La XXXIII edizione di Ravenna Festival al via

Il direttore artistico Angelo Nicastro parla della parte più “classica” della rassegna che inaugura il 1 giugno con Daniel Harding e la Mahler Chamber Orchestra

Mahler Chamber Orchestra (Molina Visuals)
Mahler Chamber Orchestra (Molina Visuals)
Articolo
classica

Si inaugura ufficialmente mercoledì 1 giugno la XXXIII edizione di Ravenna Festival, con un concerto che vede protagonista Daniel Harding alla guida della Mahler Chamber Orchestra, impegnato in un programma che prevede, tra le altre pagine, anche il brano di Azio Corghi Tra la carne e il cielo, titolo pasoliniano che connota anche questo cartellone 2022 in occasione del centenario della nascita del poeta, artista e intellettuale italiano.

Dopo l’antemprima del 25 maggio con Ludovico Einaudi e l’approfondimento che abbiamo dedicato – dialogando con l’altro direttore artistico Franco Masotti – alle diverse anime di un festival che offre oltre 120 appuntamenti coinvolgendo più di mille artisti in un programma che arriva fino al 21 luglio, ad Angelo Nicastro abbiamo posto alcune domande relative all’ambito più “classico” del cartellone.

Angelo Nicastro (Zani-Casadio)
Angelo Nicastro (Zani-Casadio)

La XXXIII edizione di Ravenna Festival è dedicata a Pier Paolo Pasolini, a partire dal concerto inaugurale del 1 giugno che comprende anche la composizione di Azio Corghi che porta, appunto, il titolo pasoliniano "Tra la carne e il cielo", una suggestione che ispira l'intero cartellone 2022. Qual è il carattere di questo concerto?

«Abbiamo chiesto a Daniel Harding e alla Mahler Chamber Orchestra di inserire in apertura del programma che inaugurerà la 33esima edizione di Ravenna Festival - prima dell’esecuzione della settima sinfonia di Dvořák - l’ultima composizione di Azio Corghi scritta su commissione del Teatro Verdi di Pordenone nel 2015 nel quarantennale dalla morte di Pier Paolo Pasolini. Si tratta di un’opera complessa e articolata per violoncello concertante, voce recitante maschile, soprano, pianoforte e orchestra, con la drammaturgia poetica di Maddalena Mazzocut-Mis su testi pasoliniani. L’idea creativa della composizione nasce da un saggio dello stesso Pasolini Studi sullo stile di Bach nei quali egli afferma: “Bach rappresentò per me in quei mesi la più forte e completa distrazione… Ogni volta che lo riudivo mi metteva, con la sua tenerezza e il suo strazio, davanti a quel contenuto: una lotta, cantata infinitamente, tra la Carne e il Cielo, tra alcune note basse, velate, calde e alcune note stridule, terse, astratte… come parteggiavo per la Carne!”»

Daniel Harding (Julian Hargreaves)
Daniel Harding (Julian Hargreaves)

«In questo drammatico conflitto così ben formulato e sintetizzato da Pasolini in pochissime parole “tra la carne e il cielo”, risiede la chiave di lettura che è stata assunta a titolo della composizione e che abbiamo posto come tema del nostro Festival; ma a ben guardare, come acutamente osserva Azio Corghi, si tratta di un conflitto sofferto ma nello stesso tempo fecondo tra due poli che sono in relazione fra loro, perché non può esistere il Cielo senza la Carne né la Carne senza il Cielo. Come solisti avremo Silvia Chiesa al violoncello, il soprano Valentina Coladonato, Sandro Lombardi come voce recitante, mentre Maurizio Baglini siederà al pianoforte».

«In questo drammatico conflitto così ben formulato e sintetizzato da Pasolini in pochissime parole “tra la carne e il cielo”, risiede la chiave di lettura che è stata assunta a titolo della composizione e che abbiamo posto come tema del nostro Festival…»

Tra i diversi appuntamenti possiamo rilevare la presenza a più riprese della musica di Johann Sebastian Bach, compositore peraltro amato e “usato” a più riprese dallo stesso Pasolini: quali sono le tappe bachiane del programma concertistico?

«La scoperta della musica di Bach avviene fin dagli anni giovanili che Pasolini trascorse a Casarsa grazie a una giovane profuga slovena, Pina Kalc, che eseguiva per lui le sonate e partite per violino solo. In particolare fu catturato dalla Siciliana della prima sonata in sol minore - che nei suoi “Studi sullo stile di Bach” chiama “il Siciliano” – alla cui analisi si riferisce la frase di Pasolini precedentemente citata che contiene le parole titolo “tra la carne e il cielo”».

«La musica di Bach ha un rilievo sostanziale nella filmografia di Pasolini; fin dal primo film Accattone del 1961 è abbinata a scene ordinarie della vita degli ultimi, dei reietti delle periferie romane creando uno spregiudicato contrasto che scandalizzò molti, ma che risulta invece di straordinaria potenza, come l’irrompere di uno sguardo che va oltre l’apparenza, che rende sacro quel che è vile e reietto, il cielo dentro la carne, appunto. Per questo a Bach abbiamo voluto dedicare una ricca sezione del festival riproponendo grandi capolavori del catalogo bachiano: innanzitutto le sonate e partite per violino predilette da Pasolini eseguite dal giovanissimo vincitore del Paganini Giuseppe Gibboni con un Pasolini raccontato da Ermanna Montanari e Marco Martinelli attraverso i suoi testi in programma il 2 giugno all’indomani del concerto inaugurale; seguiranno i Concerti Brandeburghesi proposti dall’Ensemble Zefiro diretto da Alfredo Bernardini, le Variazioni Goldberg interpretate al pianoforte da David Fray - che le ha appena incise per la Erato, l’Offerta musicale rivisitata da Ottavio Dantone e Accademia Bizantina oltre 20 anni dopo la prima loro interpretazione. Infine nel programma del concerto che il 27 giugno vedrà assieme per la prima volta musicisti della Cherubini e dell’Orchestra del Festival di Budapest, figura il Concerto per violino e oboe con violino solista Valentina Benfenati, spalla dell’Orchestra Cherubini e oboe solista Victor Aviat. Ci accompagneranno il questo percorso bachiano due conversazioni con Roberto Calabretto su “Pasolini e la musica” e con Roberto Solci su “Il mistero di Bach – numeri, mistica, saperi esoterici».

Giuseppe Gibboni (Paolo Bibi)
Giuseppe Gibboni (Paolo Bibi)

Nella Basilica di S. Vitale debuttano inoltre due nuove sacre rappresentazioni: ci parla di queste commissioni?

«Ravenna è celebre per le sue splendide basiliche tutelate dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, elette da Ravenna Festival come sedi privilegiate e uniche di tanti progetti. Oltre ai numerosi concerti di musica sacra e alle liturgie domenicali - che si prefiggono di recuperare e far rivivere un immenso patrimonio colpevolmente abbandonato che sta producendo un desolante decadimento in quella che è una fondamentale dimensione del culto, segno di un progressivo impoverimento del livello culturale del nostro paese - abbiamo promosso da qualche anno la promozione di nuova musica ispirandoci alle prime forme di teatro, le Sacre Rappresentazioni. Nella cornice di San Vitale, la cui pianta ottagonale scandita dai colonnati perimetrali e dal matroneo sovrastante crea suggestioni magiche dal punto di vista acustico e visivo, abbiamo commissionato negli ultimi anni varie opere a diversi compositori».

San Vitale (Marco Borrelli)
“Teodora” - San Vitale (Marco Borrelli)

«Quest’anno abbiamo chiesto a Cristian Carrara un lavoro su San Francesco. L’attenzione di Carrara - autore anche del libretto realizzato attingendo ai testi della tradizione francescana - si concentra sul momento della morte del santo di Assisi, da cui il titolo “Transitus - Il cielo di Francesco". La Sacra Rappresentazione per baritono, ensemble di 4 voci maschili, quintetto d'archi e armonium, avrà come interpreti la voce solista di Clemente Antonio Daliotti, l'ensemble vocale Ecce Novum di Silvia Biasini, l'ensemble Tempo Primo di Jacopo Rivani e l'organista Andrea Berardi. Con l’altra opera in programma, abbiamo voluto premiare due giovanissimi artisti Ravennati, il compositore Filippo Bittasi e l'autore/attore Matteo Gatta che ci hanno presentato un’originale rilettura della vicenda umana di San’Agostino. “Storia di un figlio cattivo” vedrà protagonisti il mezzosoprano Daniela Pini, l’ensemble Tempo Primo, Andrà Berardi all’organo e lo stesso Matteo Gatta, come voce recitante e curatore della messa in scena. La sacra rappresentazione è coprodotta assieme al festival di Musica Sacra di Pordenone col quale abbiamo iniziato una felice collaborazione già lo scorso anno realizzando “Teodora” di Mauro Montalbetti».

Una parte importante del cartellone del festival è dedicato alla proposta sinfonica: quali sono gli appuntamenti più rilevanti?

«Dopo due anni in cui la pandemia ci ha costretto a distanziamenti, riduzione d’organici e di pubblico che hanno penalizzato soprattutto la programmazione sinfonica, ritorniamo al Pala de André con un ricco cartellone sinfonico e la presenza di grandi direttori e solisti e prestigiose compagini orchestrali. Anche quest’anno Riccardo Muti, alla guida della sua Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, sarà protagonista assoluto: a lui è affidato il concerto di chiusura del 21 giugno, ma soprattutto l’appuntamento Le Vie dell’Amicizia, ambizioso progetto che, grazie al suo carisma, ininterrottamente dalla prima edizione del 1997 a Sarajevo, continua a portare messaggi di umanità e fratellanza attraverso la musica in ogni parte del mondo. In questo momento così drammatico in cui il nostro pianeta, segnato da due anni di pandemia, vede accendersi un conflitto nel cuore dell’Europa che rischia di deflagrare a livello mondiale, sentivamo il bisogno di un segnale forte: Lourdes e Loreto, due fra i più noti santuari mariani, gemellati idealmente alla città martire di Mariuopol, la Città di Maria, accoglieranno l’11 e il 14 luglio la 25esima tappa delle Vie dell’Amicizia con la partecipazione, fra gli altri, di un nutrito gruppo di artisti del Coro del Teatro Nazionale dell’Opera di Ucraina che incontrammo in un precedente concerto delle Vie dell’Amicizia nel 2018 a Kiev».

Ivan Fischer (Kurcsak Istvan)
Ivan Fischer (Kurcsak Istvan)

«Alla già ricordata presenza della Mahler Chamber Orchestra diretta da Daniel Harding per il concerto inaugurale, si aggiungono altri appuntamenti di grande rilievo il 28 giugno col concerto dell’Orchestra del Festival di Budapest diretta da Ivan Fischer e il 3 luglio con la prima partecipazione al nostro festival di Christoph Eschenbach alla guida dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini e il ritorno di Gidon Kremer come solista nel concerto di Weinberg per violino e orchestra».

Veniamo infine alla trilogia d'autunno prevista tra fine ottobre e inizio novembre: come festeggiate i dieci anni di questa originale formula?

«Proprio l’originalità della formula la cui genesi dobbiamo all’intuizione di Cristina Mazzavillani Muti che consiste nel presentare in successione quotidiana 3 diversi titoli d’opera legati da un comune filo conduttore, mi portò ad interessarmi ad un progetto del Teatro del Castello di Drottningholm che proponeva i tre grandi capolavori della trilogia Mozart Da Ponte in un medesimo impianto scenico ideato dal regista Ivan Alexandre e dallo scenografo Antoine Fontaine sotto la direzione di Marc Minkowski. Nel 2017 assistetti alla rappresentazione del terzo titolo della trilogia, il Così fan tutte, all Opéra Royal della Reggia dì Versailles. A quell’epoca i tre capolavori furono presentati in tempi diversi, ma sapevo dell’idea originaria di rappresentarli assieme come episodi di un unico grande affresco».

"Così fan tutte" (Mats Bäcker)
"Così fan tutte" (Mats Bäcker)

«Quando abbiamo appreso della tournée internazionale dell’intera trilogia programmata per il 2022/2023 che avrebbe coinvolto il Gran Teatre del Linceu di Barcellona, l’Opéra National de Bordeaux e nuovamente l’Opera Royal di Versailles, abbiamo voluto inserire Ravenna Festival come tappa italiana prevedendo però un riallestimento musicale con l’inserimento dell’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini guidata da tre direttori provenienti dall’Italian Opera Academy del Maestro Riccardo Muti. Al giovanissimo italiano Giovanni Conti sarà affidata la direzione di Le Nozze di Figaro mentre il Don Giovanni e il Così fan tutte vedranno il ritorno sul podio del Teatro Alighieri di Erina Yashima e Vladimir Ovodok. La trilogia del decennale perciò presenterà un progetto di rilievo e respiro internazionale con la marcata impronta identitaria del nostro festival. L’opportunità di assistere alla rappresentazione consecutiva dei tre capolavori di Mozart Da Ponte costituisce sicuramente di per sé un valore, ma la concezione unitaria alla base di questo progetto, che rilegge i tre titoli come lo sviluppo di un’unico sequel, dai palpiti dei primi amori adolescenziali di Cherubino alle dissolutezze del libertino Don Giovanni fino al disincantato cinismo manipolatore di Don Alfonso, ci consente di penetrare ancor di più quell’autentico prodigio scaturito dal genio di Mozart e Da Ponte. L’impianto scenico ispirato all’essenzialità di un teatro itinerante settecentesco su cui agisce una vera compagnia teatrale di straordinari interpreti, ce ne restituisce tutta la straordinaria energia vitale dove la visione d’assieme dei tre titoli porta a ciascuno nuova luce e significato in un quadro coerente e unitario».

Per informazioni: www.ravennafestival.org.

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