando in direzioni inaspettate, affinando tanto la tecnica quanto la liuteria e trasformandolo in una “musical box” in grado di fare e suonare, più o meno, qualunque cosa.
Canzoni di Alessandro D’Alessandro è perciò un buon disco per fare il punto. Contiene oltre un’ora di musica in cui – come nota acutamente Maurizio Agammennone nelle note di copertina – D’Alessandro fa una cosa niente affatto scontata: ovvero, si cimenta al pari di molti strumentisti creativi, con un repertorio di standard, ma con uno strumento che non ha ancora un suo repertorio di standard. Forse, la quarta generazione di organettisti partirà anche da qui, da “Azzurro” di Paolo Conte o da “I giardini di marzo”, da “Ritals” di Gianmaria Testa e da “I Shot the Sheriff”, dalla struggente “Sul porto di Livorno” o da “Campagna”…
Il sottotitolo di Canzoni, che come tutte le cose estremamente serie è anche sottilmente ironico, ci ricorda poi che si tratta di un disco per “organetto preparato & elettronica”. D’Alessandro in effetti tratta la sua scatola sonora con effetti a pedale, loop, delay e altri suoni, oppure la percuote, la raschia… Il carattere fortemente sperimentale – che non ricade però nella pura ricerca onanistica sul suono, dato che si applica a oggetti pop e di ampia circolazione come le canzoni – emerge più chiaramente nei brani in solo e nello one-man-show che D’Alessandro porta in giro da qualche mese.
Sull’album ci sono diversi ospiti tra cui Sergio Cammariere, Joan Manuel Serrat, Neri Marcorè, Sonia Bergamasco, Musica Nuda, Peppe Voltarelli, Daniele Sepe, Roberto Angelini, Daniele Di Bonaventura (con cui D’Alessandro ha un bel duo organetto-accordeon), Arnaldo Vacca.
Tra i molti strumentali, nel pugno di canzoni cantate veramente brillano “Mario”, con la voce di Peppe Voltarelli, “Quello che non voglio” affidata a Petra Magoni (e dedicata a Fausto Mesolella, «il produttore artistico che avrei voluto per questo progetto», dice D’Alessandro) e l’unico inedito: la “Tiritera della canzoni che volano”, scritta con David Riondino e cantata dallo stesso Riondino con Elio, surreale canzone che parla di canzoni (perfettamente adatta per aprire un disco che, appunto, fa la stessa cosa).
Alessandro D’Alessandro presenterà il disco all’Auditorium Parco della Musica il 29 ottobre per la rassegna Di canti e di storie, organizzata da Squilibri e più volte annullata durante la pandemia. Nelle settimane successive sarà anche l’occasione per recuperare i concerti dei Fratelli Mancuso (4 novembre), di Canio Loguercio (19 novembre) e Peppe Voltarelli (17 dicembre).