Il fortunato catalogo d'indovinelli sull'opera lirica Il gioco dell'opera di Giancorrado Ulrich ha alle spalle un lungo percorso, che gli ha permesso via via di arricchirsi fino a raggiungere una forma monumentale.
Con anche un gioco a nascondino degno di Borges, perché le prime domande, dotte quanto perfide da far tremare vene e polsi ai musicologi, sono state pubblicate per anni a partire dal 1986 in una rubrica sul giornale della musica, ma firmate da un fantomatico Debardus Kleinjäger von Peri, teorico della Operntherapie che avrebbe dovuto guarire qualsiasi scompenso psichico con l'ascolto della musica lirica.
Le prime domande erano state pubblicate sul giornale della musica, firmate da un fantomatico Debardus Kleinjäger von Peri, teorico della Operntherapie.
A questo professore che impazzava sul mensile a un certo punto cominciarono ad arrivare domande-risposte provocatorie da parte di un fantomatico Maestro Lotario M. Ottobor, su opere più strane o dimenticate.
Altri non era che Mario Bortolotto, che era stato al gioco in incognito, per poi svelarsi pubblicamente quando il von Peri prese a pubblicarle. Tanto che quando le rubriche furono raccolte in volume e pubblicate da Rosellina Archinto nel 1993, Bortolotto firmò la prefazione.
Nel 2003 il testo ebbe vita nuova, grazie alla Valentina Edizioni, che lo arricchì di una elegante iconografia. Ed è in questa veste che ora viene riproposto da Francesco Brioschi Editore (239 pp., 80€), con le inevitabili correzioni e postille necessarie a una storia del melodramma così stravagante. Alla quale si è aggiunta una breve introduzione di Riccardo Muti, che confessa come non si sognerebbe mai di sfidare l'autore, per non fare una figura barbina. Perché i quesiti posti, via via più difficili allo sfogliare il volume, potrebbero togliere il sonno a chiunque del mestiere.
«Elencate delle celebri sgualdrine, mantenute, cortigiane nell'opera, non meno di otto».
Ne diamo qualche piccolo esempio: «Elencate delle celebri sgualdrine, mantenute, cortigiane nell'opera, non meno di otto». Oppure: «la censura ha sempre impedito di portare in scena un Papa che canti, tranne in tre casi».
Quali?
Buona lettura, perché per nostra fortuna l'ultimo terzo del libro porta le complicate soluzioni.