Angelo Foletto racconta l’impegno artistico e civile di Maurizio Pollini

Raccolti in un volume della Libreria Musicale Italiana trentacinque anni di articoli che il critico ha dedicato al pianista

Maurizio Pollini (foto Cosimo Filippini)
Maurizio Pollini (foto Cosimo Filippini)
Articolo
classica

Gli articoli di Angelo Foletto dedicati a Maurizio Pollini, raccolti in La musica non si ferma (Angelo Foletto, La musica non si ferma. Maurizio Pollini, pianoforte e battaglie civili, con un ricordo di Alfred Brendel e una nota critica di Giorgio Pestelli, Libreria Musicale Italiana, pp 267, euro 22,00), coprono ben trentacinque anni e ciascuno contribuisce a tracciare un profilo vivacissimo del pianista, o con un'attenta analisi di una esecuzione o, nel caso di un'intervista, con la difficoltà a superare l'innata riservatezza dell'interlocutore. In tal senso il loro primo incontro, pubblicato su "Musica Viva" nel dicembre 1989, è esemplare perché sia le domande sia le risposte sono brevissime, ogni parola è misurata, pur cogliendo sempre nel segno. Intervistato e intervistatore fanno davvero a gara quanto a discrezione e reticenza. E si crea una situazione curiosa per il lettore, che oltre al ritratto di Pollini in progress è indotto a dar forma anche a quello di Foletto.

Foletto-Pollini-LIM

Di qui comincia un percorso guidato attraverso esecuzioni memorabili, l'impegno costante di Pollini nel divulgare la musica contemporanea (Nono, Berio, Boulez, Stockhausen), le sue nette prese di posizione contro la guerra, l'impegno civile, lo studio indefesso di Beethoven, di Chopin, la graduale scoperta di Schubert, gli arditi accostamenti nei concerti per ribadire quanto sia attuale il passato, la convinzione del ruolo morale dell'interprete. E poi gli incontri determinanti coi direttori d'orchestra. Primo fra tutti con Claudio Abbado, con cui c'è sempre stata unità d'intenti (per esempio coi concerti nelle periferie di Milano, con la neonata Orchestra Giovanile della Comunità Europea, coi concerti a Ferrara a favore dei terremotati del 2012) e una profonda amicizia. Ma anche con direttori anagraficamente lontani come Carlo Maria Giulini, ma a lui vicino per tensione intellettuale e trattenuta eleganza. Foletto ricorda un loro straordinario Quarto concerto per pianoforte di Beethoven alla Scala nel 1983 ed è questa una delle tante pagine del libro che il passare del tempo trasforma in testimonianze preziose, per le argomentazioni rigorose ma anche per la partecipazione vera da parte del critico musicale.

Maurizio-Pollini (Mathias Bothor – DG)
Maurizio-Pollini (Mathias Bothor – DG)

Ciò non impedisce a Foletto di non dispensare sempre elogi, come quando critica la scelta di Pollini di essere salito sul podio di La donna del lago di Rossini a Pesaro, perché a suo giudizio aveva tolto flessibilità al belcanto e cercato sensazioni eccessivamente forti. Una frecciata che proprio per contrasto avvalora quanto Foletto ammira incondizionatamente del Pollini pianista, del suo «tracciato poetico, sempre più interiorizzato». Anche quando (la citazione è sommaria) con gli anni «le sue mani non appagavano più la scrittura pianistica, ma accendevano sempre bagliori penetranti». Un invito a riflettere sul senso della musica nel mondo di oggi, accolto anche da Giorgio Pestelli nella prefazione.

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