Se settembre a Cremona vuol dire violini e musica, il 2018 è l’anno della XV edizione della Triennale, concorso di liuteria contemporanea tra i più prestigiosi al mondo, intitolato ad Antonio Stradivari e organizzato dalla Fondazione Museo del Violino.
Nel piatto ricco delle proposte autunnali al MdV c’è anche lo Stradivari festival (dal 28 settembre al 14 ottobre, Auditorium Arvedi) con una programmazione speciale dedicata al violino e al repertorio classico: Sarah Chang e i Virtuosi Italiani, Nicolaj Znaider e l’Orchestra Filarmonica di Torino, James Ehnes insieme con la violoncellista Laura van der Heijden e i London Mozart Players e poi Kirill Troussov, Maxim Vengerov, Sergej Krilov & Friends, Vladimir Spivakov… Grandi interpreti che suoneranno strumenti storici, da Stradivari a Guarneri del Gesù.
Liuteria e musica, dunque, per celebrare quel “saper fare liutario”, patrimonio immateriale dell’umanità secondo Unesco. Ed è alla liuteria contemporanea che dal 1976 Cremona dedica un concorso internazionale, aperto ai liutai professionisti di tutto il mondo. Una competizione che si conferma prestigiosa e a dirlo sono i numeri: 331 liutai provenienti da 40 nazioni e 431 strumenti, realizzati obbligatoriamente dal 2015 in poi (248 violini, 93 viole, 75 violoncelli, 15 contrabbassi).
Non sono ammessi strumenti che presentino forme eccentriche, decorazioni, colori o legni che si discostino dalla tradizione né strumenti “invecchiati” o fuori misure standard.
La giuria è internazionale: cinque liutai (Alberto Giordano, Marco Nolli, Jan Strick, Guy Rabut, Zheng Quan) e cinque musicisti (Glauco Bertagnin e Jana Kuss violino, Michel Michalakakos viola, David Pia violoncello, Enrico Fagone contrabbasso). Prima gli uni, poi gli altri, valutano qualità costruttive, resa acustica e suonabilità degli strumenti. Iniziati il 7 settembre, i lavori a porte chiuse della giuria stanno per concludersi.
«Si lavora al ritmo di 10 ore al giorno», ci racconta Alberto Giordano, conservatore del “Cannone” di Paganini (Genova, Palazzo Tursi) e membro della giuria dei Maestri Liutai. «Quando vedi la quantità di strumenti da esaminare capisci subito che c’è da lavorare. L’organizzazione è ineccepibile e il lavoro con gli altri colleghi è ben coordinato. Esaminiamo cinque strumenti per volta».
Il livello tecnico costruttivo?
«Davvero molto alto! Alcuni strumenti sono realizzati con una precisione maniacale. La ricerca della perfezione però non sempre genera creatività».
In un contest così eccezionale, si riesce a mantenere un giudizio oggettivo?
«Essere corretti e coerenti nel valutare ogni strumento è la prima grande responsabilità che abbiamo verso tutti i concorrenti. Certamente è un compito difficile e delicato».
Emerge la personalità di un liutaio?
«Un concorso intitolato ad Antonio Stradivari, a Cremona, impone l’adesione a un codice estetico preciso. Il regolamento del concorso è molto stretto. Bisogna attenersi alla tradizione, prendendo come riferimento i modelli di Stradivari. Quelli del periodo d’oro. Va da sé che l’idea di originalità qui forse è secondaria rispetto a quello che è il primo obiettivo: creare il violino impeccabile».
«Gli strumenti che suonano bene sono davvero tanti!», racconta Enrico Fagone, primo contrabbasso dell’Orchestra della Svizzera Italiana e membro della giuria dei Musicisti. «È un po’ come per i musicisti: difficile oggi trovare un musicista che non suoni ad altissimi livelli! La vera difficoltà sta nel riuscire a trovare il bel suono, la personalità, che non sempre riesce ad emergere subito. Non dimentichiamo che si tratta di strumenti nuovi e mai stati suonati».
La Triennale premierà l’eccellenza (mercoledì 26 settembre, al Teatro Ponchielli, premiazione e concerto dei musicisti della giuria con gli strumenti vincitori). Una medaglia d’oro e un premio acquisto per gli strumenti più meritevoli, che andranno a far parte della collezione permanente di liuteria contemporanea del MdV: 16mila euro per il miglior violino e 16mila per la miglior viola; 24mila euro per il miglior violoncello e 24mila per il miglior contrabbasso. A oggi la Collezione della Triennale – Sala 8 del Museo - conta 34 strumenti realizzati dai più quotati liutai contemporanei. Un spazio espositivo sarà dedicato anche agli altri strumenti del concorso, fino al 14 ottobre, nel padiglione Amati del Museo.
Altra novità, sempre al Museo, riguarda il riallestimento di una mostra del 1937, nell’ambito delle celebrazioni per il bicentenario Stradivariano degli strumenti vincitori del primo concorso nazionale dedicato alla liuteria contemporanea. «Fu organizzato dall’ENAPI (Ente Nazionale per l’Artigianato e le Piccole Imprese)», ci racconta Fausto Cacciatori, curatore dell’allestimento e conservatore del MdV. «Parteciparono liutai da tutta Italia. Fra i vincitori troviamo l’eccellenza della liuteria italiana del Novecento: Sgarabotto, Capicchioni, Ornati… Il concorso prevedeva 5 sezioni – violino, viola, violoncello, quartetto e contrabbasso – e premi acquisto per i primi 3 classificati di ogni categoria. Esporremo gli strumenti vincitori di quell’unica edizione. La rinascita della liuteria cremonese si deve a quel momento e all’istituzione, nel 1938, della Scuola di liuteria. Che avrebbe formato nuove generazioni di liutai».
Il MdV ha appena festeggiato i suoi primi cinque anni di attività. Sembra ieri eppure da quel 14 settembre 2013, il Museo cremonese ha allestito mostre, organizzato eventi liutari, giornate di studio, promosso ricerche, tenuto audizioni con strumenti storici. Promuove il contemporaneo, preserva l’antico.
«Il MdV è questo: è il presente e il passato», racconta con orgoglio Virginia Villa, direttore generale del Museo. «Il MdV è legato alla liuteria storica ma dialoga costantemente con i liutai della città e con tutte le istituzioni cremonesi legate alla formazione professionale e alla specializzazione. La liuteria cremonese oggi è una realtà internazionale che conta circa 180 liutai regolarmente iscritti alla Camera di Commercio. Quando cinque anni fa abbiamo inaugurato il Museo, abbiamo voluto dedicare la Sala dieci ai maestri liutai che in quel momento lavoravano in città. Una vetrina sul presente, testimonianza di quel saper fare liutario cremonese ancora vivo. Dopo cinque anni ci siamo resi conto che quella Sala andava aggiornata nei numeri».
Il bilancio di questi primi cinque anni al Museo?
«Sicuramente positivo. Dal 2013 siamo cresciuti nei numeri velocemente. A fine 2018 supereremo i sessantamila visitatori. È cresciuto il pubblico asiatico e il numero degli studenti al Museo. Scuole americane, francesi o tedesche scelgono di dedicare una giornata a Cremona per visitare le nostre collezioni. C’è il pubblico generico e quello degli addetti ai lavori. Raccontiamo loro la storia ma con qualcosa di semplice e proponiamo sempre qualcosa di nuovo. La nostra idea di Museo sono anche le esposizioni temporanee di importanti strumenti prestati da collezionisti privati. Ultimo il San Lorenzo, uno Stradivari del 1718, di proprietà della Munetsugu Collection (Giappone), che resterà da noi per circa un anno. Le indagini che normalmente eseguiamo nei nostri laboratori ci permettono poi di conoscere lo stato di conservazione degli strumenti».
E le relazioni del MdV nel mondo?
«In questi anni abbiamo tessuto una rete di Friends internazionali e portato l’eccellenza della liuteria cremonese nel mondo. Siamo stati al Museo Glinka di Mosca per quattro mesi e in ottobre saremo al Tokyo Stradivarius Festival dove esporremo un Andrea Amati, una chitarra di Stradivari e i reperti provenienti dalla bottega di Stradivari».