Giunto alla sua XXXIII edizione, Ravenna Festival si conferma anche per questo 2022 una manifestazione dalla forte impronta multidisciplinare, testimoniata da un fitto cartellone che – dopo l’anteprima del 25 maggio affidata a Ludovico Einaudi – offre dal 1 giugno al 21 luglio oltre 120 appuntamenti coinvolgendo più di mille artisti in un programma che comprende, oltre a proposte musicali che spaziano dal barocco alla sinfonica, dal jazz e al pop, anche una significativa proposta di danza e teatro di prosa.
Un festival che quest’anno viene dedicato a Pier Paolo Pasolini, figura ricordata sia dal titolo Tra la carne e il cielo, sia dai tanti appuntamenti che, direttamente o indirettamente, presenteranno sguardi, riflessioni e rimandi diversi sull’opera e sulla figura di un poeta, artista e intellettuale tra i più influenti del Novecento italiano, qui ricordato a cento anni dalla nascita.
Per illustrare nel dettaglio il vasto cartellone di questa XXXIII edizione del Ravenna Festival, abbiamo rivolto qualche domanda a Franco Masotti che, assieme ad Angelo Nicastro, cura la direzione artistica del festival, chiedendogli di illustrare in particolare l’anima multidisciplinare di questa manifestazione.
Partiamo dalla dedica a Pier Paolo Pasolini: in che modo avete declinato nel programma della XXXIII edizione di Ravenna Festival la figura del poeta, scrittore, regista e intellettuale nel centenario della sua nascita?
«Impossibile o troppo ambizioso sarebbe stato cercare di rendere conto della molteplicità di interessi, dei linguaggi praticati e delle idee disseminate di quello che è stato certamente l’intellettuale più rappresentativo e per certi versi più ‘popolare’ di tutta la seconda metà del secolo scorso, ma la cui sorprendente ‘attualità’ non è mai venuta meno e anzi... Abbiamo così cercato di individuare alcune ‘voci’ all’interno della sua sterminata produzione disegnando una ‘polifonia’ di temi pasoliniani che si intrecciano e rincorrono tra loro. Una selezione di film, la musica: dal prediletto Bach ad Azio Corghi, l’omaggio di attori/registi come Elio Germano, Ermanna Montanari ed Elena Bucci, il composito progetto – Una disperata vitalità – di Vasco Brondi, che sarà assieme a Emanuele Trevi e a Davide Toffolo, un grande intellettuale come Goffredo Fofi e poi un omaggio del Bejart Ballet che ricorderà l’ammirazione che il grande coreografo francese nutriva per Pasolini, che prese forma in alcune sue creazioni».
Il festival è per sua natura multidisciplinare: in questo senso, quali sono i caratteri distintivi di questa edizione?
«Il festival si mantiene fedele alla sua linea, alla sua vocazione facendo interagire tra loro i diversi linguaggi attraverso cui l’arte si esprime, con particolare riferimento anche alle nuove tecnologie che troveranno, solo per fare un esempio, applicazione in un nuovo lavoro ‘immersivo’ di AterBalletto, Virtual Dance for Real People #Ravenna, che il coreografo brasiliano Fernando Melo ha concepito per uno spazio ‘antico’ come la Biblioteca Classense, ma che sarà fruito anche attraverso visori 3D, in una nuova e spaesante dimensione sensoriale. Oppure la collaborazione tra un grande artista visivo come Alfredo Pirri che ha ‘disegnato’ uno spazio rarefatto e sospeso che sarà ‘abitato’ per una ventina di giorni dal gruppo di danza Nanou. Quest’anno il festival apre anche alla Graphic Novel, con la presenza di Zerocalcare in dialogo con il suo musicista Giancane e a quella del già citato Davide Toffolo – senza dimenticare il nostro ‘compagno di strada’ Gianluca Costantini che ha creato il percorso di immagini parallelo al nostro programma. Merita di essere segnalata, inoltre, la ‘videopera’ The Garden, di Fanny&Alexander».
Nel programma vengono perlustrati anche i confini tra generi musicali differenti partendo, per esempio, dall'anteprima del 25 maggio affidata a Ludovico Einaudi, passando dal ritorno dei 100 Cellos di Sollima ed Enrico Melozzi per poi arrivare al jazz di Diana Krall, al pop di Carmen Consoli e La Rappresentante di Lista, fino all'omaggio alla figura di Franco Battiato con la sua Messa Arcaica... Può illustrare questa parte decisamente variegata del cartellone?
«Ravenna Festival ha praticato il cosiddetto ‘crossover’, la rottura degli steccati tra i diversi ‘generi’ musicali già in anni insospettabili, a partire dalle primissime edizioni, e ad esempio, Franco Battiato si esibì già nel 1992 in uno splendido concerto, seguito poi da Paolo Conte, Pat Metheny, Bob Dylan, Joan Baez, David Byrne, Keith Jarrett, Lou Reed, Massive Attack, per non parlare delle “musiche di tradizione” di tutto il globo ed ha fatto quindi da apripista. Era quindi inevitabile oltreché doveroso un omaggio a Battiato, che è stato amico del nostro festival, e lo faremo proponendo un lavoro che appartiene alla sua produzione ‘classica’, che a nostro avviso varrà la pena di approfondire in futuro. La Messa arcaica è una tra le sue composizioni più riuscite ed è anche l’ultima che lo vide interprete prima di abbandonare definitivamente i palcoscenici, ne saranno interpreti due tra i suoi amici/collaboratori di più lunga data: Juri Camisasca e Alice, assieme a Simone Cristicchi. E oltre a Battiato la Sicilia sarà protagonista anche con altri grandi artisti: Carmen Consoli, La Rappresentante di Lista in un inedito progetto con l’Orchestra Sinfonica Corelli e poi Giovanni Sollima, che riporterà a Ravenna, assieme a Enrico Melozzi, la gioiosa compagine dei 100Cellos, in un omaggio al Progressive Rock, che li vedrà assieme alla PFM, il cui primo seminale disco – Storia di un minuto – compie 50 anni».
«… il rock e la popular music spesso riescono a dare voce liberamente a forme di pensiero ‘contro’…»
«Aggiungo poi che il rock e la popular music spesso riescono a dare voce liberamente a forme di pensiero ‘contro’, se non di protesta almeno di sensibilizzazione nei confronti degli enormi temi che affliggono questi nostri tempi così difficili e anche drammatici: come ad esempio l’emergenza ambientale e – più recentemente – la guerra. Questa può essere una ulteriore declinazione del nostro omaggio a Pasolini: un intellettuale contro e mai prono al pensiero dominante».
Venendo alla danza, mi pare significativo il ricordo di Micha van Hoecke...
«Micha è stato, fin dalle primissime edizioni, un artista di riferimento del festival, che ha saputo, come pochi altri, scandirne le varie edizioni con le sue poetiche interpretazioni dei temi che anno dopo anno ci siamo dati. Come dire: è impossibile pensare al Ravenna Festival senza fare riferimento a questo grande artista, che sapeva anche esprimerne compiutamente le varie anime, compresa quella ‘popolare’ di cui si diceva. Sarà la sua compagna di vita e di arte Miki Matsuse a rimettere in vita alcune delle più belle ‘invenzioni’ di Micha, con la complicità di alcuni dei suoi più fedeli collaboratori e sodali, in questo Canto per un poeta innamorato, coprodotto con Armunia».
Parliamo infine anche della parte della programmazione dedicata al teatro di prosa?
«Il teatro è una componente fondamentale di Ravenna Festival e questo anche in virtù di quella ricchezza – definita anche come “Romagna Felix” – che il territorio ha saputo esprimere negli ultimi decenni, facendone un ‘caso’ di portata europea. Il nostro festival rimane un interlocutore e un catalizzatore fondamentale in questo processo che ha ormai interessato più generazioni di teatranti ‘indigeni’. Così se assistiamo da una parte ai festeggiamenti per i 30 anni di Fanny & Alexander con due lavori, di cui uno nuovissimo, tratto dal romanzo Addio fantasmi di Nadia Terranova, e di cui saranno protagoniste due tra le migliori attrici italiane: Anna Bonaiuto e Valentina Cervi, dall’altra giunge a compimento il trittico dantesco del teatro delle Albe di Marco Martinelli ed Ermanna Montanari (musiche originali di Luigi Ceccarelli), con un Paradiso che con la rimessa in moto del meccanismo della “chiamata pubblica”, a cui partecipano centinaia di cittadini, segna un vero e proprio “e quindi uscimmo a riveder le stelle”, passata la fase critica della pandemia».
«A questo si aggiunge anche una importante collaborazione con il Parco Archeologico di Pompei il cui esito sarà Uccelli, da Aristofane, con oltre ottanta adolescenti di Pompei, Torre del Greco e Napoli e le musiche di Ambrogio Sparagna. Dopo il grande successo di Paradiso XXXIII, tornano poi Elio Germano e Teho Teardo con Il sogno di una cosa, da Pasolini, in prima nazionale, e poi Elena Bucci che “inseguirà” Laura Betti e Pier Paolo Pasolini con il suo Bimba ’22, e infine il ravennate Eugenio Sideri con un nuovo lavoro di ispirazione pasoliniana, Calere».