Sei / ascolti #5: Hugues Dufourt

I compositori di oggi si raccontano in sei brani che hanno influenzato il loro modo di pensare e scrivere la musica

Hugues Dufourt (foto di Astrid Karger)
Hugues Dufourt (foto di Astrid Karger)
Articolo
classica

Contemporanea o colta che dir si voglia, sono molti i nomi che possiamo usare per definire la musica del nostro tempo. Ma cosa si nasconde dietro quelle sonorità, spesso accusate di apparire troppo ostiche o addirittura cerebrali? Abbiamo chiesto ad alcuni compositori "di oggi" di scegliere sei brani di autori diversi che in qualche modo abbiano esercitato una particolare influenza sul loro modo di pensare e scrivere la musica.

Dopo la quarta puntata con Yannis Kyriakides, questa volta tocca a Hugues Dufourt.

– Leggi le puntate precedenti di Sei / ascolti

Compositore, musicologo e filosofo, il nome di Hugues Dufourt è legato alla musica spettrale, di cui è stato pioniere e padre fondatore. Dopo aver studiato musica a Ginevra e filosofia con François Dagognet e Gilles Deleuze a Lione, la sua città natale, Dufourt ha insegnato nella stessa Università pubblicando numerosi testi.

– Leggi anche: Dufourt e le percussioni

Fortemente influenzato dalle avanguardie francesi degli anni Sessanta, Dufourt ha collaborato con l'Itineraire, gruppo di compositori che sviluppò la musica spettrale, e fondato il Collectif de Recherche Instrumentale et de Synthèse Sonore assieme ad Alain Bancquart e Tristan Murail. Dopo essere stato ricercatore e direttore presso il Centre national de la recherche scientifique, ha creato e diretto il centro di informazione e documentazione Recherche Musicale del CNRS, l'unità di ricerca congiunta che associa il CNRS, l'École Normale Supérieure e l'IRCAM.

La sua musica si basa su una vasta gamma di costellazioni sonore e avvia una dialettica tra timbro e tempo. Come dimostrano i titoli di molte sue opere, Dufourt trae parte della sua ispirazione dall'arte pittorica, conservando essenzialmente il ruolo del colore, del mezzo e della luce.

Tra i prossimi impegni figura un grande lavoro per orchestra commissionato da WienMusik, sul tema delle impressioni e delle atmosfere.

– Leggi anche: Lévinas e l'essere del silenzio

1. First Construction in Metal, John Cage

«Cage aveva ventisette anni quando dichiarò che la musica per percussioni è una rivoluzione. First Construction in Metal è un poema tellurico. Gong giapponesi e balinesi, piatti turchi e cinesi, lastre metalliche, freni di automobili, incudini e gong immersi nell’acqua si scontrano in un frastuono metallico. L’azione sulla cordiera di un pianoforte preparato aggiunge un carattere sferzante allo stridore generale. L’opera si svolge come un rituale che nasce dal nulla e non ha niente a che vedere con la casualità. La disposizione degli elementi ritmici, ispirata alla lezione di Henry Cowell, fa pensare al meccanismo di un ingranaggio».

2. Visage, Luciano Berio

«Scritto appositamente per la voce di Cathy Berberian, questo lavoro radiofonico fece scalpore. Visage evoca le allucinazioni uditive del desiderio - sussurri, risate, esclamazioni, gemiti – che si susseguono e vengono amplificate dall'elettronica. Scena erotica o studio di uno stadio primitivo della parola? Questo lavoro è alla base delle successive grandi opere di Berio - Sequenza III, Sinfonia e Coro. Visage fonde la voce all’elettronica al punto da confonderle».

3. Gruppen, Karlheinz Stockhausen

«A mio avviso Gruppen per tre orchestre è un'opera fondamentale. Le masse sonore viaggiano in un universo senza limiti. I punti di contatto tra le orchestre provocano una serie di esplosioni, si intersecano in grovigli inestricabili. Come per il romanzo I Viaggi di Gulliver, Gruppen rappresenta un viaggio filosofico. La sua novità deriva dal fatto che lo spazio domina il tempo».

«Come per il romanzo I Viaggi di Gulliver, Gruppen rappresenta un viaggio filosofico. La sua novità deriva dal fatto che lo spazio domina il tempo».

«Stockhausen introduce una visione d’insieme nella composizione musicale in cui convivono tutti i punti di vista. La sua musica collega a un livello effimero i diversi strati uditivi, disposti su tempi differenti. Da qui le distensioni, le distorsioni e i paradossi che governano e sconvolgono la nuova immagine del mondo».

4. La Creazione, J. Haydn

«Il testo de La creazione - Die Schöpfung, tratto da Il paradiso perduto di John Milton e adattato in tedesco da Van Swieten, offrì a Haydn l'opportunità di scrivere il primo Oratorio tedesco moderno. Nello spirito dell'Illuminismo, Haydn proclama un'umanità a immagine di Dio, finalmente libera dagli spiriti dell'inferno. La creazione si apre con la rappresentazione del caos dal quale emerge la ragione divina. Un’emanazione primordiale – indeterminata, confusa e immensa – che ha ispirato a Haydn una pagina unica nella storia della musica. Il caos in Haydn mostra un abisso con immagini fluttuanti, una distesa invalicabile, senza inizio né fine. La logica musicale, costantemente ostacolata nel suo corso, affonda nei suoi meandri. Tutto si muove ma non succede nulla».

5. Erlkönig, F. Schubert

«Erlkönig (1782) è una delle più celebri ballate della letteratura tedesca. Goethe vi evoca il regno degli spiriti che abitano le foreste. Il re degli Ontani regna sulle anime dei morti, poteri malvagi che minacciano il viaggiatore e lo portano alla perdizione. Un padre cavalca con il suo bambino attraverso la foresta. Il paesaggio infestato porta il segno dell'aldilà: la notte, le paludi, la foschia e i banchi di nebbia, il fruscio delle foglie secche sollevate da raffiche di vento. Febbricitante, il bambino geme e sembra essere in preda alle allucinazioni. In realtà è il Re degli Ontani che cerca di attirarlo a sé, di catturarlo. Alla fine il padre tiene in braccio il figlio morto».

«Erlkönig di Schubert amplifica questa sensazione di ansia e imminenza. La musica è trasportata dalla burrasca. Il Lied mostra lo scatenarsi degli elementi soprannaturali rivelando orizzonti indistinti. Quando hanno chiesto a Schubert se conoscesse della musica allegra, sembra che il compositore abbia risposto di non conoscerne affatto».

6. Il crepuscolo degli dei, R. Wagner

«La scena è decisiva. Al palazzo dei Ghibicibunghi, Hagen dorme profondamente. Suo padre Alberich gli appare in sogno per annunciare il trionfo dell'oro e l'esilio degli dei. Il potere e l'immortalità sono ormai nelle loro mani. Un omicidio è in arrivo: devono uccidere Sigfrido per strappargli l'anello. “Schläfst du, Hagen, mein Sohn?” - Stai dormendo, Hagen, figlio mio?».

 

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