Nell’intensa programmazione di fine anno dell’Opéra Royal di Versailles il dramma giocoso L’Uomo Femina di Baldassare Galuppi ha brillato per il carattere, in relazione all’epoca nel quale venne composto, trasgressivo. Si tratta infatti di un’opera del 1762 che venne rappresentata nel Teatro San Moisè di Venezia, ma della quale si erano perse le tracce. La sua partitura è stata ritrovata nel 2006 nella Biblioteca del Palazzo di Ajuda a Lisbona e il libretto, pubblicato anonimo ma attribuito a Pietro Chiari, racconta di una imprecisata isola del Mediterraneo governata e comandata da donne libertine. Due naufraghi italiani sbarcandovi si ritrovano in un mondo più che matriarcale, nel quale gli uomini oggetto del desiderio femminile, passano il tempo ad adornarsi dovendo rimanere fedeli.
L’opera proposta dall’ensemble Le Poème Harmonique diretto da Vincent Dumestre non era mai stata eseguita integralmente ed è dunque una novità tutta da scoprire, e dopo le recenti rappresentazioni di Digione e Caen è approdata a Versailles, con un cast composto da Eva Zaïcik, Lucile Richardot, Victoire Bunel, Victor Sicard, François Rougier e Anas Séguin, per la regia di Agnès Jaoui.
Sia il direttore del gruppo musicale che la regista hanno sottolineato il carattere progressista del libretto di Pietro Chiari, una figura eccentrica e originale del panorama teatrale e culturale veneziano del Settecento, autore di commedie, poemi e romanzi, in costante polemica con Goldoni.
Nel podcast sono presenti esempi musicali registrati durante le prove, e in questa intervista Dumestre descrive il carattere dell’opera mettendo in risalto l’importanza del compositore, detto il Buranello, che merita oggi una maggiore attenzione. Inoltre sottolinea l’attualità del soggetto del libretto, che nello specchio rovesciato della società patriarcale suggerisce istanze che a distanza di più di due secoli e mezzo appaiono moderne, nonostante il ritorno all’ordine del lieto fine. Questo sembra il messaggio contenuto nelle parole pronunciate dai protagonisti nel finale dell’opera: “Chi ha buon senno, chi ha buon naso, può capir senza esitanza che l’Autor non scrisse a caso…”.