È in libreria un nuovo epistolario di Giacomo Puccini, "Andrò nelle Maremme": Puccini a caccia tra Bolgheri e Capalbio (Pacini Fazzi Editore, Lucca 2019, 28€)
Tosca come la voleva Puccini
Curato da Maurizio Sessa, il volume contiene la corrispondenza finora inedita intercorsa tra il 1903 ed il 1924 tra Puccini, il conte Giuseppe della Gherardesca e il marchese Piero Antinori, discendenti di due famiglie fiorentine di alto e nobile lignaggio: 161 lettere, fedelmente trascritte, corredate da chiose e annotazioni per meglio comprendere il significato di alcuni lemmi, spesso dialettali. Il volume è arricchito da numerose fotografie e riproduzioni di copertine dei periodici dell’epoca, oggi di raro reperimento. Le fonti iconografiche provengono dall’Archivio Antinori, Fondazione Simonetta Puccini per Giacomo Puccini, collezione Signorini – Anselmi, collezione Sessa.
La pubblicazione si è realizzata grazie alla disponibilità del marchese Antinori, nel cui archivio di famiglia è custodita la corrispondenza e la raccolta fotografica. Puccini conobbe il marchese Piero Antinori e il conte Giuseppe Della Gherardesca durante le sue battute di caccia a Bolgheri, di carducciana memoria, ospite dello stesso Della Gherardesca, e nella maremmana Capalbio dove, dal dicembre 1896, Puccini fu ospitato nella dimora di Marco e Maria Collacchioni, proprietari di un vasto territorio. Accomunati dalla passione venatoria, Puccini conobbe quei personaggi della nobiltà, con i quali instaurò una cordiale e confidenziale amicizia, desunta – oltre l’amicale contenuto dei testi – anche dagli affettuosi e simpatici soprannomi con cui Puccini era solito assegnare alle persone a lui molto vicine. Ad esempio, chiama “Beppino” il conte Della Gherardesca e “vinattiere” il marchese Antinori, in quanto discendente da un'antica casata fiorentina secolarmente dedita alla produzione di vini pregiati.
Oltre le comuni informazioni sulle battute di caccia, i saluti contenuti nelle cartoline ed altre corrispondenze di ordinaria quotidianità, colpiscono, in particolare, gli scritti del febbraio – marzo 1909: strazianti per la situazione in cui si trovò Puccini nell’affaire Doria. Il suicidio della giovane cameriera Doria Manfredi, un “giallo” dai contorni ancora non ben chiariti, segnò una profonda svolta nella vita del compositore lucchese. In queste lettere, spedite da Roma a Della Gherardesca, traspare la desolante solitudine vissuta da Puccini in quei momenti, poiché si sentì abbandonato anche dal figlio Antonio. In quei tristi frangenti, Puccini ebbe la solidarietà completa dei suoi amici di caccia, tranne quella di Maria Collacchioni. In una lettera del 7 marzo 1909, inviata da Capalbio a Puccini, la Collacchioni critica il comportamento assunto dal musicista, suggerendogli di adottare misure meno drastiche rispetto quelle assunte, come il non voler più tornare a Torre del Lago e il separarsi da Elvira. Nelle missive, Puccini rivolge pesanti accuse alla moglie ed a tutti i suoi parenti, inclusa la figlia naturale di Elvira, Fosca.
Tra l’altro, nella corrispondenza si apprende pure l’idea, mai realizzata, per una nuova opera, ambientata in Toscana e incentrata sulla figura di Davide Lazzaretti, il fondatore della chiesa giurisdavidica: Il Cristo dell’Amiata. Il progetto è del febbraio 1910, mentre Puccini stava ultimando La fanciulla del West.
Il volume, di 361 pagine con 100 illustrazioni (non tutte molto nitide), è suddiviso in due parti. È ben curato nella grafica e di facile lettura anche per chi voglia avvicinarsi alla conoscenza di Puccini, con annotazioni e rimandi ad altra bibliografia pucciniana precedente. Nella prima parte si ripercorre, in senso storico e cronologico, la vita di Puccini in Maremma; nella seconda sono riprodotte le trascrizioni conformi agli originali della corrispondenza pucciniana. Il costo per l’acquisto è assai contenuto rispetto la qualità del volume e dei suoi contenuti. Peccato, in una così attenta e corposa pubblicazione, lascino a desiderare gli indici: troppo generici per un’immediata ricerca, resa ancor più complicata dall’assenza dell’indice dei nomi e delle opere.