Anton Bruckner
Sinfonia n. 5
Lucerne Festival Orchestra, direttore Claudio Abbado
Accentus Music (1 dvd)
La videografia di Claudio Abbado e della Lucerne Festival Orchestra si arricchisce di un nuovo titolo bruckneriano, dopo la Settima Sinfonia del 2005 (dvd EuroArts): si tratta stavolta della Quinta, ripresa dal vivo nell'agosto 2011. Quasi superfluo tessere altre lodi dell'orchestra rifondata da Abbado dieci anni fa e già leggendaria: molto semplicemente, si tratta di un complesso di stupefacente perfezione, che all'esperienza delle gloriose prime parti dei Berliner Philharmoniker unisce lo slancio e la dedizione dei molti giovani virtuosi attivi nell'Orchestra Mozart e nella Mahler Chamber Orchestra chiamati a Lucerna dal direttore milanese.
La monumentale Quinta trova così una definizione che sul piano della resa strumentale, grazie alla mirabile chiarezza delle tessiture e alla ricchezza dei piani dinamici, si colloca ai vertici della discografia. Da un lato abbiamo qui un Bruckner tra i più trasparenti e persino, il termine non sembri inappropriato, eleganti che si possano ascoltare; dall'altro un'articolazione del processo formale che non si discosta dalla linea mediana dei principali interpreti del secondo Novecento. Sintetizzando, Abbado si colloca a mezza strada tra Wilhelm Furtwängler, la cui storica Quinta (Berlino 1942, DG) conta tra le più veementi e perentorie della storia del disco, e la cosmica ampiezza, coniugata però con una visione prospettica di soggiogante lucidità, di Sergiu Celibidache (Stoccarda 1981 DG, Monaco 1993 Emi). E dunque la sua lettura appare profilata con tempi non troppo diversi da quelli adottati da direttori come Horenstein, Tintner, Sinopoli e Barenboim, cui si potrebbe aggiungere il Karajan della versione Deutsche Grammophon del 1976, eccettuato però l'Adagio, di inusitata, quasi celibidachiana lentezza (21:26, contro i 17:36 di Abbado).
L'andamento insieme comodo e scorrevole è senz'altro congruente con un'immagine di coesione; ed ha ragione Julia Spinola a lodare, nelle note illustrative accluse al dvd, la capacità di Abbado di «risolvere in espressione la costruzione paratattica della musica di Bruckner». Ma si può osservare che c'è anche un altro modo di intendere l'accavallarsi di queste gigantesche onde sinfoniche: quello che mira a svelarne, al contrario, il senso costante di una inesorabile consequenzialità. Furtwängler e Celibidache, con mezzi diversissimi, ci riuscivano; Abbado mira ad altri esiti, e dall'altro punto di vista potrebbe anche risultare qua e là deludente; ma non v'è dubbio che nella direzione da lui scelta sia difficile, oggi, far di meglio.
(Articolo pubblicato sul "giornale della musica" 300, febbraio 2013)
Sinfonia n. 5
Lucerne Festival Orchestra, direttore Claudio Abbado
Accentus Music (1 dvd)
La videografia di Claudio Abbado e della Lucerne Festival Orchestra si arricchisce di un nuovo titolo bruckneriano, dopo la Settima Sinfonia del 2005 (dvd EuroArts): si tratta stavolta della Quinta, ripresa dal vivo nell'agosto 2011. Quasi superfluo tessere altre lodi dell'orchestra rifondata da Abbado dieci anni fa e già leggendaria: molto semplicemente, si tratta di un complesso di stupefacente perfezione, che all'esperienza delle gloriose prime parti dei Berliner Philharmoniker unisce lo slancio e la dedizione dei molti giovani virtuosi attivi nell'Orchestra Mozart e nella Mahler Chamber Orchestra chiamati a Lucerna dal direttore milanese.
La monumentale Quinta trova così una definizione che sul piano della resa strumentale, grazie alla mirabile chiarezza delle tessiture e alla ricchezza dei piani dinamici, si colloca ai vertici della discografia. Da un lato abbiamo qui un Bruckner tra i più trasparenti e persino, il termine non sembri inappropriato, eleganti che si possano ascoltare; dall'altro un'articolazione del processo formale che non si discosta dalla linea mediana dei principali interpreti del secondo Novecento. Sintetizzando, Abbado si colloca a mezza strada tra Wilhelm Furtwängler, la cui storica Quinta (Berlino 1942, DG) conta tra le più veementi e perentorie della storia del disco, e la cosmica ampiezza, coniugata però con una visione prospettica di soggiogante lucidità, di Sergiu Celibidache (Stoccarda 1981 DG, Monaco 1993 Emi). E dunque la sua lettura appare profilata con tempi non troppo diversi da quelli adottati da direttori come Horenstein, Tintner, Sinopoli e Barenboim, cui si potrebbe aggiungere il Karajan della versione Deutsche Grammophon del 1976, eccettuato però l'Adagio, di inusitata, quasi celibidachiana lentezza (21:26, contro i 17:36 di Abbado).
L'andamento insieme comodo e scorrevole è senz'altro congruente con un'immagine di coesione; ed ha ragione Julia Spinola a lodare, nelle note illustrative accluse al dvd, la capacità di Abbado di «risolvere in espressione la costruzione paratattica della musica di Bruckner». Ma si può osservare che c'è anche un altro modo di intendere l'accavallarsi di queste gigantesche onde sinfoniche: quello che mira a svelarne, al contrario, il senso costante di una inesorabile consequenzialità. Furtwängler e Celibidache, con mezzi diversissimi, ci riuscivano; Abbado mira ad altri esiti, e dall'altro punto di vista potrebbe anche risultare qua e là deludente; ma non v'è dubbio che nella direzione da lui scelta sia difficile, oggi, far di meglio.
(Articolo pubblicato sul "giornale della musica" 300, febbraio 2013)