La Libreria Musicale Italiana pubblica due libri su Claudio Abbado nel decennale della morte. Claudio Abbado nota per nota, a firma di Mauro Balestrazzi (pp. 490, Euro 40), è frutto di ricerche da certosino ed elenca le sue presenze sul podio nel corso di una carriera durata più di mezzo secolo. Un capitolo per decennio a partire dagli anni Cinquanta, preceduto da una nota esplicativa. Si tratta di un utilissimo testo da consultazione, che però offre anche dettagli curiosi, spesso illuminanti, come per esempio quelli relativi ai primi approcci al mondo musicale del giovane studente del Conservatorio di Milano. Claudio (così voleva essere chiamato) all'origine voleva fare il pianista e ha suonato come solista nell'orchestra diretta dal padre Michelangelo, dando subito un'ottima prova di sé. Non altrettanto come compositore, stando agli scarsi voti ricevuti dalla commissione presieduta da Giorgio Federico Ghedini. Come ha spiegato Balestrazzi nel corso della presentazione del volume nel foyer della Scala lo scorso gennaio, è anche interessante per il lettore affidarsi ai grandi numeri e scoprire che Abbado nel corso della sua vita ha diretto solo quaranta opere liriche, mentre più di settecento sono stati i concerti. E ben ventisei le produzioni del Simon Boccanegra, in quindici teatri diversi nel corso di diciott'anni, a riprova del suo amore per quest'opera di Verdi e di come fosse abituato ad approfondire di continuo le partiture che più lo interessavano, senza mai ritenere d'aver raggiunto una interpretazione definitiva.
Di struttura molto diversa è invece Ho piantato tanti alberi di Angelo Foletto (pp. 312, Euro 30), che raccoglie i suoi articoli pubblicati su "Repubblica" (dal 1978 al 2019), insieme con quelli su "Musica Viva" e "Classic Voice". Basterebbe l'incontro con Abbado a Berlino, appena insediato alla Philarmonie, mentre a poche centinaia di metri di distanza si stava smantellando il muro, a far rivivere la Storia alla quale il direttore ha sempre voluto partecipare coi mezzi a sua disposizione, la musica e la cultura. Il titolo della raccolta di Foletto si riferisce forse a Voltaire che nella sua villa di Ferney più che dei suoi scritti si vantava d'aver messo a dimora quattromila alberi o forse alla richiesta provocatoria dello stesso Abbado al Comune di Milano di piantarne diecimila se fosse tornato alla Scala, ma è certo una metafora del modo di seminare idee, progetti ai quali il direttore non ha mai rinunciato. Dalla fondazione di Milano Musica per sostenere la contemporanea, ai cicli organizzati a Vienna, all'impegno coi giovani, alla creazione della Mahler Jugendorchester fondata nel 1986, della Mahler Chamber Orchestra nel 1997, alla rinascita del Festival di Lucerna con la sua nuova orchestra, di tutte queste imprese Foletto è testimone prezioso. Ma come accenna Alessandro Baricco nella prefazione, sempre senza far troppo rumore, sempre scostato di un paio di passi, mai col sussiego del critico musicale o del musicologo. Ed è questo raro atteggiamento che rende prezioso il libro.