Negli ultimi anni, numerosi cantanti si sono avvicinati a una didattica innovativa nell’insegnamento vocale: una tecnica basata su fondamenti medico scientifici che tengono conto dei cambiamenti morfologici del corpo umano causati dal trascorrere del tempo. La pluriennale funzionalità di questa tecnica, nonché l’accostarsi progressivo e crescente di allievi a questo nuovo studio del canto insegnato da Donata D’Annunzio Lombardi, ci ha incuriosito. Al noto soprano, abbiamo chiesto le peculiarità e i fondamenti della sua personale didattica, definita “DaltroCanto”.
Signora D’Annunzio Lombardi, in cosa consiste la sua didattica?
«Il cantante d’opera esercita le sue facoltà vocali nell'ambito della propria mente e del proprio corpo; in quest’ultimo, a servizio dell'emissione sonora, sono compartecipi alle corde vocali molti muscoli: ossa, membrane e “spazi” che consentono una globale azione funzionale, sia come forze adduttrici, catalizzatrici, sia come luoghi di risonanza e consonanza della vibrazione delle medesime corde vocali».
Quindi?
«Quindi, nel cantante, deve realizzarsi un’interazione sinergica tra il corpo e la mente che consenta al suono stesso un modo singolare di vibrare ed espandersi nello spazio, mentre la “consapevolezza” del corpo, con le sue sensazioni fisiche, collabora in modo naturale con la molteplicità delle varie percezioni mentali: la sintonia tra corpo e mente – tanto per fare un esempio - fa sì che il cantante lirico sia simile ad un ‘viaggiatore’ unico e un abitatore di luoghi singolari. Il mio Metodo mira appunto al raggiungimento di quest’armonia tra le sensazioni del corpo e le percezioni della mente, in mancanza di questa sinergia viene meno l’autoespressione vocale».
Una sintonia del corpo evocata da uno stato mentale?
«Sì, esattamente! Può accadere, però, che durante l’apprendimento dello studio del canto, tale sinergia non sia così spontanea: la causa di ciò, soprattutto per l’uomo contemporaneo, è la perdita di una radice ancestrale catalizzatrice delle forze egemoni del corpo a cui l’emissione vocale è strettamente legata. Tale perdita, avviene sia nella respirazione che nell’emissione della voce medesima. La causa può essere attribuita non solo a delle disfunzioni organiche, ma anche a piccole disarmonie psichiche che, seppur di lieve entità rispetto a vere e proprie patologie, danno luogo ad “alterazioni” e successivamente a falsificazioni, fino ad arrivare a vere e proprie distorsioni percettive nemiche - appunto - di un’emissione spontanea e libera».
Come affronta tali problemi questa nuova didattica?
«Le intenzioni educative e formative del metodo DaltroCanto hanno la prospettiva di stabilire un grado di distinzione tra ciò che è in armonia e ciò che non lo è, con l'eventualità di ridonare equilibrio e stabilità attraverso un percorso somato-relazionale, ottenuto da una vera e propria metodologia di scioglimento delle cosiddette “armature”, per citare Alexander Lowen.
Tali armature si sarebbero accumulate nel tempo a causa di blocchi psicologici che la mente trasmette al corpo stesso, al pari di una profonda impronta generatrice di vere e proprie tensioni muscolari imprigionate nel corpo e successivamente trasmesse anche nella voce parlata e cantata.
Pertanto, tale metodo fa leva sull’ausilio delle forze egemoni del corpo liberatrici di queste tensioni e che per loro natura, come in tutti i vertebrati, sono presenti solo nella catena muscolare che è posteriore. Seguitando in una riflessione profonda e autentica osserviamo infatti che le radici delle corde vocali, del diaframma e dei polmoni originano nella colonna vertebrale stessa. Prescindere da questo evidente aspetto di verità fisiologica e attivare la muscolatura al contrario sulla parte anteriore del corpo, (come spesso le tradizionali tecniche suggeriscono), significa, per citare Françoise Mézières, rinunciare alle vere forze naturali di cui il corpo è dotato e imprigionarle dentro altre zone ritenute invece delle “dépendance” rispetto alla radice primaria del corpo umano: “Una fuga di Bach su cavalli di legno” come ebbe a dire la grande fisioterapista francese».
Bioenergia e psicoterapia di Lowen sono le basi di DaltroCanto?
«L’appena citata bioenergetica, è fondamentale nel rapporto diretto tra inibizione e tensione e nel valore ineludibile che ha l'autoespressione per la salute e la guarigione psicocorporea.
L’emozione e, anche la voce che non può essere espressa, si trasforma in tensione per quei muscoli che dovrebbero essere coinvolti nella sua manifestazione. Il Canto sano, spontaneo, libero e naturale, esercita invece la sua forza autentica di guarigione, sciogliendo i blocchi e i traumi del corpo e della mente, nel suo scorrere fluido e terapeutico; addirittura, in un’azzardata similitudine, con la psicanalisi freudiana».
Una tecnica superiore e rivoluzionaria rispetto ai tradizionali insegnamenti del canto?
«Senza dubbio più efficace, visti i notevoli risultati maturati in appena decine di anni di attività e che vantano la presenza di oltre ottanta allievi in tutto il mondo: questi allievi, in breve tempo, hanno realizzato la loro voce potendo affrontare importanti palcoscenici del teatro d’opera italiano e straniero. Tra i tanti mi fa piacere ricordare: Maria Teresa Leva, Francesca Di Sauro, Carolina Lopez Moreno, Giulia Bolcato, Lorenzo Martelli e altri. Seguono il corso altri innumerevoli e giovanissimi esordienti, già vincitori di concorsi e in procinto di seguire le orme dei colleghi».
Quest’anno ricorre il centenario della nascita di Maria Callas, considerata un caposcuola nella tecnica del canto. Il suo metodo d’insegnamento, ha riferimenti alla tecnica callassiana?
«Maria Callas è stata per ogni cantante d’opera motivo di straordinario esempio, ad iniziare dalla sua competenza musicale supportata da una rara tenacia nello studio tecnico vocale. Certo che questo era frutto di tanta disciplina e obbedienza che la Callas stessa aveva ereditato dalla sua insegnante Elvira De Idalgo, un soprano leggero di coloratura. Credo, però, tutte le risonanze e le consonanze del corpo che le permisero di affrontare il repertorio drammatico, la Callas le abbia trovate per deduzioni e per soluzioni, dettate dalla sua individuale ricerca e dalla sua rara intelligenza vocale. Quello che ancora oggi rende la Callas un’icona irraggiungibile, ancora più della sua tecnica, sia il nesso profondo tra l’espressività e la voce. Tale connubio le consentì di superare il puro meccanismo artigianale - pur necessario alla voce cantata - e di volare verso la divinità della parola espressa, evocata, sottintesa scolpita di verità soprattutto nel dramma operistico che lei ha reso immortale!»
Il metodo DaltroCanto, in cosa differisce dalla tecnica usata da Maria Callas?
«Ciò che nell’attualità potrebbe essere interessante studiare, è capire come le sue attitudini e propensioni fisiche (a esempio le articolazioni flessibilissime), abbiano garantito il traguardo atletico della sua voce in principio; mentre, col mutare nel tempo, abbiano invece determinato il suo precoce declino: a iniziare dal “restyling “della dentatura che sicuramente cambiò l’assetto tra il cranio, l’articolazione temporo-mandibolare e di tutti i muscoli delegati al canto. Infine, ci chiediamo quanto il dolore del vivere abbia influenzato - nel bene e nel male - l’emissione della voce stessa. Cioè, quanto il dolore della sua anima può averla condotta a una modifica dei suoi muscoli respiratori, costringendola sul finire della sua ancor così giovane vita, a un’emissione talvolta oscillante e a una rigidità dei muscoli trapezi e sterno-cleido-mastoidei e toracici, una volta il trampolino magico delle sue svettanti agilità e meravigliosi acuti e sopra acuti? Ciò si evince negli ultimi concerti del 1973 insieme a Giuseppe Di Stefano».
Il metodo d’insegnamento DaltroCanto, è da intendersi rivoluzionario?
«Più che rivoluzionario, però, il metodo DaltroCanto converge in una prospettiva pedagogica REAZIONARIA, in quanto, rispettando il famoso principio di economia Massimo Rendimento-Minimo-Sforzo, assicura un’emissione legata a leggi arcaiche, ancestrali e dunque naturali, fino ad arrivare alla tecnica di “Grandi” cantanti al pari di Enrico Caruso e Rosa Ponselle, tanto per citare due esempi».
Citando Verdi, “Torniamo all’antico e sarà un progresso”?
«Questa è una delle citazioni di Giuseppe Verdi che preferisco! Per tornare all’antico, potremmo tendere un arco che rappresenti la colonna vertebrale, la cui freccia sia l’occhio della mente che, insieme all’orecchio, scagli il progresso della voce!».
Cosa cambia rispetto gli altri insegnamenti?
«Si confutano innanzitutto le consuete e tradizionali prospettive d’insegnamento, che vedono protagoniste: l’inutile spinta nella maschera, l’uso improprio dell’orbicolare della bocca e la deleteria pressione sul retto addominale, tutte cause di un’emissione vocale dura, schiacciata, faticosa e foriera di pericolose conseguenze quali: la verticalizzazione dell'epiglottide generatrice dell’oscillazione incontrollata del suono nel tempo; perdita della capacita d'intonazione lungo il range vocale, dannosa apertura della valvola iatale con gravi sintomi di reflusso gastro-esofageo, blocco respiratorio, tachicardia, pericardite e disfunzione del nervo vago».
Anche Rolando Panerai in un’intervista rilasciata ad Antonella Neri nel 2016 a Ortona, in occasione del quattordicesimo stage di DaltroCanto, ebbe – tra l’altro – a esprimersi così: «Io trovo che il metodo che adopera la nostra D’Annunzio, è eccezionale. Tant’è vero che io, se dovessi rinascere, studierei con questa ragazza, perché lei riesce a muovere il fisico di un cantante e portarlo alla perfezione dell’emissione vocale; e questo è il sogno di tutti i cantanti».
«Le parole di Rolando Panerai, che ho avuto il pregio di avere come insegnante presso le mie Masterclass, – prosegue D’Annunzio Lombardi – ancora mi emozionano e mi commuovono di gioia. È stato un onore averlo avuto costantemente nella nostra accademia».
Questo metodo ha aiutato anche cantanti già in carriera?
«Sinceramente si, soprattutto coloro che nel tempo hanno dovuto fare i conti con la perdita di elasticità e di tonicità dei tessuti, spesso piena causa di disagio tra la frustrazione del presente e la gloria del passato».
Com’è nata questa sua ricerca?
«Semplicemente quando decisi, più di trent’anni fa, di intraprendere lo studio del canto: numerosi specialisti tra foniatri, ortopedici, pneumologi e fisiatri mi sconsigliarono di farlo.
Ciò a causa di una brutta caduta avuta all’età di tre anni che mi aveva provocato la rottura di un piede e di alcune ossa del collo e della testa, con conseguente rigidità durante la crescita di tutti i muscoli della colonna vertebrale. Fu dunque all’inizio dei miei studi canori che incontrai il Professor Franco Fussi, il quale mi disse che dalla colonna vertebrale dipendeva la voce e fu lui, che ringrazio ancora oggi infinitamente; Fussi mi consigliò di rinforzare i muscoli della colonna in modo elastico e tonico, affinché la voce potesse liberarsi. Da quel giorno ho lavorato incessantemente sul mio corpo, aggiungendo allo studio tanta esperienza empirica fono a scoprire sempre più il valore delle forze egemoni del corpo. Fu così che iniziai un percorso che in più di trenta anni ancora mi consente di cantare oggi. E fu così che da una necessità, ne nacque una virtù».
Di recente è stata insignita di due prestigiosi premi: il Puccini e il Tosti. Come concilia la sua lunga carriera solistica con l’insegnamento?
«L’amore che nutro per il suono puro e sano, mi ha portato sempre ad un confronto costruttivo tra la mia voce e quella dei miei allievi. Questo atteggiamento è un vero e proprio sentimento, per cui mi sento di ribadire che il “canto sia veramente uno stato mentale”».
La sede di DaltroCanto, Accademia di alto perfezionamento “ADALO” (Accademia D’Annunzio Lombardi) è presente a New York, Milano, Roma e nell’antica e storica città di Tagliacozzo, in Abruzzo, dove ogni anno in estate, per il festival internazionale estivo, realizzato grazie al volere del Sindaco Vincenzo Giovagnorio e al direttore artistico Jacopo Sipari di Pescasseroli, l’Accademia registra la presenza di numerosi giovani cantanti provenienti da tutto il mondo: i migliori sono ingaggiati in produzioni di concerti e opere liriche.