Numerosi sono gli studi, in buona parte legati alla storia musicale, che si sono occupati della vita e della organizzazione degli ospedali veneziani, istituzioni dedite alla assistenza e alla educazione dell’infanzia orfana o abbandonata e che si sono distinte per il pregevole livello delle produzioni musicali di cui furono protagoniste. Lucietta organista di Vivaldi di Federico Maria Sardelli (Sellerio Editore 2023, 318 pp.), appena uscito per Sellerio, per metà romanzo e per metà saggio documentario, fa entrare il lettore nel piccolo mondo dell’Ospedale della Pietà, il solo dei quattro ospedali veneziani che accogliesse trovatelli. Vi si alternano fatti documentati, basati su dati d’archivio, e fatti immaginati dall’autore, ma del tutto verosimili in quanto anch’ essi storicamente fondati, che offrono uno spaccato della vita condotta dalle “figlie” di questa istituzione. Si tratta di tutta una popolazione di persone che, come dice l’autore nelle Note sulle fonti, appartiene alla immensa schiera dei diseredati; bambine, ragazze e donne senza famiglia e quindi senza cognome, di cui conosciamo a malapena il nome perché annotato sulle carte amministrative dell’istituzione.
Protagonisti del libro sono Lucietta, entrata alla Pietà a pochi giorni di vita e morta in quello stesso luogo all’età di circa ottant’anni, e don Antonio Vivaldi, di un anno più giovane, per lunghi anni legato per lavoro a questa istituzione. Due vite parallele, entrambe segnate dal genio musicale, unica vera gioia per entrambi: se la vita di Lucietta trascorse sostanzialmente sempre dentro le mura della casa, con brevissime parentesi nel mondo di fuori, quella del maestro fu segnata fin dall’infanzia da gravi problemi di salute.
La figura di Lucietta, una delle migliori organiste della Pietà, emerge solo grazie a questo libro, che ne ricostruisce la semplice vita e ne immagina la personalità. Anche Vivaldi rischiò di avere un destino analogo, perché anche il suo nome per lungo tempo cadde nell’oblio: Charles Burney in visita alla Pietà nel 1770, quindi una trentina d’ anni dopo la morte di Antonio, viene a sapere che la scuola aveva acquisito la più alta reputazione “in altri tempi”, grazie alla presenza di rinomati maestri, come Gasparini, Pietra Grua, Porta; non si fa cenno al nome di Vivaldi, che nessuno quindi già ricordava più. Questo oblio perdurò fino al 1926, quando in un collegio salesiano del Monferrato vennero scoperti diversi volumi con le sue musiche, oggi alla Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino.
Verosimiglianza storica, si diceva, anche nei capitoli dove si immaginano fatti non direttamente desunti dagli archivi: come per il pranzo a cui Lucietta partecipa durante la sua unica “villeggiatura” presso la villa di uno dei governatori, la cui descrizione particolareggiata si avvale di un ricettario settecentesco; o per l’operazione agli occhi cui si sottopose, per la quale Sardelli ha consultato trattati di oftalmologia e chirurgia dell’epoca. E Vivaldi come viene immaginato? Nonostante le difficoltà respiratorie e la salute cagionevole, sempre sorridente, gioviale, alla mano, amato dalle ragazze che attendono trepidanti le sue musiche sempre nuove e sempre sorprendenti per bellezza ed inventiva.
Il libro è di piacevolissima lettura, sia per la scorrevolezza dello stile sia per l’interesse che destano i contenuti, e non solo per chi si occupa di musica. Sullo sfondo c’è poi Venezia, che si intravede appena dagli angusti spiragli della Pietà, ma se ne avvertono il dialetto, le insalubri nebbie invernali e i vizi della piccola nobiltà; verso la fine del libro, poi, quando don Antonio si reca per l’ultima volta all’ospedale prima di partire per Vienna, esce fuori il Sardelli pittore, perché sembra di vederlo, il cielo screziato dal temporale, con la sua luce e i colori cangianti.
Un altro personaggio sbuca ogni tanto tra le pagine del libro: è Anna Maria, violinista virtuosa, allieva di Vivaldi e a sua volta maestra di altre figlie, per molto tempo unico nome conosciuto tra le tante talentuose musiciste che vissero tra le mura della Pietà, e solo da pochi anni accolto nel New Grove Dictionary of Music and Musicians.