Selfie con dischi #1: Davide Savelli

Prima puntata della rubrica dedicata agli "ascoltatori forti", irriducibili collezionisti di dischi nell'epoca dello streaming

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Ascoltatori appassionati, collezionisti irriducibili, indomiti sognatori, enciclopedie viventi: sono i tanti uomini e donne che, pur avendo un altro lavoro, fanno dei dischi e della musica una delle attività più importanti della loro quotidianità. A queste persone, portatrici di stimoli, idee, emozioni e cultura musicale, abbiamo deciso di dedicare una rubrica, Selfie con dischi, un veloce ritratto in cui possono raccontare se stessi, la loro passione e, soprattutto, suggerirci un sacco di ascolti!

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A rompere il ghiaccio è Davide Savelli, chi saranno i prossimi?

Davide Savelli Selfie con dischi

Nome: Davide Savelli

Dati personali: 56 anni, medico di famiglia, Cassino (FR)

Dischi posseduti: forse 40/50 mila. Non li conta più dai tempi dell’Università.

Formati: vinile /cd

Generi preferiti: rock / jazz / soul e tutte le possibile varianti dei generi suddetti

Quante ore di musica ascolti mediamente al giorno e in che momenti?

«Praticamente la musica c’è sempre da quando mi sveglio a quando vado a dormire, varia il volume e l’attenzione. Ascolto musica con estrema attenzione almeno 4 ore al giorno».

C’è un formato (vinile, cd) che preferisci? 

«Amo entrambi i formati, per affetto dico vinile. Ora tanto streaming però».

Quando hai comprato il tuo primo disco? Ti ricordi qual era?

«A 15 anni: Déja Vu di Crosby, Stills, Nash & Young e Aspettando Godot di Claudio Lolli. Li comprai insieme».

Deja Vu

Dove acquisti principalmente i dischi?

«Ora Internet: Amazon, Bandcamp, negozi online. Disfunzioni Musicali a Roma è stato il mio negozio di dischi».

Ci sono dischi che ascolti dedicandoti solo a quello e altri che ascolti facendo altre attività? 

«Anche quando lavoro in sottofondo ho sempre musica, musica che può stare a volume bassissimo o musica che conosco a memoria. Basta che ci siano dei suoni».

Esiste un disco che hai amato tanto e che ora non riesci più a ascoltare, che non ti piace più? 

«Il grunge mi piace, ma non più come una volta e comunque non lo ascolto più, almeno volontariamente. Un disco? Ultramega OK dei  Soundgarden (non lo ascolto, ma credo che mi piacerebbe ancora)».

Quando compri un disco nuovo, quante volte in media lo ascolti, in un anno? 

«Dieci volte più o meno, a volte non per intero».

Ci sono dischi recenti che pensi ascolterai ancora tra 10 anni? 

«Sicuramente sì. Presi la settimana scorsa per esempio il nuovo Terry Allen, Bill Fay e Kiko Dinucci Jeff Parker e gli Wire».

Quali sono i tre dischi che più hai ascoltato (o ritieni di avere ascoltato) nella tua vita di ascoltatore e quelli che più hai ascoltato negli ultimi mesi?

«Closer dei Joy Division (da ragazzo), il primo dei Velvet Underground (anche per tutti i dischi che a questo disco si sono ispirati),  Ah Um di Mingus, Rock Bottom di Robert Wyatt e Happy Sad di Tim Buckley. Nell’ultimo anno: Peter Ivers tutto il possibile, Gene Clarke No Other, i dischi della International Anthem, Purple Mountains, Rustin Man, Rhiannon Giddens».

Dovessi consigliare un solo disco della tua collezione a una persona che non lo conosce, quale sarebbe?

«Ti vorrei dire quello che sto ascoltando ininterrottamente da ieri Camoufleur  dei Gastr del Sol. Non lo ricordavo così ed erano almeno venti anni che non  lo ascoltavo. Una rivelazione. C’è dentro tutto quello che amo».

«Un disco che vorrei far ascoltare a chi non lo conosce però è Flaming Tunes di Gareth Williams & Marie Currie… e poi due mondi, quello di Sun Ra e quello di Arthur Russell».

«Un solo disco mi hai chiesto? Cosmic Tones for Mental Therapy di Sun Ra».

Sun ra

 

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