La collana dedicata agli scenografi e ai costumisti, che hanno lavorato alla Scala, diretta da Vittoria Crespi Morbio e pubblicata dagli Amici della Scala, si è arricchita di altri preziosi otto titoli. In ordine alfabetico: Dorazio, Maccari, Perilli, Pizzi, Prampolini, Soffici, Vellani Marchi, Veronesi. Operativi in anni diversi, ma rappresentativi dei gusti della loro epoca, a eccezione dell'evergreen Pizzi, che in realtà è l'unico scenografo, mentre gli altri sono pittori prestati al teatro.
Alcune immagini testimoniano rivolgimenti fondamentali nella storia della lirica, come per esempio i bozzetti dello stesso Pizzi per Die Walkürie e Siegfried per la regia di Luca Ronconi (1974-75), produzione interrotta per i dissapori col direttore Sawallisch (produzione poi completata a Firenze con Mehta sul podio). Quegli spettacoli poco dopo ispirarono Chereau nel suo Ring al Festival di Bayreuth e diedero l'abbrivio alle messe in scena che privilegiavano il momento storico della composizione dell'opera rispetto alla trama in sé.
La collana offre anche sorprese di altro genere, come nel caso di Vellani Marchi, presente alla Scala fra il 1938 e il 1961, il più prolifico dei sette pittori, perché vive e vegeta nell'ambiente del Premio Bagutta, quello di Bacchelli, di Vergani, del disegnatore Novello.
E la monografia a lui dedicata raccoglie molti ritratti di chi frequentava lo storico ristorante letterario, da De Chirico a Casorati, ma anche personaggi del mondo della musica, da Toscanini a Furtwängler, da Mitropoulos a Maria Callas, a Mirella Freni. Mentre le scenografie di Vellani-Marchi, oltre i titoli canonici, ne fanno rivivere molti ormai spariti dai cartelloni, come La regina Uliva di Sonzogno, La giara di Casella, Il campiello di Wolf-Ferrari.
Anche il volume su Prampolini e quello su Soffici riservano pagine inattese, anche perché le loro biografie s'intersecano, come del resto quelle di Dorazio e Perilli, tutte comunque legate insieme dalla storia della pittura italiana del Novecento.