Moti e connessioni del Festival MITO

Il 18° Festival MITO SettembreMusica raccontato dal nuovo Direttore artistico, il compositore Giorgio Battistelli.

In collaborazione con MITO SettembreMusica

Giovanni Sollima (c) SHOBHA
Giovanni Sollima (c) SHOBHA
Articolo
classica

Con il titolo Moti, dal 6 al 22 settembre si terrà la diciottesima edizione del Festival MITO SettembreMusica 2024: appuntamenti appositamente pensati per Torino e Milano, fortemente diversificati fra i due poli. Non solo una vetrina di ciò che accade oggi nella musica italiana e internazionale, ma una creativa interpretazione della contemporaneità, connettendo in modo insolito mondi apparentemente distanti: dall’omaggio a Puccini all’opera sul calcio, con grandi orchestre, giovani affermati musicisti e alcuni degli attori più amati. In vista dell’evento di apertura, abbiamo intervistato il nuovo Direttore artistico, il compositore Giorgio Battistelli.

 

Che tipo di Festival ha immaginato?

Ho ricevuto un incarico biennale, un incarico ponte rispetto al consueto triennio. Ho dovuto pensare dunque a una programmazione biennale, relativamente breve se si vuole caratterizzare un Festival, dargli una fisionomia, un indirizzo per farlo vivere in maniera autonoma, integrandolo nel territorio con relazioni internazionali. Ho tentato di dare una forma nuova. MITO è un Festival unico nel suo genere, l’unica rassegna italiana che si svolge tra due città, Milano e Torino. Ho dunque cercato di ripensare al dialogo tra loro, evitando di immaginarle una la fotocopia dell’altra. Ho cercato di creare delle connessioni così che la proposta cominciata a Torino potesse completarsi a Milano, e viceversa. Non era possibile pensare di proporre lo stesso concerto nelle due città, se non creare appositamente due progetti pronti ad instaurare un dialogo.

Orchestra Sinfonica di Milano (c) Angelica Concari
Orchestra Sinfonica di Milano (c) Angelica Concari

 

Il Festival comincia il 6 settembre con la Nona di Beethoven in Piazza San Carlo a Torino.

Il luogo è stato scelto insieme al Comune di Torino che ha manifestato la necessità di rimettere in connessione gli abitanti con gli spazi della città. Con la tragedia del 2017, questo spazio è divenuto un luogo luttuoso. Qui avvieremo il Festival con la Nona Sinfonia di Beethoven, interpretata da un cast di giovani musicisti bravissimi, che spesso trovano ascolto nei Festival d’oltralpe. Celebreremo così all’aperto i duecento anni dalla prima esecuzione dell’ultimo capolavoro sinfonico di Beethoven con la direzione di Michele Spotti alla guida dei complessi del Teatro Regio di Torino, in un contesto diverso da quello a cui il pubblico della classica è abituato. Dopotutto la musica ha anche bisogno di spazi nuovi, diversi da quelli deputati al rito del concerto.

A Milano il Festival si aprirà invece con un omaggio a Rihm al Teatro alla Scala.

Sapevo delle condizioni di salute di Wolfgang Rihm, con lui avevo un ottimo rapporto. Considero Rihm il più grande compositore dopo l’avanguardia del secondo dopoguerra: una presenza enorme, determinata anche da questa sua grande capacità di rinnovarsi, di mettersi sempre in discussione senza cancellare mai il passato, neutralizzando il rischio di rimanerne intrappolato. Una mente davvero illuminata, sia per il teatro che per la scrittura sinfonica.

Il concerto di domenica 8 settembre nasce da una bellissima intuizione di Riccardo Chailly, che suggerì di aprire il Festival con una composizione di Rihm, tributo destinato purtroppo a diventare un omaggio in memoriam. Tutto ciò mi addolora, ma sono anche contento di potergli dedicare questo piccolo importante omaggio, in questa mia prima edizione di MITO.

A partire da questo concerto, il Festival coinvolge nei progetti le forze delle città, altro aspetto fondamentale per il Festival che non deve essere incuneato dentro un tessuto come un corpo estraneo, ma deve porsi in ascolto nei confronti delle realtà del territorio. Mi riferisco al Teatro alla Scala, all’Orchestra Sinfonica di Milano, I Pomeriggi Musicali, il Teatro Regio di Torino e l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai. A loro va offerta una proposta artistica nuova, diversa da quella che propongono nel lavoro che svolgono durante l’anno.

Delphine Galou contralto
Delphine Galou contralto

Ecco un altro aspetto legato al concetto di connessioni.

È importante che un Festival riesca a instaurare rapporti che non siano soltanto di significati, ma anche di relazioni politiche. Per esempio, una connessione molto importante per Torino è quella con l’Opera nazionale di Lione. Data la vicinanza tra Lione e Torino, con il Festival abbiamo costruito un ponte che le colleghi, con dei risultati davvero interessanti. Già da quest’anno verrà l’Orchestra dell’Opera di Lione diretta da Daniele Rustioni per due concerti nello stesso giorno, il 14 settembre al Lingotto (e il 13 sarà protagonista anche di un concerto a Milano). In programma a Torino un omaggio a Schönberg e un lavoro di Camille Pépin, giovane compositrice francese dallo stile estremamente personale, oltre alla musica di Ravel. La presenza dell’Orchestra dell’Opera di Lione crea così un ponte per uno scambio che porterà l’Orchestra del Teatro Regio nella città francese.

Ponti che mettono in connessione anche tematiche e mondi apparentemente diversi, come quello della musica e del calcio.

“Musica su due piedi” vede il tifoso di calcio seduto accanto all’appassionato di musica, scatenando un cortocircuito tra la dimensione sportiva e quella della musica contemporanea. Mi è capitato di leggere la conversazione tra Enrico Ghezzi e Carmelo Bene sul calcio. Rimasi molto colpito dalle parole usate da Bene. Questo mi richiamò alla mente un rapporto importante che ho avuto con Vittorio Sermonti, grande scrittore e tifoso della Juventus, che teorizzava addirittura di poter leggere Dante ai giocatori prima di farli entrare in campo. Sono cortocircuiti davvero impressionanti. Da qui l’idea di creare due opere che riescano a connettere questi mondi così distanti, affidando il compito ai compositori Fabio Vacchi e Carlo Crivelli. A questo si aggiunge la volontà di ricordare i 75 anni dalla tragedia di Superga che il 4 maggio 1949 vide scomparire il Grande TorinoPer la serata Milan, le composizioni di Vacchi saranno eseguite dall’Orchestra Sinfonica e dal Coro Sinfonico di Milano diretti da Diego Ceretta (9 settembre, Auditorium di Milano), mentre le musiche di Crivelli saranno interpretate dall’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai e dal Coro Maghini diretti da Enrico Pagano (20 settembre). 

Il montaggio delle immagini di repertorio sarà curato dal videomaker Lorenzo Letizia, con la ricostruzione delle vittorie più belle inserite in una lettura drammaturgica ben precisa, che è composta da momenti di gioia, dolore, ansia, paura, tensione e sguardi. Analizzando tutti questi momenti mi sono reso conto che hanno quasi una struttura pucciniana.

Stefano Massini (c) Marco Borrelli
Stefano Massini (c) Marco Borrelli

E, a proposito di Puccini, il Festival accoglie un particolare omaggio nel centenario della morte.

Uno spettacolo per orchestra e voce recitante con Toni Servillo e Giuseppe Montesano, attore e scrittore straordinari, un lavoro intorno e dentro Puccini. Un ritratto e un racconto dei rapporti che Puccini ha intrattenuto con i personaggi che ha creato. Mi è sembrato un modo diverso di celebrarlo, con l’Orchestra I Pomeriggi Musicali diretta da Gianna Fratta (19 settembre).

All’Auditorium del Lingotto, invece, oltre 200 bambini delle scuole di Milano e Torino, e 30 studenti dei Conservatori, sono inoltre coinvolti nel progetto educativo La principessa di gelo, costruito attorno alla Turandot pucciniana (18 settembre a Torino; 22 settembre a Milano).

Oltre a Servillo, al Festival ci sarà anche Stefano Massini: cosa dobbiamo aspettarci?

Stefano Massini è un connettore. Con lui avevo scritto l’opera 7 minuti – La voce dei lavoratori, in cui figurano undici donne protagoniste. In questo caso gli ho chiesto di creare una connessione tra Torino e Milano. Dopo qualche giorno mi ha proposto un viaggio, dove si presentano realtà economiche importanti, Martini & Rossi e Campari. Sarà una disquisizione nel modo di Massini, un viaggio di relazioni politiche, sindacali, di identità e orgoglio che queste imprese hanno dato all’intero Paese. La voce del drammaturgo toscano dialogherà con un ensemble jazz, il 7 settembre a Torino, il giorno successivo a Milano.

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