«La stagione 2019/20 sarà ricordata come una stagione incompiuta e conclusa bruscamente. Ma non dobbiamo dimenticare che fino alla metà di marzo ci sono state migliaia di produzioni». Il coronavirus dunque non ha annullato il tradizionale appuntamento annuale con la classifica delle migliori produzioni e contributi alla produzione operistica della stagione stilata dalla rivista Opernwelt sulla base di quanto indicato da un campione di 43 critici musicali europei a maggioranza da paesi di lingua tedesca.
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Doppia nomina per il miglior teatro lirico della stagione: il Grand Théâtre di Ginevra, la cui programmazione è stata completamente rinnovata da Aviel Cahn, già alla guida dell’Opera delle Fiandre, e l’Oper Frankfurt, la cui «miscela di tradizione e innovazione, di continuità e piacere della scoperta» e «l’attenzione non rivolta alle stelle del canto ma ai nuovi interpreti di talento» continua a piacere alla maggioranza dei critici che attribuiscono al teatro il titolo per la quinta volta dal 1996. Curiosamente, i due migliori teatri lirici della scorsa stagione non figurano quasi nelle altre categorie.
Fra gli spettacoli della scorsa stagione, il Tannhäuser inaugurale del Festival di Bayreuth 2019 si impone come migliore produzione lirica, «un road movie molto intelligente e sovversivo che non risparmia né critiche alla religione né alla rivoluzione», secondo Opernwelt, firmato da Tobias Kratzer, che si è imposto come migliore regista.
Come migliore novità della stagione la spunta per un soffio Orlando dell’austriaca Olga Neuwirth dal romanzo di Virginia Woolf, commissione della Staatsoper di Vienna, su Snedronningen (La Regina delle nevi) del danese Hans Abrahamsen dalla favola di Hans Christian Andersen commissionata dal Teatro Reale di Copenhagen e dalla Bayerische Staatsoper di Monaco di Baviera. Migliore riscoperta della stagione, invece, è il Lanzelot di Paul Dessau riproposto dopo decenni di oblio al Nationaltheater di Weimar.
Per la migliore scenografia è Katrin Lea Tag ad avere la meglio soprattutto per The Bassarids di Hans Werner Henze prodotta dalla Komische Oper di Berlino ma anche per la Salome di Richard Strauss, sostanzialmente priva di scena vista (o dalla scena invisibile), prodotta dall’Oper Frankfurt, entrambi con la regia di Barrie Kosky.
È invece il veterano Achim Freyer a spuntarla come migliore costumista per il fantasioso Œdipe di George Enescu prodotto dal Festival di Salisburgo, del quale Freyer ha firmato anche regia, scene e disegno luci.
Nelle categorie musicali, è ancora una volta la Bayerische Staatsorchester di Monaco di Baviera la migliore orchestra della scorsa stagione e ancora una volta miglior direttore è il direttore musicale uscente dell’orchestra Kirill Petrenko, che questa volta deve dividere il titolo con Titus Engel, di cui la maggioranza dei critici ha apprezzato precisione, eleganza e trasparenza impresse all’orchestra del Boris Godunov allo Staatstheater di Stoccarda oltre che all’equilibrio e alla varietà dinamica di Einstein on the Beach di Philip Glass allestito da Daniele Finzi Pasca al Grand Théâtre di Ginevra.
Per la tredicesima volta il coro della Staatsoper di Stoccarda è stato indicato come il miglior coro lirico. Per il canto sono il soprano Marlis Petersen per Die tote Stadt di Korngold a Monaco di Baviera e Salome al Theater an der Wien, e il controtenore Jakub Józef Orliński per Tolomeo Rè d’Egitto di Händel a Karlsruhe e Belshazzar all’Oper Zürich a essere imporsi come migliori cantanti della scorsa stagione.
Nel settore editoriale, riconoscimenti alla registrazione discografica della Leonore (Harmonia Mundi) del 1805, prima versione del Fidelio di Ludwig van Beethoven, con la Freiburger Barockorchester diretta da René Jacobs, e al volume Opernarbeit (Baerenreiter Verlag) che raccoglie 25 anni di saggi sull’opera di Sergio Morabito.