La Norvegia si trasferisce in Umbria

Dal 20 agosto al Festival delle Nazioni di Città di Castello protagonista la musica norvegese, dall’antichissimo bukkehorn a Grieg e al contemporaneo Kraggerud

Ensemble Sensus - Ut Musica Pictura
Ensemble Sensus - Ut Musica Pictura
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classica

Quest’anno il Festival delle Nazioni, che si svolgerà dal 20 agosto al 18 settembre a Città di Castello e in altri centri dell’alta valle del Tevere, prova a tornare alla normalità dopo l’edizione in formato ridotto del 2020 a causa del Covid. Ma normalità non è forse il termine più adatto per questo festival, che da cinquantaquattro anni propone  ogni anno qualcosa di diverso, anche perché ogni anno cambia la nazione ospite. 

Ne parliamo con il direttore artistico Aldo Sisillo, cominciando ovviamente dalla scelta della nazione ospite del festival del 2021.

Aldo Sisillo - Festival delle Nazioni Città di Castello
Aldo Sisillo

«Sulla scia degli anni precedenti, quando abbiamo ospitato Armenia e Israele, quest’anno ho pensato alla Norvegia, un’altra piccola nazione con appena cinque milioni di abitanti, che tuttavia offre un panorama musicale interessante. Nell’alto medioevo la Norvegia è stata autonoma per secoli, poi è stata dominata per oltre cinquecento anni da Svezia e  Danimarca, riacquistando l’indipendenza soltanto nel 1905. Con lo svilupparsi dell’aspirazione all’indipendenza, a  partire dalla metà del diciannovesimo secolo alcuni compositori cercarono di rivendicare l’autonomia della Norvegia anche attraverso la riscoperta della musica tradizionale del loro paese, parallelamente a quel che stava avvenendo in altre nazioni europee: nacque così la scuola nazionale norvegese. Poiché in Norvegia non esistevano ancora istituti musicali di alto livello, per quasi tutto il secolo i  musicisti norvegesi andavano a completare la loro formazione a Copenaghen e soprattutto a Lipsia e in altre città tedesche. Dunque la musica tradizionale della loro patria e la cultura musicale centroeuropea si mescolano nei compositori norvegesi, come Edvard Grieg, considerato il primo compositore di rilievo del suo paese. Ma non c’è solo Grieg, i compositori norvegesi interessanti non sono pochi, ma nella quasi totalità sono sconosciuti in Italia e assenti dalle nostre stagioni concertistiche: a Città di Castello faremo conoscere alcuni dei più importanti».

Quali sono dunque i compositori norvegesi che si potranno ascoltare al Festival delle Nazioni?

«Naturalmente Grieg non può mancare, ma non abbiamo scelto le sue composizioni più note come il Concerto per pianoforte  e il Peer Gynt, ma lavori raramente eseguiti’Andante con moto  per trio d’archi, L’ultima primavera  e la Holberg Suite,  un brano neoclassico ante litteram  in stile settecentesco, che sarà eseguito dai Solisti Veneti in un insolito accostamento a Vivaldi e Tartini. Interamente dedicato ai compositori norvegesi sarà il concerto di Henning Kraggerud, interessante figura di violinista e compositore, che oltre a musiche proprie eseguirà Ole Bull, alla sua epoca noto come il ‘Paganini del nord’, Johan Svendsen e Johan Halvorsen, insieme alla Sonata per violino e pianoforte di Grieg, che era nel repertorio dei più grandi violinisti. Christian August Sinding - la cui musica semplice, lineare e gradevole era molto popolare un tempo, soprattutto nei paesi anglosassoni - è in programma nel concerto del Trio Hoffmann. Vorrei citare anche l’omaggio personale – molto personale - alla Norvegia da parte di Giovanni Sollima, che suonerà una sua elaborazione di una canzone dei Beatles, Norvegian Wood».

Sollima ci offre l’assist per passare dalla musica norvegese di matrice classica a quella che fa riferimento alla galassia del pop, del rock e del jazz.

«In Norvegia anche questi generi di musica si riallacciano alle antiche tradizioni nazionali, anzi si spingono ancora più indietro nel tempo. Alcuni gruppi rock usano il futhark, l’antica lingua delle rune usata intorno all’anno 1000, poi scomparsa e riscoperta dopo secoli. È collegata alle saghe nordiche, un mondo che affascina molto i giovani. Ma sono stati riportati in uso anche antichi strumenti. Al festival avremo Karl Seglem, che suona il sax e il bukkehorn, uno strumento ricavato dal corno dell’ariete, di cui è il massimo virtuoso odierno. Insieme a lui suoneranno due violinisti, che suonano lo hardfingel, simile al violino, ma che ha quattro corde più altre quattro che vibrano per simpatia».

Seglem trio - Festival delle Nazioni Città di Castello
Seglem trio

Uno spettacolo sarà imperniato non sulla musica ma sulla letteratura norvegese.

«È una commissione del festival a Caterina Casini per i testi - tratti da Ibsen ma anche da scrittori meno noti in Italia – e a Michele Mandrelli per i live electronics che accompagneranno le letture. Vorrei anche ricordare un evento collaterale del festival, l’installazione site specific dedicata a L’urlo di Edvard Munch. Ibsen e Munch dimostrano che la crisi della fine dell’Ottocento e dell’inizio del Novecento era arrivata anche in Norvegia, ma non coinvolse i musicisti, la cui attenzione era interamente concentrata sulle tradizioni e le peculiarità nazionali. Credo di poter dire che nonostante le difficoltà di questo periodo soprattutto per quanto riguarda i viaggi  – per esempio, il grande sassofonista Jan Garbarek ha dovuto rinunciare quasi all’ultimo momento – presenteremo un focus sulla Norvegia completo e interessante».

Ma non c'è solo la Norvegia.

«Come sempre la nazione ospite ha molto spazio, ma non tutto lo spazio. A inaugurare il festival sarà Raphael Gualazzi. Mi piace sempre presentare musicisti che si muovono tra i vari generi, come appunto Gualazzi, che non può essere racchiuso entro confini precisi ma ha una sua poetica originale a cavallo tra stride piano, blues, jazz e fusion. E ci sarà anche l'Orchestra di Piazza Vittorio, che porta al festival Dancefloor, un suo nuovo progetto interamente imperniato sulla danza,che  mescola danze di vari paesi, così come da tutte la parti del mondo vengono i musicisti di questa particolarissima orchestra multietnica. Entrambi questi concerti si svolgeranno in piazza, per aiutare il pubblico a vincere il timore di tornare ai concerti. Anche in piazza i posti saranno comunque ridotti, tra trecento e quattrocento, per rispettare il distanziamento».

Ma c'è ancora altro: mi riferisco ai due eventi speciali per celebrare per gli anniversari di due sommi artisti del passato.

«Per i settecento anni dalla morte di Dante presentiamo una nostra nuova produzione, E quindi uscimmo a riveder le stelle, con testi dall'Inferno letti da Ivano Marescotti, che ha inciso un audiolibro con l'intera Divina Commedia, e con le musiche di Daniele Furlati, pluripremiato autore di colonne sonore per film e documentari. Inoltre il 18 settembre, in occasione dell'inaugurazione di una mostra su Raffaello a Città di Castello - era prevista per il 2020, nel cinquecentesimo anniversario della morte ma è stata rinviata per motivi che è supefluo spiegare - l'Ensemble Sonus eseguirà musiche dei più grandi compositori dei tempi di Raffaello, tra cui Tromboncino, Attaignant, Verdelot, Desprez. Un ulteriore motivo d'interesse del concerto è che questo gruppo suona strumenti ricostruiti basandosi fedelmente su quelli minuziosamente raffigurati da Raffaello in alcuni suoi dipinti, come il galoubet, la lira arcuata, l'arpa e il tamburello».

Non si può concludere senza ricordare il Concorso “Alberto Burri” per gruppi di musica da camera, che si svolge da alcuni anni nell’ambito del festival e ha già raggiunto un notevole prestigio, anche perché ai vincitori delle ultime due edizioni, il Caravaggio Piano Quartet e il Quartetto Werther, è stato poi attribuito anche il Premio Farulli come miglior gruppo giovanile dell’anno dalla giuria del Premio Abbiati della Critica musicale italiana.

«Di norma al vincitore della precedente edizione del concorso viene offerto un concerto del festival. Poiché lo scorso anno il concorso non si è svolto a causa del Covid, abbiamo pensato di offrire un concerto al Faccini Piano Duo, che si era segnalato nell’ultima edizione, pur non risultando vincitore. Ma quest’anno il concorso riprende regolarmente e il 25 agosto si svolgerà il concerto dei finalisti».

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Articolo in collaborazione con Fondazione Busoni

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