La Società Italiana Musica Contemporanea è una storica istituzione fondata dal compositore Alfredo Casella nel 1923 allo scopo di offrire slancio e nuovo riconoscimento internazionale alla musica contemporanea italiana. In occasione del centenario della SIMC (1923-2023), sono in atto diverse iniziative in tutta Italia organizzate da Conservatori, Istituzioni e Associazioni allo scopo di proseguire e sviluppare ulteriormente i presupposti sui quali SIMC è stata fondata. A tal proposito abbiamo chiesto al M° Andrea Talmelli, Presidente dal 2017, di parlarci di questo importante traguardo e di illustrare le iniziative programmate.
Presidente, la Società Italiana Musica Contemporanea compie cent’anni: con quale scopo è nata?
«La SIMC è nata per promuovere e diffondere la nuova musica italiana. La generazione dell'Ottanta e Casella, che era il più qualificato degli esponenti, sapevano che la musica italiana, compressa sugli interessi del melodramma ottocentesco, era rimasta indietro nei generi sinfonici e cameristici rispetto l'evoluzione avuta in altri Paesi europei, come Francia e Germania. Da qui l'intento di ridarle slancio e identità».
Come è vista oggi la musica contemporanea e quali cambiamenti ha dovuto adottare per
meglio adattarsi alla sua evoluzione?
«Purtroppo la musica che, con il termine contemporanea, stava per musica classica del presente, colta e di qualità artistica, in questi decenni ha subito una vera sostituzione identitaria nella società a favore dei generi che un tempo si definivano popolari, leggeri, di svago e d'intrattenimento, oggi altamente commerciali e lucrativi. Questo il nodo che si ha davanti nell'era delle contaminazioni dei generi, della globalizzazione e dell'impoverimento culturale del vocabolario dei media e dei social. Quale arte musicale ci aspetta, se ancora la si potrà definire tale, nel prossimo futuro?»
Lei è Presidente dal 2017: qual è il bilancio di questi anni?
«È cambiato totalmente lo scenario non solo rispetto alla SIMC del primo Novecento, più legato e sovrapposto alle ideologie politiche e culturali dell'epoca, ma anche di quello del dopoguerra delle cosiddette avanguardie che tentarono di far rinascere dopo la tragedia della seconda guerra mondiale, un nuovo umanesimo artistico. Tuttavia questo fu più ideologico che attento alle necessità della comunicazione e del dover fare i conti con la resa alle leggi del mercato consumistico. Oggi stiamo cercando strade nuove. La SIMC non è una associazione come altre a carattere produttivo e territoriale ma tende a favorire il far rete comune da parte di enti e associazioni presenti in tutta Italia per dar voce a questo nuovo impegno culturale».
Quali sono le iniziative per la celebrazione dei cento anni di attività?
«Nel manifesto presentato a gennaio erano presenti più di 50 città e istituzioni, che ora stanno anche aumentando. Buon segnale di vivacità culturale e artistica! Alcune iniziative sono direttamente organizzate da SIMC, altre in stretta collaborazione, e in altre ancora offriamo il patrocinio del centenario. Tanti i concerti, ma anche i convegni di studio e il confronto sulle problematiche comuni. D'altra parte la stessa SIMC, in questi anni di mia presidenza, ha triplicato i suoi iscritti».
La Società intrattiene rapporti anche con i conservatori?
«In particolate piace segnalare proprio questo, il rapporto con istituzioni e soprattutto i conservatori. Sono diversi i progetti che si stanno realizzando in stretta collaborazione. Oltre a quello di Pesaro che da quattro anni organizza con noi le giornate di C'è del Nuovo, penso anche a Rovigo, Verona, Bari, Venezia per citarne alcuni».
La Società si propone di valorizzare la musica d'oggi. In quale modo?
«Abbiamo sviluppato un’intensa attività con il nostro Direttivo Nazionale ma anche con un apposito Comitato del centenario coordinato dal musicologo Renzo Cresti. Abbiamo attenzione soprattutto alle nuove generazioni cui offriamo opportunità di educazione. Attraverso l'ascolto e il confronto approfondiamo poi i temi del comporre e dei suoi aspetti linguistici e gli utilizzi tecnologici. Ci saranno ben quattro convegni nei prossimi mesi e quello di Firenze, organizzato a settembre da SIMC in collaborazione con il GAMO, presenterà un ampio ventaglio di esperienze in due giorni di relazioni, interventi, dibattiti e concerti».
Ad ottobre SIMC sarà a Venezia per un progetto molto particolare: di cosa si tratta?
«Verrà ricordata l’iniziativa di Venezia Opera Prima, voluta oltre 40 anni fa da Italo Gomez e Luigi Nono. Allora partecipai anch'io tra i giovani compositori selezionati per l’esecuzione e per i dibattiti alla Fenice. Questo non sarà però un semplice ricordo di una bellissima iniziativa di allora. Insieme al Conservatorio B. Marcello, al Teatro La Fenice e all'Archivio Nono, faremo una riflessione sull'esperienza vissuta in questi decenni non solo da parte nostra ma anche da tutta la musica italiana contemporanea».
Tra i Presidenti onorari, SIMC ha avuto alcune personalità di spicco: che ruolo hanno avuto?
«Limitandomi ai sette anni della mia presidenza, è con vero piacere e onore che segnalo le presidenze onorarie di due figure di spicco come furono Ennio Morricone e Azio Corghi. Personalità molto diverse tra loro e per impatto sociale, ma entrambe ben liete di questo riconoscimento ricevuto e sempre disponibili a confrontarsi con noi sulle iniziative e sui progetti come furono quelli di Scrivere per il futuro nel periodo della pandemia, e quello di Scrivere per la Pace allo scoppiare della guerra in Ucraina. I due progetti hanno prodotto oltre 120 nuove composizioni realizzate in video, presenti sul canale YouTube della SIMC».