Il brillante eclettismo del Danish String Quartet

Le varie attività di quattro vichinghi tra festival, didattica, il progetto “Prism” e il nuovo disco Keel Road

Danish String Quartet (foto Caroline Bittencourt)
Danish String Quartet (foto Caroline Bittencourt)
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Tre danesi e un norvegese, vale a dire quattro scandinavi che – sostengono loro – «essendo relativamente barbuti, siamo spesso paragonati ai vichinghi. Tuttavia, saccheggiamo la costa inglese solo occasionalmente». Il senso dell’umorismo evidentemente non manca a Rune Tonsgaard Sørensen (violino), Frederik Øland (violino), Asbjørn Nørgaard (viola) – vale a dire i tre danesi – e a Fredrik Schøyen Sjölin (violoncello), il norvegese.

Danish String Quartet (foto Caroline Bittencourt)
Danish String Quartet (foto Caroline Bittencourt)

I quattro componenti del Danish String Quartet sono oggi protagonisti di un nuovo lavoro discografico realizzato con l’etichetta ECM di Manfred Eicher e titolato Keel Road, pubblicato ufficialmente lo scorso 30 agosto e in questi giorni ormai ampiamente disponibile in formato fisico o digitale, nel quale esplorano fonti musicali folk e tradizionali del nord Europa, concludendo un decennio di indagine dedicato a questo repertorio.

Danish_String_Quartet_Keel-Road

Già nel 2014, infatti, con l'album Wood Works pubblicato dall'etichetta danese Dacapo Records, questa formazione aveva coltivato l'interesse per la musica di origine popolare, indagata in parallelo al loro impegno in ambito classico. Nel 2017, con Last Leaf uscio per ECM New Series, il Danish String Quartet ha ulteriormente approfondito questa relazione. Oggi con Keel Road, il viaggio musicale parte da Danimarca e Norvegia e arriva fino alle coste delle Isole Faroe, arcipelago situato al largo delle coste settentrionali dell'Europa continentale, tra il Mare di Norvegia e il nord dell'Oceano Atlantico, a metà tra l'Islanda e la Scozia. Come sottolinea lo stesso Danish String Quartet «la musica folk rappresenta storie locali, ma è anche la musica di tutti i luoghi e di tutti i tempi. In fondo, le nostre storie e la nostra musica restano intimamente connesse».

A proposito di connessioni – e spostandoci dal piano stilistico-territoriale a quello storico-musicale – questa formazione è stata protagonista di un altro originale progetto discografico ECM denominato Prims, che ha visto la realizzazione, tra il 2018 e il 2023, di cinque album nei quali vengono accostate alcune fughe di Johann Sebastian Bach e opere di compositori più recenti, il tutto impernato attorno a una selezione degli ultimi quartetti di Ludwig van Beethoven. Un lavoro articolato, capace di illuminare attraverso la brillante ed eclettica affinità espressa da questi quattro musicisti traiettorie originali tra passato e presente, legando Bach e Beethoven ad alcuni maestri attivi tra Ottocento e Novecento. Prism per il quattro musicisti intente rappresentare «un raggio di musica che si divide in tre diverse direttrici attraverso il prisma di Beethoven. [Ci auguriamo] che l'ascoltatore si unisca a noi nella meraviglia rappresentata dai tre raggi di musica che viaggiano da Bach a Beethoven fino ai nostri tempi».

Danish_String_Quartet_Prism_I-II-III

In Prism 1, troviamo il quartetto di Beethoven op. 127 in mi bemolle maggiore, insieme alla fuga di Bach BWV 876 (arrangiata da Mozart) e all'ultimo quartetto per archi di Dmitri Shostakovich n. 15 in mi bemolle minore. Nel secondo volume, la Fuga in si be minore dal Clavicembalo ben temperato di Bach (nell'arrangiamento del compositore viennese Emanuel Aloys Förster) è affiancata al Quartetto d'archi op. 130 del compositore di Bonn e il Quartetto per archi n.3 di Alfred Schnittke (composto nel 1983). Prism III traccia invece un cammino che dalla Fuga in do diesis minore di Johann Sebastian Bach passa al Quartetto per archi n. 14 di Ludwig van Beethoven op. 131 per arrivare al Quartetto per archi n.1 di Béla Bartók.

Gli ultimi due capitoli del percorso Prism propongono, rispettivamente, nella quarta uscita la combinazione tra la Fuga in sol minore di Bach dal Clavicembalo ben temperato (nell'arrangiamento del compositore viennese Emanuel Aloys Förster) con il Quartetto d'archi op. 132 di Beethoven e il Quartetto per archi n.2 di Felix Mendelssohn composto nel 1827, mentre nella quinta e ultima tappa del progetto – che abbiamo segnalato anche tra i migliori dischi del 2023 – il preludio corale di Johann Sebastian Bach Vor deinen Thron tret ich hiermit «si apre come un fiore» – come annota Paul Griffiths nelle note di copertina – per introdurre il Quartetto per archi n. 16 in fa maggiore op. 135 di Ludwig van Beethoven, seguito dal primo Quartetto per archi di Anton Webern – composto nel 1905 e ispirato sia a Beethoven che a Schönberg – per ritornare a Bach con Contrapunctus 14 da L’Arte della Fuga.

Oltre ai progetti discografici – e a un’attività concertistica che li conduce sui principali palcoscenici internazionali – i quattro del Danish String Quartet sono impegnati in un progetto didattico denominato DSQ Academy, un campo musicale che si tiene a Lundgaard Gods, sull’isola danese di Fyn. Oltre alle attività di coaching e alle masterclass, vengono offerti anche incontri di orientamento professionale, workshop e molto altro. Si tratta i di un’attività formativa full immersion della durata di cinque giorni nella campagna danese, dove i partecipanti – sia ensemble di archi e con pianoforte già costituiti sia singoli musicisti – saranno prepararti per concerti, concorsi, audizioni, nell’ottica di avviare con consapevolezza e le necessarie competenze una carriera professionale. Una giornata-tipo di questa accademia prevede una sequenza di attività che comprende colazione, coaching, pranzo, coaching, workshop-lezione, cena, oltre a un fine giornata che può confluire in una discussione, concerto, lezione, evento sociale, attività di lettura a prima vista o musica d’insieme. Un programma intenso, non c’è che dire. Quest’anno il campo si terrà dal 23 al 27 settembre 2024 e offrirà, come si legge sul loro sito, «lezioni e masterclass, concerti, serate di lettura a prima vista, buon cibo e qualche birra».

Ancora, questa dinamica formazione è promotrice del DSQ Festival, un festival annuale di musica da camera nel cuore di Copenhagen. Il festival funge da laboratorio musicale in cui i quattro componenti del quartetto sperimentano nuovi formati concertistici e repertori differenti grazie al contributo di loro amici e colleghi musicisti, provenienti da vicino e da lontano.

Danish String Quartet (foto Caroline Bittencourt)
Danish String Quartet (foto Caroline Bittencourt)

Per non farsi mancare nulla, il Danish String Quartet è infine impegnato a portare a termine in questo 2024 la serie Doppelgänger, progetto quadriennale basato su commissioni internazionali che abbina prime esecuzioni mondiali di composizioni commissionate a quattro compositori quali Bent Sørensen, Lotta Wennäkoski, Anna Thorvaldsdottir e Thomas Adès, con una selezione delle ultime rilevanti opere da camera di Schubert. Come raccontano i quattro musicisti «in ogni stagione eseguiamo una prima mondiale in un programma con il suo “doppelgänger” – il quartetto o quintetto di Schubert che lo ha ispirato – percorso che culminerà nel 2024 con la prima di un quintetto di Adès».

Insomma, non male per quattro vichinghi relativamente barbuti.

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