Il blog del Premio della Critica al Busoni / 29 agosto

La giuria ha scelto i 12 candidati ammessi alla finale solistica

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Il primo verdetto è stato reso pubblico ieri sera, alle 23.20, quasi un'ora dopo l'esibizione dell'ultimo candidato in gara nella semifinale solistica. Lilya Zilberstein, salita sul palco della sala assieme agli altri dieci membri della giuria internazionale, ha reso noti i nomi dei 12 pianisti che proseguiranno il cammino verso la vetta del Premio Busoni: Oxana Shevchenko (Kazakistan, 1987), Bruno Vlahek (Croazia, 1986), Jie Yuan (Cina, 1985), Tatiana Chernichka (Russia, 1984), Mimi Jue Wang (Cina, 1986), Gesualdo Coggi (Italia, 1985), Lorenzo Cossi (Italia, 1982), Christopher Devine (Inghilterra, 1982), Giuseppe Gullotta (Italia, 1981), Alexey Lebedev (Russia, 1980), Sun Ho Lee (Sud Corea, 1988), Michail Lifits (Germania, 1982).

In questi prime intense giornate di ascolti, noi giornalisti del Premio della critica ci siamo più volte chiesti quali fossero i criteri di scelta di una giuria durante una competizione, dal momento che in diverse occasioni la stampa, e non solo, ha avuto difficoltà a comprendere tali decisioni. Cosa conta di più: la solidità tecnica o la fantasia? la correttezza nei confronti della partitura o l'eccezionalità di un'interpretazione? la poesia o la potenza?

Rimane negli annali del Busoni la querelle sollevata dal pubblico nell'edizione del 2003 - con distribuzione di volantini in sala e ai media locali - per l'eliminazione, dopo la finale solistica, di Roberto Plano. Gli abbonati storici del concorso (ricordiamo che gli abbonati hanno il diritto di determinare il Premio del Pubblico) scrissero una lettera aperta ai vertici della Fondazione Busoni senza mezzi termini: "Pur ammettendo un margine estremamente elastico alla soggettività del giudizio, in questo caso l'eccezionalità del livello artistico del pianista ci è parsa indiscutibile, in modo tale da farci apparire l'esclusione di Plano uno scandalo tale da nuocere allo stesso concorso". Se già sembra difficile giudicare qualcuno, comprendere i giudizi altrui lo è ancora di più. Detto questo, a onor di cronaca riporto che quell'anno il Premio del Pubblico andò ad un altro concorrente (!!), la seconda classificata Maria Stembolskaia (primo non assegnato).

La reazione alla lettura del primo verdetto, ieri notte, non ha suscitato malumori o proteste di tale portata. Tra i candidati c'è stato chi ha chiamato subito casa con un sorriso accecante e chi, escluso, come la giovane ed interessante pianista ucraina Regina Chernychko, ha convenuto di non avere suonato in piena forma ed ha accettato serenamente il verdetto.

E la giuria del Premio della critica cosa ne pensa? Anche noi quattro ci siamo riuniti ieri sera al termine delle esibizioni per discutere su una possibile scelta. Il nostro compito, rispetto all'altra giuria, è più semplice - poiché il nostro metodo di giudizio è libero dalle severe e spesso ingrate regole dei numeri - ma allo stesso tempo più difficile - poiché la nostra scelta può cadere su uno qualsiasi dei 22 candidati, anche se questo venisse fermato al primo turno. Fortunatamente così non è stato e, grosso modo, la rosa di candidati individuata da noi giornalisti è passata al secondo turno. Dico fortunatamente, perché questo significa che potremo approfondire l'ascolto dei nostri prescelti nelle prossime sessioni di prove. Non nascondo che abbiamo visto passare avanti anche un candidato (e non posso specificare sesso e nazionalità finchè la competizione è in atto) che avremmo unanimemente eliminato dopo i primi cinque minuti d'esibizione. Se proprio questa persona vincesse il Busoni quest'anno, ne nascerebbe un'interessante dibattito che porterebbe a criticizzare il giudizio in una polifonia d'intendimenti. Ma il primo passo verso un confronto di opinioni tra chi ha il compito di lanciare una carriera consegnandola ai palcoscenici internazionali (la giuria del Busoni) e chi ha quello altrettanto importante di portarla avanti, o meno, con le recensioni (i giornalisti) è avvenuto già ieri sera. Sulla strada verso l'albergo, attraverso una Piazza Walter ancora calda e piena di gente, Lilya Zilberstein si è avvicinata a noi quattro, mostrando interesse per il nostro personale verdetto. "More or less!" - abbiamo risposto con gratitudine.

Comincia stamattina, con la solita cadenza di tre sessioni giornaliere, la finale solistica: una trascrizione di Bach-Busoni, una sonata di Beethoven, un pezzo contemporaneo scelto tra quelli proposti dal concorso ed altre opere a libera scelta per un totale di 65 minuti.

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Articolo in collaborazione con Fondazione Busoni

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