Chi ha voluto consolidare un registro di riscossione di canoni del XV secolo utilizzando i fogli smembrati e dissezionati di un manoscritto musicale del secolo precedente deve aver pensato che non avesse più valore e fosse oramai obsoleto. D’altronde era una pratica piuttosto comune in tutta Europa, e in fondo non si coltivava la musica del passato come facciamo noi dal secolo scorso, ma la sua scoperta grazie a una segnalazione di Giacomo Baroffio fatta a Francesco Zimei, ha permesso a quest’ultimo di identificarlo e lo ha spinto a impegnarsi per convincere le autorità responsabili della sua tutela a permettere un restauro che consentisse di ricostruire quella che è apparsa come una fonte finora sconosciuta di composizioni dell’Ars Nova.
Si tratta del manoscritto San Gaudenzo III dell’Archivio di Stato di Rimini che finora era considerato soltanto un documento contabile di canoni (non cantabili perché non musicali), ma che nascondeva tra le pieghe dei suoi fascicoli ritagli delle pagine del codice musicale scorporate e utilizzate per rinforzarlo.
L’annuncio ufficiale del restauro è stato dato il 21 giugno durante una conferenza presso l’Istituto centrale per la patologia degli archivi e del libro, l’istituzione che sta lavorando al recupero dei supporti musicali che Zimei, docente dell’Università di Trento, ricostituirà virtualmente con la sua equipe al fine di poter pubblicare un facsimile partendo dalle striscioline recuperate. Lo studio del codice potrebbe forse rivelare qualche sorpresa se per caso tra le varie concordanze spuntasse qualche ballata o madrigale trecentesco che non conoscevamo e che potrebbe essere legato agli ambienti della corte malatestiana, come si potrebbe pensare dato il luogo di conservazione del manoscritto.
In questa intervista il musicologo racconta le fasi di questa sua scoperta, spiegando l’importanza del ritrovamento e della presenza, tra i fascicoli del manoscritto, dei rinforzi membranacei provenienti dallo smembramento del codice musicale.
Gli esempi musicali presenti nel podcast sono eseguiti dagli ensemble Le Miroir de Musique (versione strumentale) e La Morra (versione vocale) ma non provengono da questa nuova fonte che è ancora in fase di restauro.