Quando Alexandre Dratwicki apre la finestra della sala da ballo del Palazzetto Bru Zane e si vede la Basilica dei Frari, la Venezia musicale di ieri (lì è sepolto Monteverdi) incontra la Venezia musicale di oggi. Tra le sale affrescate del Palazzetto che fu della famiglia Zane e che dal 2009 è la casa della Fondazione Bru, il romanticismo francese in musica ha trovato un punto di partenza per conquistare il mondo. Il Palazzetto Bru Zane è la sede del Centre de la musique romantique francaise che esplora il repertorio musicale francese dal 1780 al 1920: sembrava una scommessa difficile da vincere e invece nove anni dopo il Palazzetto è diventato il punto di riferimento internazionale per quel repertorio.
«La nostra missione è far riscoprire il romanticismo francese, i compositori poco noti e le pagine dimenticate di compositori noti – esordisce Alexandre Dratwicki, direttore scientifico del Palazzetto Bru Zane – e così abbiamo dedicato concerti, dischi, pubblicazioni a Benjamin Godard, Antoine Reicha, Félicien David, Fernand de la Tombelle, Etienne-Nicolas Méhul, Louis-Ferdinand Hérold… poi dopo qualche anno di “terrorismo intellettuale” siamo passati anche a nomi notissimi ma con pagine poco note: Edouard Lalo (La Jacquierie, l’integrale della musica concertante per violino, violoncello e pianoforte), Saint -Saens (le Mélodies, il Quintetto con pianoforte, il Quartetto per archi n.1) e quest’anno tocca a Gounod. Io credo che il punto fondamentale sia la concretezza cioè il rapporto concreto con quelle partiture e quelle pagine che sono negli archivi: si parte dalla ricerca, che può durare anni, e si arriva a far rivivere quelle musiche, questa è la cosa più bella, io ho una grande curiosità e mi piace scoprire e studiare, ma voglio che da quella ricerca si crei una vita musicale, non deve rimanere un lavoro per dottorandi, deve dar vita a tutta una catena “produttiva”: dalla ricerca in archivi e biblioteche si passa all’organizzare un convegno, poi si pubblicano libri e partiture, si programmano i concerti, si registrano per lasciarne una traccia, si trasmettono live sulla nostra web radio, si incidono i cd. Questa è la nostra maniera di lavorare».
E proprio nei giorni scorsi Proserpine di Saint-Saens (libro e cd prodotto dal Bru Zan nella collana “Opéra francais”) ha vinto l’International Classical Music Award (Icma) come “best opera 2018.
Ogni compositore “scelto” dal Bru Zane diventa protagonista di un festival a Venezia e di un festival a Parigi, e poi i concerti si ramificano da Padova a Berlino, il tutto grazie alla Fondazione Bru o ad altri sponsor?
«La Fondazione Bru ci dà un budget annuale di 3 milioni e mezzo di euro, così siamo indipendenti, totalmente, poi abbiamo un contributo dalla Regione Veneto per la nostra attività didattica con i ragazzi: sono più di 1200 ogni anno i giovani che vengono qui a seguire programmi pedagogici e didattici appositamente realizzati per loro. Da quattro anni realizziamo “produzioni” che vendiamo ai teatri, è il caso ad esempio di Les Chevaliers de la Table ronde di Hervé che ha avuto un successo incredibile. Vendere le nostre produzioni ci permette di aggiungere circa 2 milioni al nostro budget, ovvio che poi bisogna calcolare i costi della produzione e i cachet degli artisti. Ci sono concerti o spettacoli che realizziamo perché abbiano una vita duratura, che per tre o quattro anni possano toccare diversi paesi, è il caso del “Gounod gotico”, dedicato alla sua produzione di musica sacra, che abbiamo eseguito a Venezia nella seconda giornata del festival Gounod con il Coro della Radio Fiamminga diretto da Hervé Niquet, e che è già stato presentato in Belgio e poi andrà in Francia e così via per i prossimi anni».
In Italia se si dice Gounod un appassionato medio pensa a Faust o all’Ave Maria, e invece voi proponete tante altre facce di Gounod sotto il titolo “mistico o sensuale?”
«Per il bicentenario della nascita di Gounod abbiamo pensato al suo vasto catalogo così poco conosciuto, perché oltre a Faust e all’Ave Maria in Francia si pensa anche al Roméo et Juliette, ma non a molto di più. Questa dualità tra il misticismo e il suo teatro così sensuale è poco nota e ci piaceva sottolinearne i due aspetti. Mi ha sempre colpito che il Faust si chiudesse con la frase "Christ est ressuscité" e il Roméo con "Seigneur, pardonnez-nous", entrambe con un riferimento religiso. Gounod fece studi di teologia, avrebbe potuto anche diventare sacerdote…Così abbiamo messo in cartellone la Messa vocale a cappella, Les Sept Paroles du Christ sur la croix, poi le pagine da camera, le Mélodies ma anche le arie da opere poco eseguite come La nonne sanglante e la Reine de Sabe o le pagine “tagliate” da Roméo e Faust. Proprio Faust sarà al centro del Festival a Parigi : il 14 giugno al Théatre des Champs Elysées eseguiremo in forma di concerto la prima versione con i dialoghi del 1859. Il 16 giugno a Radio France ci sarà un Gala (la data dell’anniversario è il 17 giugno) con l’Orchestra National de France diretta da Jesko Sirvand e le voci di Elsa Dreisig, Jodie Devos, Kate Aldrich, Benjamin Bernheim, Patrick Bolleire con la prima versione, inedita, dell’aria della pozione da Roméo et Juliette, brani da Mors et Vita, l’opera Cinq Mars. E dal 2 al 12 giugno all’Opéra Comique mettiamo in scena La nonne sanglante. Nel Festival sono anche pagine che l’autore non ha mai avuto l’occasione di ascoltare come la cantata Marie Stuart e Rizzio che presentiamo il 19 aprile all’Auditorium Pollini di Padovca con l'Orchestra di Padova e del Vebneto diretta da Marcello Panni con le voci di Gabrielle Philiponet e Enguerrand De Hys. Insomma è una bellissima occasione per far scoprire la qualità del ricco catalogo di Gounod».
E per il futuro?
«Abbiamo già presentato le attività del 2018/19: poiché nel 2019 ricorre il bicentenario della nascita di Jacques Offenbach il festival a Venezia dal 29 settembre al 28 ottobre 2018 e a Parigi nel giugno 2019, sarà dedicato a lui con convegni a Colonia e a Parigi, concerti, operette… mentre nella primavera del 2019 a Venezia presenteremo un festival dedicato ai “Musicisti nella Grande Guerra” in occasione del centenario del Trattato di Versailles riscoprendo autori come Jean Cras, Fernand Halphen, Guy Ropartz . E nei prossimi anni ci sarà spazio per Reynaldo Hahn, per Saint-Saens nel 2021, abbiamo già programmi fino al 2023: non manchiamo un anniversario! E approfittiamo anche degli anniversari degli altri: nel 2013 era il bicentenario della nascita di Wagner e così ne abbiamo “approfittato” per abbinare il suo Der Fliegende Hollander a Le vaisseau fantome ou Les maudit des mers di Pierre-Louis Dietsch e nel 2020 per il 250° anniversario della nascita di Beethoven daremo spazio ai “Beethoven francesi” come Cherubini e Mehul”.