L’Orchestra Camerata Strumentale Città di Prato si prepara a celebrare i suoi venticinque anni da un lato valorizzando la propria identità di centro di produzione e promozione musicale di respiro internazionale ma radicato nel proprio territorio, dall’altro confermando il suo impegno nei confronti del proprio pubblico attraverso la proposta raccolta nel cartellone della nuova stagione concertistica 2022-2023. Una rassegna pensata, appunto, quale ideale festa per l’importante traguardo raggiunto e che prevede, tra l’anteprima del 20 ottobre e il concerto conclusivo dell’11 maggio, nove appuntamenti pensati per valorizzare l’ampio repertorio frequentato da questa compagine nel corso del suo ormai consolidato percorso, con l’aggiunta di un appuntamento fuori stagione previsto per il 27 e 28 maggio specificamente pensato per il venticinquesimo della Camerata Strumentale offrendo la prima esecuzione assoluta di The Song of the Ladder, una parabola da chiesa di Hazel Gould con musica di John Barber appositamente commissionata per l’occasione.
Per approfondire i caratteri di queste iniziative abbiamo fatto una piacevole chiacchierata con Alberto Batisti, direttore artistico della Camerata Strumentale Città di Prato fin dalla sua fondazione risalente al gennaio 1998.
Venticinque anni per una realtà come la vostra rappresentato un traguardo decisamente significativo: ci racconta la particolare genesi della Camerata e il percorso fatto in questi cinque lustri?
«Innanzitutto possiamo dire che la nostra orchestra è nata in una circostanza del tutto particolare, grazie soprattutto al combinato disposto, se vogliamo più unico che raro, di un tessuto imprenditoriale solido e perspicace da un lato e di una serie di istituzioni sensibili alla valorizzazione del territorio e della cultura. Occorre evidenziare come, al tempo della prima intuizione che sta alla base del progetto della Camerata Strumentale Città di Prato germinata attorno al 1997, il nostro territorio rappresentava il principale distretto del settore dell’industria tessile nel nostro Paese e Prato era la terza città per numero di abitanti dell’Italia centrale. Un panorama fertile, nel quale si sono innestate le sensibilità di enti quali il Comune e la Provincia, oltre alla fondamentale presenza dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Prato, tre istituzioni che fanno parte tutt’oggi dei soci della nostra realtà. Sono state personalità di imprenditori illuminati come quelle di Lamberto Cecchi – esponente di spicco dell’imprenditoria pratese purtroppo scomparso lo scorso settembre, amministratore delegato del Lanificio Cecchi Lido e per tre mandati alla guida dell'Unione Industriale Pratese – da un lato e di personalità artistiche come Alessandro Pinzauti e Piero Bellugi dall’altro, che hanno permesso di creare e sviluppare la Camerata».
«Io ho avuto il privilegio di essere presente fin dalla fondazione, riuscendo così a seguire lo sviluppo della nostra orchestra nata ufficialmente nel gennaio del 1998 da una suggestione di Riccardo Muti, che l’ha diretta in diverse occasioni. Qualche tempo prima della fondazione della Camerata, infatti, in occasione di un concerto tenuto a Prato dallo stesso Muti alla guida dell’Orchestra Giovanile Italiana, alcuni esponenti del territorio hanno chiesto al maestro cosa si dovesse fare per valorizzare la cultura musicale nelle giovani generazioni, ricevendo come risposta “Create un’orchestra!”. Da quel momento è partita un’iniziativa che ha portato alla creazione di una realtà che dal 1998 al 2014 ha avuto in Alessandro Pinzauti il suo direttore musicale, col quale l’Orchestra si è fatta conoscere e ha costruito il suo ampio repertorio. Dal 2014 il direttore musicale è Jonathan Webb, mentre per molti anni l’Orchestra ha avuto inoltre in Piero Bellugi una figura di riferimento artistico: l’ultimo concerto del grande direttore è stato proprio con la Camerata Strumentale nel gennaio del 2012».
Pensando al percorso che avete tracciato in questi venticinque anni, possiamo dire che sono tanti i musicisti che hanno contribuito a costruire l’identità della vostra orchestra…
«In effetti abbiamo avuto l’opportunità di collaborare sia con diversi grandi direttori sia con importanti solisti. Un particolare rapporto di affetto è stato costruito negli anni con Bruno Bartoletti, che è salito in più occasioni sul podio della Camerata, mentre fra gli altri direttori possiamo citare figure come quelle di Roberto Abbado, Antonello Allemandi, Antonio Ballista, Filippo Maria Bressan, Marzio Conti, Lorenzo Fratini, Gary Graden, Michael Güttler o ancora Murray Perahia. Quest’ultimo appartiene anche ai grandi musicisti che hanno collaborato con la Camerata in veste di solisti, tra i quali annoveriamo figure come quelle di Philip Glass, Andrea Lucchesini, Pietro De Maria, Louis Lortie, Pascal Rogé, Alessio Bax, Jin Ju, Herbert Schuch, Mariangela Vacatello, Jian Wang, David Geringas, Mario Brunello, Enrico Bronzi, Boris Belkin, Andrea Tacchi, Cristiano Rossi, Gian Paolo Pretto, Daniele Damiano, e tanti altri. Un ventaglio di artisti che nella loro varietà rappresentano bene l’impianto e il carattere di un’orchestra come la nostra, il cui repertorio spazia dal Barocco al Novecento, con un’attenzione particolare per il repertorio sinfonico-corale».
Un altro elemento caratterizzante è lo stretto rapporto con il vostro pubblico, sia quello adulto sia quello rappresentato dai ragazzi delle scuole…
«Certamente, il nostro legame con il pubblico è molto stretto e rappresenta una caratteristica peculiare della nostra realtà che, al tempo stesso, ci rende molto orgogliosi e ci responsabilizza. Per esempio, quando abbiamo sentito la necessità di dotarci di una camera acustica adeguata alle nostre attività musicali, essa è stata acquistata attraverso una sottoscrizione economica pubblica che ha restituito una grande risposta collettiva da parte del nostro pubblico. Un altro esempio di questo rapporto speciale se non unico nel suo genere fra l’Orchestra e la sua Città lo possiamo trovare nell’esperienza rappresentata dalla realizzazione nel 2016 di Noye’s Fludde, opera in un atto del compositore britannico Benjamin Britten destinata principalmente agli artisti dilettanti, in particolare ai bambini che, coinvolgendo direttamente il pubblico e un coro di 200 bambini, ha segnato per tutta la nostra comunità il punto più alto e più luminoso nella partecipazione alla musica come simbolo di concordia sociale».
Un’esperienza che, in qualche modo si riverbera anche nella speciale iniziativa pensata per celebrare i 25 anni della Camerata…
«Come racconta il premio Nobel per la pace Elie Wiesel, l’episodio biblico del sogno di Giacobbe e della scala su cui salgono e scendono gli angeli ha nella tradizione popolare ebraica un’appendice di bellezza singolare. Gli angeli si dimenticano di ritirare la scala e la lasciano in dono all’umanità. Quella scala è la musica, per mezzo della quale possiamo innalzarci dalla nostra condizione e avvicinarci all’assoluto. In questo senso possiamo dire che venticinque anni fa, la comunità di Prato si è donata una scala, un’Orchestra con cui costruire un percorso che offrisse a tutti la possibilità di guardare in alto. Prendendo spunto da questa immagine, la celebrazione del nostro venticinquesimo culminerà in un nuovo dono, idealmente generato dal quella che, nella memoria di tutti, rimane come l’esperienza più eloquente del rapporto fra la Camerata e il suo pubblico rappresentata, come appunto già ricordato, dalla Noye’s Fludde di Benjamin Britten. Seguendo quel modello ispirato alla partecipazione, il regalo di compleanno che la Camerata, insieme al Teatro Metastasio, farà a Prato è una nuova partitura, The Song of the Ladder (Il Canto della Scala), in cui il compositore britannico John Barber e la drammaturga Hazel Gould sono stati chiamati a restituire la storia di Giacobbe, degli angeli e del dono della musica. Con questa tenerissima allegoria ricorderemo quanto sia stato importante per tanti Pratesi poter vivere e crescere con un’Orchestra come risorsa condivisa di bellezza e di concordia».
Al di là di questo evento speciale, quali sono i caratteri salienti della nuova stazione 2022 – 2023?
«La nuova stagione esprime anche, e soprattutto, lo sguardo verso il futuro, per questo motivo accoglie nei singoli programmi tanta musica del nostro tempo, selezionata per ciò che ci è più affine per identità e ideali. Ai maestri del Novecento storico come Casella, Malipiero, Prokof’ev, Šostakovič accostiamo Benjamin Britten, punto di riferimento etico di tante nostre scelte e proprio per questo celebrato nel concerto del 2 marzo, per la festa di compleanno della Camerata, con la Young Person’s Guide to the Orchestra, affidata a Jonathan Webb, che in questi ultimi anni ha saputo trasmettere all’Orchestra e al pubblico un’ispirazione preziosa. A quegli autori si aggiungono maestri contemporanei come Alfred Schnittke, Arvo Pärt, Pētēris Vasks, uniti da un saldo legame estetico e spirituale che si annoda anche al nuovo lavoro commissionato a John Barber, giovane autore figlio dell’eredità morale di Britten. In occasione dell’appuntamento precedente del 9 febbraio, inoltre, dopo il suo felicissimo esordio tutto bachiano nella scorsa stagione Claudio Novati si misura con un repertorio affatto diverso, che da Haydn si spinge fino ad Alfredo Casella. Il programma è consacrato alla memoria della nipote del compositore, la musicologa Fiamma Nicolodi, grande amica e fedele abbonata delle Stagioni della Camerata strumentale. Scomparsa nell’agosto del 2021, Fiamma Nicolodi ha contribuito con eccezionale generosità alla formazione di generazioni di studiosi, grazie al suo appassionato magistero accademico. Il futuro è anche rappresentato dall’investimento che questo programma fa su un artista straordinario come Hugo Ticciati e su altri giovani direttori, col debutto di un pratese, Simone Ori, che nella Camerata è cresciuto grazie a tante collaborazioni come organista e cembalista e che sale sul podio per il Concerto di Pasqua con lo Stabat Mater di Pergolesi, la più toccante e universale “Pietà” tradotta in musica».
«Infine, nel delineare una Stagione per noi così significativa non ci può essere futuro senza la memoria di chi ha lasciato un segno decisivo nella nostra vicenda umana e artistica. Il Peer Gynt di Grieg fu interpretato da Piero Bellugi con la Camerata nel 2001. A distanza di ventuno anni, il ritorno il 15 dicembre di questa partitura incantata, affidata a Filippo Maria Bressan, è l’omaggio dell’Orchestra all’indimenticabile Piero Bellugi e alla sua generosità di artista, la “cara immagine paterna” che accompagnò il cammino dei nostri musicisti fin dalla costituzione di questo organismo sinfonico che, dopo venticinque anni, può dirsi orgogliosamente strumento indispensabile alla crescita civile di una comunità. Una scala per guardare, insieme, verso nuovi orizzonti».
Per informazioni visitare il sito www.cameratastrumentale.org.