Prix Italia: musica in tv

Opere e concerti nello "specifico" televisivo

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Un concerto trasmesso in televisione è un concerto o è televisione? Le immagini infleunzano l'ascolto? Come si deve fare la musica in tv? Questi e molti altri temi erano sul tappeto della tavola rotonda "Quando la musica si fa spettacolo" che si è svolta il 23 settembre al Palazzo della Radio di Torino nell'ambito del Prix Italia.

A coordinare gli interventi il produttore e regista Andrea Andermann, l'ideatore di Tosca nei luoghi e nelle ore di Tosca e di La Traviata a Parigi, vincitore del Prix Italia 2001 proprio per Traviata: "Io credo che la televisione debba essere un vampiro - ha esordito Andermann - nel senso che deve "sanguisugare" altri linguaggi espressivi per inventarne uno proprio. La "diretta" è uno specifico televisivo che ne esalta il concetto, penso allo sport, alle performing arts, è l'elaborazione di un linguaggio proprio che diventa tv. Poi si dice sempre "l'ha detto la tv!", "le cose esistono se passanno in televisione" e allora avvenimenti come Tosca, Traviata o lo show del'Armata Russa in Vaticano diventano un mezzo per far passare la musica in tv. L'idea di Tosca è stata molto semplice: ho pensato di abbattere la quarta parete e portare il maggior numero di persone in teatro, questo solo la televisione può farlo: un miliardo di persone hanno visto Traviata in 125 Paesi. Il prossimo anno, proprio qui a Torino, realizzeremo Cenerentola di Rossini con l'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da Riccardo Chailly, sto pensando a qualcosa in più rispetto alle precedenti esperienze: magari un riquadro sul teleschermo, come si fa ad esempio per la Formula 1, che permetta allo spettatore di seguire il backstage, gli altri set".

A Michele Dall'Ongaro, compositore e sovrintendente dell'Osn Rai, il compito di raccontare i molti modi di fare musica in radio e tv: "Io credo che la televisione generalista debba consentire l'accesso casuale alla conoscenza a tutti. Ci sono paesi in Italia che non hanno mai ospitato dal vivo un'orchestra e facendo zapping una sera in tv puoi trovare un concerto dell'Orchestra Rai e scoprire cos'è un'orchestra! La prima serata? Il Macbeth dalla Scala trasmesso in prima serata su Raiuno ha avuto lo share più basso mai registrato da Raiuno! E soprattutto in momenti come questi sarebbe da folli non confrontarsi con il mercato! Questo non vuol dire che la tv non si debba occupare di musica. Pensiamo a cosa è stato "C'è musica e musica" di Luciano Berio, era il 1972, andava in onda in prima serata: undici puntate ad affrontare tutti i tipi di musica! In tv si può parlare di musica: le interviste di Fazio a Pollini, Barenboim fanno venire voglia di ascoltare musica, di scoprirla. Si può raccontare come si fabbrica la musica, come si fa in cucina e non nei salotti e allora ci sono programmi come Prima della Prima o Palcoscenico. Poi si possono creare progetti per lo specifico televisivo o radiofonico e sperimentare. Ad esempio su Radiotre abbiamo fatto un programma con Alvin Curran nel quale in contemporanea lo stesso brano veniva eseguito in 40 Paesi ed è una cosa che solo la radio prima, ed ora internet, può permetterti di fare. O abbiamo provato a fare i sottotitoli per radio. Ad esempio Giorgio Pressburger che racconta in contemporanea il Castello di Barbablù o Giorgio Battistelli (compositore) e Daniele Abbado (regista) che spiegano cosa succede durante la trasmissione dal vivo di Miracolo a Milano di Battistelli: è un balletto pantomina e per radio non capiresti cosa sta succedendo, insomma hai contemporaneamente l'oggetto e il commento all'oggetto, loro due davanti alla partitura erano come due jazzisti che improvvisano con le loro parole e questo, ripeto, può farlo solo la radio". Dal'Ongaro ha poi spiegato quale è stato il suo lavoro sulla partitura di Prokof'ev per la realizzazione del film sull' Aleksander Nevskij di Ejzenstejn, realizzato nel 1988 da Studio Azzuro con la regia di Daniele Abbado, e nel quale alle immagini del film si sovrappongono, si mescolano a quelle dell'orchestra diretta da Claudio Abbado, tra kromakey e montaggio un modo diverso di lavorare al rapporto tra musica e immagini. E dopo aver visto le immagini della sequenza della battaglia per Cesare Mazzonis (direttore artistico dell'Osn Rai) "L'impressione di questo montaggio è strepitosa, ancora più forte della semplice musica come colonna sonora del film. La questione è che il fatto visivo ha una forte influenza sull'ascolto. Ricordo quando alla Scala mettemmo in scena la Madama Butterfly con la regia di Keita Asari: si concludeva con un morte gelida, con Cio Cio San che si trafigge con un ventaglio e sotto di lei il palcoscenico diventa rosso con quattro servi di scena che tiravano un telo. Beh, dopo la prova generale Maazel mi disse: 'io l'avrei diretta molto più veloce, ma dopo aver visto la regia ho rallentato molto', questo vuol dire creare un'interazione emotiva".

E l'emozione è stata grande quando Helmut Failoni ha raccontato il suo viaggio con Abbado in Venezuela e e a Cuba per la nascita del documentario "L'altra voce della musica". Non è solo la scoperta del meraviglioso sistema educativo di Abreu: 135 orchestre giovanili, 70 infantili, 30 professionali (Gustavo Dudamel e Diego Mathuez arrivano da lì!) ma la commozione di vedere i bambini del Coro Manos Blancas, sordomuti, che "cantano" e "danzano " la musica con le mani guantate! Insomma musica e televisone possono andare d'accordo, sulla tv generalista o sui canali specializzati (Classica ha 40.000 abbonati) basta saper usare bene il mezzo televisivo perchè, ha concluso Andermann: "La musica è come un immenso fitness center che dispensa benessere a tutti, e più emozioni trasmettiamo attraverso la musica, più facciamo del bene a tutti".

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Articolo in collaborazione con Fondazione Busoni

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