Josquin Desprez a 500 anni dalla morte

Le principali celebrazioni italiane del quinto centenario della scomparsa di Giosquino

Josquin Desprez 2021
Josquin Desprez
Articolo
classica

La Toscana sembra la regione italiana più attenta nei confronti del quinto centenario della morte di Josquin Desprez, avvenuta il 27 agosto 1521, con importanti eventi che si svolgeranno tra Arezzo e Firenze dalla fine di questo mese al 12 settembre. 

Ad Arezzo, in luogo dello storico Concorso Polifonico Internazionale sospeso a causa della pandemia, si svolgerà un Festival Corale Internazionale. Nel suo denso programma è compreso un convegno internazionale intitolato Cantare la polifonia: da Josquin a Philippe de Monte che inizierà il 25 agosto e si concluderà nel Josquin Day del 27 agosto, con diversi concerti dedicati al Princeps musicorum.

Ensemble De Labyrintho - Josquin Desprez
Ensemble De Labyrintho

Tra gli ensemble presenti nel programma c’è De Labyrintho, che è stato fondato nel 2001 con l’intento di eseguire e diffondere la musica del maestro franco-fiammingo. In questa intervista il suo direttore, Walter Testolin racconta i principali appuntamenti che lo coinvolgono individualmente e con il gruppo vocale.

«All’inizio di giugno abbiamo fatto tre concerti a Mantova, che per molti sono stati una scoperta, e poi un concerto a Milano nella Basilica di San Calimero, dal quale verrà ricavato un video prodotto dalla Associazione Noema e dalla Fondazione Cologni dei Mestieri per l’Arte, con interviste e commenti legati in particolare al repertorio milanese di Josquin. A seguire ho fatto una masterclass di cinque giorni a Ferrara dedicata alla Missa Hercules Dux Ferrarie, e ne farò un’altra tra settembre e ottobre sulla Missa Ave Maris Stella, che quasi certamente è stata composta proprio in questa città».

La messa dedicata al duca di Ferrara è molto diversa da quella che si sviluppa a partire dall’inno mariano. 

«A parte la sua fama, dovuta al fatto di essere il primo esempio di messa su soggetto cavato dalle parole, è piuttosto particolare e fa parte delle cosiddette messe corte, che non superano i trenta minuti di durata. Fondamentalmente è a tre voci, perché la parte del tenor interviene solo parzialmente. È una struttura trasparente perché basata essenzialmente su bicinia, con delle notevoli caratteristiche tecniche. In alcune sue parti il significato teologico del testo viene messo in particolare evidenza.
Questo fa pensare che il compositore conoscesse l’attitudine e la visione spirituale del duca, che era molto attento alle questioni religiose, forse per essere cresciuto a Napoli nel periodo aragonese». 

«Anche nella messa mariana probabilmente c’è l’influenza del duca, perché nel suo libro di preghiere quest’inno compariva per primo. Si tratta di una composizione lineare  piuttosto semplice, che nella sua trasparenza sembra anticipare Palestrina. Rappresenta l’idea del sublime nel suono, e l’atmosfera di contemplazione serena è la grande forza di questa messa, e questo la rende modernissima. Una specie di messa paradisiaca e ideale…»

Josquin è stato paragonato a Michelangelo.

«Abbiamo fatto un concerto a Foligno su questo tema. Tutto parte da una riflessione fatta dall’umanista Cosimo Bartoli nei suoi Ragionamenti Accademici.
Ci sono similitudini sotto il profilo della visione spirituale tra i due artisti, e per entrambi l’arte è un mezzo di diffusione della parola sacra.
A Napoli abbiamo eseguito la Missa L’homme armée super voces musicales, scritta nel periodo romano, che è forse una delle messe più significative ed era una delle più conosciute al tempo. Utilizza il noto tema che viene cantato via via sulle diverse note dell’esacordo a partire da Ut nel Kyrie, fino al La dell’Agnus Dei, pur mantenendo costante il modo di re in tutti e cinque i movimenti, e questo dimostra la sua straordinaria perizia. Il risultato di questa grande elaborazione musicale è di una bellezza fuori dal comune. Riesce a far convivere il pensiero e il calcolo con una straordinaria bellezza.
Ad Arezzo eseguiremo la Missa Gaudeamus. Questa è la mia messa preferita in assoluto, e non solo di Josquin. Cita le sei note iniziali del canto gregoriano della festa di Ognissanti e di molte feste mariane, costruendoci una cattedrale dove ritmo, melodia e armonia si combinano in modo particolare. È una sorta di miracolo che si distingue da tutta la produzione musicale del tempo. È difficile parlarne, è la messa che ha il più grande impatto melodico e ritmico, e non bastano le parole per spiegarla e va ascoltata. Pur non essendo quella più nota e diffusa all’epoca, è quella nella quale il compositore ha raggiunto una profondità inaudita e commovente. Ricordo che nel 2004, alla fine della nostra prima lettura del Credo ci dovemmo fermare perché eravamo commossi e non riuscivamo più ad andare avanti…».

Avete appena pubblicato un nuovo disco dedicato a Josquin. 

«Abbiamo sempre cercato un filo conduttore differente per ciascuna delle nostre registrazioni dedicate a Josquin, e anche nel caso del nuovo disco ho seguito un tema che non è mai stato analizzato a fondo, e che riguarda la presenza cristologica attraverso la quale raccontare una sorta di storia del Natale. Abbiamo inciso le due grandi genealogie secondo Matteo e secondo Luca, che sono simili come durata e struttura e che probabilmente si cantavano nell’ambiente monastico, una nella notte di Natale e l’altra nella celebrazione dell’Epifania, aprendo e chiedendo il ciclo di Natale. I due mottetti sono posti all’inizio e alla fine del disco: Liber generationis Jesu Christi, narrato dall’evangelista Marco, e la genealogia di Luca Factum est autem che viene eseguita di rado».

De Labyrintho - copertina disco "In principio" - Josquin Desprez
De Labyrintho - copertina disco "In principio"

Nel programma del convegno internazionale di Arezzo risaltano due interventi specificatamente ed esclusivamente dedicati a Josquin, quello di Clare Bokulich dell’Università di Zurigo, intitolato Josquin and the Two-Voice, Three-Part Benedictus e quello di Jesse Rodin dell’Università di Stanford intitolato The Josquin Canon – and the Josquin Research Project. Rodin è anche direttore dell’ensemble Cut Circle e nello stesso contesto proporrà il ‘recital-lecture’ Performing Josquin in 2021: A New Approach, di cui parla in questa intervista. 

In cosa consiste questo nuovo approccio?

«Il 27 agosto presenterò la mia comunicazione nel corso della convegno internazionale di Arezzo, e nello stesso contesto canteremo il motetto Pater noster, composto nel 1520 e probabilmente la sua ultima composizione, insieme agli altri gruppi che partecipano al progetto.
Il suono della polifonia rinascimentale che si è affermato negli ultimi decenni, in particolare grazie a due gruppi, Hilliard Ensemble e Tallis Scholars, è divenuto un modello di riferimento ancora in voga oggi, ma penso che sarebbe stato poco familiare per gli ascoltatori negli anni intorno al 1500.
Nella lezione-dimostrazione proporrò idee su timbro, ritmo, fraseggio e anche sulla forma musicale che abbiamo sviluppato negli ultimi anni con Cut Circle, lavorando insieme sulle fonti originali. Mettere in campo una nuova serie di idee sulla prassi esecutiva può forse avvicinarci di più alle sonorità della musica che Josquin e i suoi contemporanei avrebbero riconosciuto e apprezzato.
Il movimento della musica antica ha sviluppato un’estetica priva di vibrato con la laringe bassa per avere un suono più aperto e ricco, più spazioso. Non sappiamo nulla del Quattrocento a questo proposito, ma è poco probabile che usassero la tecnica dei giorni nostri. Molte tradizioni vocali di diverse parti del mondo sono caratterizzate da emissioni con la laringe alta. Usando questa tecnica si ottengono una presenza e una intensità diverse. Pensiamo alle esecuzioni che avvenivano nelle cappelle, dove per esempio a causa degli arazzi non c’era molto riverbero...
Un approccio di questo tipo permette di mettere in evidenza alcuni dettagli musicali che altrimenti non emergerebbero, e cerchiamo una intensità per poter esprimere il carattere della musica di Josquin, perché la sua musica è la più intensa di tutta la sua epoca. Ma la cosa più importante è mantenere un approccio flessibile, e cerchiamo sempre di aderire ad ogni singola composizione nel migliore dei modi possibile. Penso che questo approccio sia molto vicino alla sensibilità italiana.
È la prima volta che cantiamo in Italia e ne siamo molto contenti».

Cut Circle Ensemble - Josquin Desprez
Cut Circle Ensemble

La questione del canone ha influenzato anche la scelta delle composizioni da presentare nel vostro concerto.

«Sono partito da quelle che io considero le centotre opere sicure, e pur conoscendo molto bene il repertorio delle messe che ho studiato approfonditamente, ho preferito scegliere brani diversi per dare conto della varietà del suo stile anche in senso cronologico. Eseguiremo composizioni molto famose, ed altre meno note. Tra queste posso ricordare la straordinaria energia del mottetto Virgo salutiferi, che va ben messa in evidenza, o la grande tristezza della chanson Nymphes nappées, con la sua complessa struttura. Ci sono canzoni scherzose che vanno eseguite allegramente ma con molta precisione. La sua musica è sempre molto complessa. Josquin si pone spesso dei vincoli che allo stesso tempo cerca di superare. Solo negli ultimi dieci o quindici anni abbiamo iniziato a comprendere il suo metodo. Il suo modo di combinare idee e motivi è davvero ingegnoso, così come la sua maniera di articolare  melodie ricorrenti in maniera sempre diversa. 
Lo Stabat mater, è molto bello, ma quello che cerco è l’intensificazione progressiva ed una accelerazione nella parte finale con le terzine, con ritmi più serrati, raggiungendo il climax. Penso che si debba ancora fare molta ricerca sulla sua musica».

La ricerca che alimenta il Josquin Research Project.
 
«È un progetto avviato nel 2010 continua ancora. È una piattaforma che consente di compiere ricerche sulla musica del Quattrocento, e di avere  un’idea più completa possibile e precisa della polifonia e  delle differenze stilistiche tra i diversi compositori. Per esempio per ogni pezzo si possono vedere tutte le dissonanze, e questo consente di comprendere la prassi di un compositore o di un periodo. Si possono scaricare le trascrizioni in pdf, e sto inserendo i testi delle centotre composizioni che io e Rifkin riteniamo sicuramente del compositore, anche se  abbiamo inserito ulteriori brani di cui non abbiamo certezza. Crediamo che non tutti i trecentoquarantacinque brani a lui attribuiti siano effettivamente di Josquin. Per lo studio e la ricerca delle attribuzioni il JRP è stato particolarmente utile per capire attraverso i dettagli più piccoli cosa appartenga certamente alla sua produzione musicale».

Rodin e Cut Circle parteciperanno anche al Festival Internazionale FloReMus Rinascimento Musicale a Firenze che si svolgerà dal 29 agosto al 12 settembre nel capoluogo toscano. La quinta edizione sarà prevalentemente dedicata  al compositore, come è evidente dal titolo: Nel segno di Josquin Desprez: il Michelangelo della musica a 500 anni dalla morte
Il repertorio sacro e liturgico verrà presentato nei concerti di apertura e chiusura del Festival, rispettivamente dagli ensemble Cut Circle, e L’Homme Armé, diretto da Fabio Lombardo, mentre il repertorio profano delle chanson sarà al centro dei concerti dell’Ensemble Clement Janequin diretto da Dominique Visse e del duo Dulces Exuviae, composto da Romain Bockler e Bor Zuljan, previsti il 3 e il 6 settembre.
Nel programma, che comprende altri concerti oltre a quelli indicati, sono presenti anche delle conversazioni dedicate per la maggior parte al musico franco-fiammingo, e affidate a Rodin, Visse, Bockler e Zuljan, e a Walter Testolin che parlerà della presenza teologica nella musica di Josquin.

L’Homme Armé - Josquin Desprez
Ensemble L’Homme Armé

Il curatore del progetto Fabio Lombardo, direttore artistico di questa giovane manifestazione, in questa intervista racconta i suoi principali contenuti.

«Il Festival Flo.Re.Mus è nato cinque anni fa con l’intenzione di focalizzare l’attenzione sul periodo storico del Rinascimento, con i suoi aspetti artistici, filosofici, letterari, religiosi che si riflettono nella musica. 
Josquin è una delle figure principali del periodo a cavallo tra Quattrocento e Cinquecento, e quasi tutti i concerti di quest’anno sono dedicato al maestro franco-fiammingo.
Nei diversi programmi verranno eseguiti i brani che con certezza gli sono stati attribuiti, e in alcuni casi si ascolteranno gli stessi brani eseguiti da gruppi diversi. Questo ci sembra molto interessante perché gli ascoltatori potranno osservare le differenze dal punto di vista interpretativo. Nella nostra epoca riferendoci a questo repertorio, siamo rimasti con l’idea ottocentesca dell’opera unica, ma per il periodo in questione vale invece una visione più simile alla prassi jazzistica o delle cover, visione molto più aperta dove la scrittura musicale a più voci poteva essere eseguita in diversi modi.
Negli ultimi dieci quindici anni la musica antica viene identificata prevalentemente  con quella barocca, ma il periodo rinascimentale, che è stato studiato sotto molti aspetti, dal punto di vista musicale è forse quello più lontano da certi modelli di ascolto correnti». 

Cosa eseguirete nel vostro concerto?

«Nel programma abbiamo incluso brani dei diversi periodi della sua vita, racchiusi da due mottetti, il giovanile Ave Maria Virgo serena, e una delle sue ultime composizioni Pater Noster / Ave Maria, nel quale vengono unite le due preghiere.
C’è poi ad esempio il tour de force della Missa La sol fa re mi, con il Sanctus e l’Agnus Dei, brani che avrebbero affascinato molti dei minimalisti di oggi, ed eseguiremo anche lo Stabat mater il cui cantus firmus proviene della chanson Comme femme déconfortée, che dimostra una visione della musica sacra e di quella profana molto diversa da quella dell’epoca successiva. 
Nel sottotitolo del concerto risalta l’idea delle architetture musicali, ed è la ragione per la quale ho inserito nel programma anche un brano di colui che in un certo senso era una suo concorrente, Heinrich Isaac, che è il Credo dalla Missa Comme femme déconfortée».

Odhecaton Ensemble - Josquin Desprez
Odhecaton Ensemble

Anche a Bologna si ricorderà il musico franco fiammingo più famoso del Rinascimento, con una esposizione documentaria intitolata Giosquino nelle fonti musicali bolognesi dedicata alle cinquecentine contenenti le sue musiche che sono conservate nel Museo delle Musica, dove saranno esposte dal 12 ottobre al 12 novembre 2021. La mostra sarà inaugurata da una conversazione introduttiva, intitolata Sulle tracce di Josquin in Italia, di Carlo Vitali, Carlo Centemeri e Paolo Da Col, il quale il giorno seguente dirigerà il concerto di Odhecaton Ensemble presso l’Oratorio di San Filippo Neri dedicato alla Missa Hercules Dux Ferrarie e ad alcuni mottetti presenti nelle fonti musicali emiliane. Il concerto è inserito nel programma del festival Il Nuovo l’Antico che è una delle sezioni del Bologna Festival.

In questa intervista Paolo Da Col illustra le peculiarità del programma del concerto e racconta delle successive iniziative dedicate a Josquin che vedono il coinvolgimento di Odhecaton Ensemble.

«Saremo presenti nel programma delle giornate dedicate a Josquin di Arezzo dove eseguiremo la Missa Hercules Dux Ferrarie e due motetti Tu solus qui facis mirabilia, probabilmente scritto a Milano, e O Virgo prudentissima che è attribuito al periodo ferrarese. Nel programma del concerto di Bologna del 13 ottobre ci saranno diverse particolarità, a partire dal motetto Ave gratia plena Dei di Giovanni Spataro che a Bologna valorizzò l’arte di Josquin trascrivendo le sue musiche, sia messe che motetti, nei codici di San Petronio da lui redatti con grandissima cura.  
Eseguiremo il secondo Agnus dei della Missa l’Homme armée super voces musicales, che è un triplo canone mensurale, perché nel dipinto del pittore ferrarese Dosso Dossi viene riportato all’interno di un cerchio in una rappresentazione allegorica della musica. Lo stesso canone è presente in una tarsia del coro della chiesa di San Sisto di Piacenza, realizzata nel 1514 quando il compositore era ancora in vita, ma con l’aggiunta di un quarto segno mensurale che lo trasforma in una polifonia a quattro voci. È questa la versione che noi eseguiremo, e poi canteremo anche musiche contenute nelle stampe di Ottaviano Petrucci, conservate nel Museo della musica di Bologna, il cui nucleo principale proviene dalla biblioteca di Padre Martini».

«Prima di allora porteremo la musica di Josquin nel cuore delle Dolomiti per il piccolo festival di musica antica nella zona montuosa dello Zoldano, in provincia di Belluno, curato Da Andrea Marcon. Poi all’inizio di settembre gli dedicheremo un concerto a Trento e poi a Ferrara dove eseguiremo la Missa Hercules Ferrarie nel Palazzo dei Diamanti».

Odhecaton - copertina disco "Giosquino" - Josquin Desprez
Odhecaton - copertina disco "Giosquino"

Avete appena dedicato un disco alle composizioni musicali di Josquin scritte per le corti italiane.

«Lo abbiamo intitolato Giosquino, che è il modo nel quale veniva spesso chiamato in Italia, anche da Zarlino, e contiene musiche legate agli ambienti italiani di Milano, Roma e Ferrara. Per alcuni brani ci siamo avvalsi della collaborazione del giovane ensemble inglese Gesualdo Six, in modo da raggiungere il numero di ventuno voci ed evidenziare la solennità dei grandi mottetti, con riferimento alla quantità di cantori presenti nella corte di Ferrara all’epoca di Josquin. Questo confronto ha arricchito le potenzialità della sua musica, grazie alla omogeneità e allo stesso tempo, individualità delle singole voci. D’altronde a quel tempo le cappella musicali erano composte da musicisti provenienti da diverse parti d’Europa…».

Altre iniziative dedicate al musico oltremontano sono in cantiere, come il volumetto che sarà pubblicato dal Sole 24 Ore con i saggi di Camilla Cavicchi, Carlo Fiore, Giovanni Bietti, e la coproduzione italo-franco-belga di un lungometraggio documentario con la regia di Marco Zarrelli che si intitolerà Il padrone delle note: Josquin Desprez, con i contributi di Willem Elders, Jesse Rodin, Vasco Zara, Camilla Cavicchi, Katelijne Schiltz, Yörg Bölling, Paolo Da Col, e la partecipazione dell’attrice Sandra Ceccarelli. Il titolo si riferisce al noto commento di Martin Lutero: «Josquin è il padrone delle note: loro fanno ciò che lui vuole, mentre gli altri compositori devono obbedire a ciò che le note vogliono».

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