LAC, l'opera a Lugano

Intervista a Etienne Reymond, direttore artistico di LuganoMusica, che ha appena aperto all'opera lirica

Lac Lugano
Il Barbiere di Siviglia al Lac (foto di M. Pasquali)
Articolo
classica

L'auditorium del LAC di Lugano ha aperto per la prima volta all'opera lirica, grazie alla collaborazione di LuganoMusica con la RSI e LuganoinScena, allestendo Il barbiere di Siviglia (sul podio Diego Fasolis alla testa dei suoi Barocchisti, per la regia di Carmelo Rifici: QUI la recensione).

Ovvio che incontrando Etienne Reymond, direttore artistico di LuganoMusica, la prima domanda riguardi proprio questa nuova esperienza – tra l'altro accolta da una sala stracolma, dove per la nuova esigenza sono state tolte alcune file di poltrone ed è stata eliminata parte del palco per far posto alla buca dell'orchestra.

Etienne Reymond
Etienne Reymond

 Si può già parlare del futuro? LuganoMusica farà produzioni liriche proprie o darà ospitalità a spettacoli altrui?

«È prematuro parlare di progetti. Direi che ci saranno probabilmente più produzioni esterne, perché gli allestimenti fatti in casa comportano uno sforzo finanziario enorme. Comunque non escludo nessuna opzione».

Il 28 settembre il cartellone apre con una novità di Jörg Widmann.

«È il Concerto per violino n. 2, suonato dalla sorella Carolin Widmann con l'Orchestre de Paris, diretta da Daniel Harding. La prima assoluta è stata a Tokio il 5 settembre, sempre con Carolin, la prima europea invece sarà a Parigi il 26 settembre. Sono molto contento di avere Harding con noi perché è veramente un grande, tornerà a maggio dell'anno prossimo coi Berliner».

Prima dei Berliner al LAC arriveranno anche i Wiener, a gennaio, diretti da Tilson Thomas. È raro ospitare due organici di tale livello nella stessa stagione.

«Ne sono ovviamente orgoglioso. È stato un lungo lavoro organizzativo. A dire il vero mi ero prefissato di averli entrambi nella nostra quinta stagione, cioè l'anno prossimo, invece sono riuscito a giocare d'anticipo. Sono anche orgoglioso per Lugano perché è una città che ha investito molto in questo centro cuturale e mi preme veramente portare sempre il meglio per ricambiare lo sforzo fatto».

Il pubblico che viene a sentire i concerti al LAC è locale o arriva anche da fuori?

«L'ottanta per cento è locale, il dieci dal Nord Italia e il resto viene dagli altri cantoni, soprattutto dalla Svizzera tedesca, Zurigo, Lucerna, Basilea. Per molti di loro il Ticino rappresenta un vero e proprio giardino, dove tradizionalmente avere una casa di vacanza; per di più è vicino, comodo da raggiungere. Devo però dire che i concerti di Pasqua con Haiting e l'Orchestra Mozart, che abbiamo fatto per la prima volta e si ripeteranno il 21 e il 24 aprile, hanno attirato un bel po' di turisti».

Tra i titoli di musica contemporanea c'è Sinatra in Agony.

«Si tratta di un spettacolo di teatro musicale di Oscar Bianchi, compositore ticinese, cresciuto a Milano, sempre alla ricerca di formule nuove. La prima è avvenuta lo scorso aprile a Basilea, putroppo non ho potuto assistervi, ma mi hanno detto che è stata bellissima; a novembre sarà al LAC. Il linguaggio di Bianchi è del tutto accessibile, lo spettacolo parla delle origini della musica e delle sue funzioni sociali ed è affidato a un controtenore e a un ensemble, diretti dallo stesso Bianchi».

All'interno del cartellone c'è un percorso che segue l'artista di residenza della stagione 2018/19, il flautista Emmanuel Pahud.

«Non ho paura a definirlo il miglior flautista di oggi, per di più è un musicista poliedrico. A decembre sarà in trio, con Trevor Pinnock al clavicembalo e Jonathan Mason al violoncello, per una serata interamente dedicata a Bach. Il secondo concerto è più variegato, da Glika a Beethoven, a Rimskij-Korsakov; lo farà a gennaio coi suoi amici Les Vents français, in un quintetto di fiati strepitoso. Il terzo è più legato alla contemporanea: Pahud eseguirà il concerto per flauto che secondo sua abitudine commissiona a un compositore, quest'anno al francese Eric Montalbetti. La prima sarà a Ginevra, il giorno dopo a Lugano, sempre con l'Orchestre de la Suisse Romande. Mi hanno appena comunicato che la Philarmonie di Parigi lo riprenderà più tardi. Pahud terrà anche una masterclass, purtroppo è molto impegnato e quindi sarà breve, ma oltre agli allievi di vari conservatori vi potrà assistere anche il pubblico. È importante per farlo avvicinare ai problemi dell'esecuzione musicale visti dall'interno, alla prassi interpretativa, eccetera».

Nel cartellone compare la sigla Superar Suisse, che si occupa dell'educazione musicale dei ragazzi

«Onestamente non so l'origine di questa sigla, ma si tratta di una propaggine del Sistema Abreu, importato da Claudio Abbado in Europa, che collabora con analoghe formazioni in Austria, Italia, Germania. L'orchestra nata a Lugano è la più grande della Svizzera, più di quella di Zurigo e di Basilea».

Un'ultima domanda. La stagione di LuganoMusica come si regge finanziariamente?

«Il Comune di Lugano dà quasi la metà del fabbisogno, il trenta percento viene dalla biglietteria, il restante venti percento dalle sponsorizzazioni. Ne approfitto per segnalare una cosa a cui tengo. Nel programma di quest'anno c'è una sorta di filo rosso anni Venti, con due concerti di musica da camera organizzati appositamente per il LAC con Enrico Dindo, Danilo Rossi, Daniele Carcano e solisti dell'Orchestra della Svizzera Italiana, ma anche con alcuni concerti in sala grande. E infine tengo a ricordare la serata a dicembre del Gershwin Piano Quartet di Zurigo, che esegue trascrizioni per quattro pianoforti di Dukas, Schubert, Brahms, Gershwin, Bernstein. È uno spettacolo vederli suonare e una gioia ascoltarli. Sul tema anni Venti ci saranno anche conferenze attorno al problema di cos'è l'arte, chi è l'artista. Non a caso nel catellone di LuganoinScena compare Pirandello con Sei personaggi in cerca d'autore...».

 

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