Al Palazzetto Bru Zane tutta la musica del mondo

“Mondi riflessi” è il titolo della rassegna d’autunno a Venezia del Centre de musique romantique française con lavori di compositori francesi contaminati dal gusto per l’esotismo di fine Ottocento | IN COLLABORAZIONE CON PALAZZETTO BRU ZANE

Guillaume Bellom & Ismaël Margain © Caroline Doutre
Guillaume Bellom & Ismaël Margain © Caroline Doutre
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classica

Fra le molte novità che l’Ottocento porta con sé c’è sicuramente il viaggiare. Non che non si facesse anche nel secolo precedente ma nel Settecento si preferiva un viaggio lungo, di formazione, con soggiorni prolungati nelle città del bello. Nell’Ottocento si punta piuttosto al sublime e si guarda soprattutto a Oriente, luogo di fascinazioni e meta agognata da molti. Quando i mezzi personali lo consentono, la tecnologia aiuta: piroscafi e treni accorciano le distanze e i tempi. E l’esotico non è più solo per pochi avventurosi esploratori. Soprattutto in Francia la musica riflette questa fascinazione per l’esotico, per ciò che è lontano nello spazio ma anche nel tempo. Nelle sale d’opera è impossibile trovare un libretto che prescriva: “L’azione si svolge in Francia, ai nostri giorni”. Ai francesi di fine Ottocento interessa ciò che viene da lontano – una melodia, una danza – come ciò che porta lontano, anche se solo con la fantasia.

L’ufficiale di marina Pierre Loti scrive romanzi che vanno a ruba: il suo primo grande successo è l’idillio polinesiano Rarahu del 1880 (ristampato più tardi come Le mariage de Loti) che ispirerà la Lakmé di Léo Delibes e altro successo sarà Madame Chrysanthème del 1888, storia del suo matrimonio (con contratto valido un mese ma rinnovabile finché lo sposo non lasciava il Paese) a Nagasaki con la diciottenne Kiku-San, destinata a diventare un’opera lirica ad opera di André Messager nel 1893, prima che il crisantemo si trasformi in farfalla per l’opera di Giacomo Puccini del 1904. Compositore infaticabile, Camille Saint-Saëns lo fu altrettanto come viaggiatore: durante la sua lunga vita fece 179 viaggi in 27 diversi Paesi, toccando tutti i continenti tranne l’Australia e l’Antartide, prima di ritirarsi in Algeria e trascorrervi gli ultimi anni. Naturale che molte delle sue composizioni portino i riflessi dei mondi lontani da lui visitati, come il Giappone della Princesse jaune del 1872, o l’Africa della fantasia per pianoforte e orchestra Africa del 1891 o ancora del Concerto per pianoforte e orchestra n. 5 “L’egiziano” del 1896, per tacere dei motivi orientaleggianti di cui trabocca la sua opera forse più nota Samson et Dalila. Ma Saint-Saëns non è che uno dei diversi compositori che decidono di mettersi in viaggio per ascoltare e annotare nei loro taccuini di viaggio melodie o ritmi che possano arricchire le loro partiture di un “colore locale” più o meno autentico. Fra questi, Félicien David, Ernest Reyer o Louis-Albert Bourgault-Ducoudray, nomi non del tutto sconosciuti per chi frequenta i programmi del Palazzetto Bru Zane.

Loti (right) with Chrysanthème and Pierre le Cor in Japan (1885)
Pierre Loti (a destra)  con Chrysanthème e Pierre le Cor in Giappone (1885)

Al riflesso di questi mondi più o meno lontani nella produzione musicale da camera della seconda metà dell’Ottocento è dedicato “Mondi riflessi”, il tradizionale festival che inaugura la ricca stagione del Palazzetto Bru Zane nella sua sede veneziana. Un piccolo assaggio delle prelibatezze musicali che saranno servite nei sette concerti in programma fra il 23 settembre e il 27 ottobre, il pubblico lo ha già avuto lo scorso 12 settembre con Célia Oneto Bensaid impegnata in pagine pianistiche di Benjamin Godard da Scènes italiennes op. 126 (“Sérénade florentine”, “Sicilienne” e “Tarentelle”), di Mel Bonis (Salomé op. 100) e di Félicien David da Les Brises d’Orient (“Danse orientale”, “Prière”, “Fantasia Harabi” e “L’almée”).

L’inaugurazione ufficiale sabato 23 settembre alle 19:30 con “Viaggio onirico” vedrà il soprano Jodie Devos e il mezzosoprano Éléonore Pancrazi accompagnate dal pianista François Dumont protagoniste di una antologia di mélodie e di arie d’opera note, come la celebre Habanera dalla Carmen di Georges Bizet o il “Duo des fleurs” dalla Lakmé di Léo Delibes, accanto a pezzi meno noti da Mme Chrysanthème di André Messager, da La Créole e Robinson Crusoé di Jacques Offenbach, da Vasco de Gama di Georges Bizet, da Don César de Bazan di Jules Massenet, El Desdichado di Camille Saint-Saëns, e molto altro ancora.

Guillaume Bellom & Ismaël Margain © Rocco Grandese
Guillaume Bellom & Ismaël Margain © Rocco Grandese

L’indomani alle 17:00, la Sala Capitolare della vicina Scuola Grande San Giovanni Evangelista accoglierà i pianisti Ismaël Margain e Guillaume Bellom, in duo fin dal 2010 e con numerose registrazioni all’attivo, per un grande viaggio da Oriente a Occidente, con partenza dal Giappone e, attraverso il Canale di Suez, arrivo nell’esotismo domestico della vicina Spagna. Il viaggio si apre con le trascrizioni per due pianoforti de l’Ouverture dall’opéra comique La Princesse jaune di Camille Saint-Saëns e della musica per il balletto de Le Roi de Lahore di Jules Massenet, per proseguire con il notturno Le Songe de Cléopâtre dal ciclo postumo “Femmes de légende” di Mel Bonis, presenza ormai consueta nei programmi del Palazzetto Bru Zane. Il programma prosegue con le reinvenzioni di sapore esotico di Camille Saint-Saëns del Caprice arabe e dell’Ouverture de La Sévillane, che apre una serie di pezzi di ispirazione spagnolesca con Lindaraja di Claude Debussy, nella versione originale per due pianoforti il cui manoscritto fu riscoperto dopo la sua morte, e le celebri España di Emmanuel Chabrier e Rapsodie espagnole in quattro movimenti (Prélude à la nuit, Malagueña, Habanera e Feria) di Maurice Ravel entrambe nella riduzione per due pianoforti.

Dopo il weekend inaugurale, la rassegna proseguirà il 3 ottobre con la chitarra di Luigi Attademo impegnato in lavori degli spagnoli Fernando Sor, Dioniso Aguado o Francisco Tárrega. Il concerto sarà preceduto da una conferenza su “Chitarra ed esotismo” tenuta dallo stesso Attademo. “Dalla tarantella alla sevillana” è il titolo del concerto del 12 ottobre con Louis Rodde al violoncello e Gwendal Giguelay al pianoforte, che proporranno la Suite orientale op. 42 di René de Boisdeffre, le Soirs étrangers di Louis Vierne, La lugubre gondole di Franz Liszt, Sérénade et saltarelle di Auguste Tolbecque, le Deux mélodies hébraiques di Maurice Ravel e la Danse bohémienne di Jacques Offenbach. Ancora il pianoforte sarà protagonista del concerto “Sulle note del Grand Tour” il 17 ottobre con Salome Jordania impegnata in un programma che comprende Hills of Anacapri, Estampes e Tarantelle Styrienne di Debussy, Sevillana e le due “Femmes de légende” Desdemona e Phoebé di Mel Bonis, Tarantelle op. 126 e Barcarolle no 3 op. 105 di Benjamin Godard e La Valse di Maurice Ravel. Un altro viaggio ”Da Oriente a Occidente” è in cartellone il 19 ottobre, questa volta in compagnia del Trio Zeliha con la Suite orientale di Mel Bonis, le Airs bohémiens di Pablo de Sarasate, le Barcarolles n. 2 e 3 di Benjamin Godard e il Trio in la minore di Maurice Ravel. Chiusura il 27 ottobre ancora con il pianoforte a quattro mani, che saranno quelle di Lidija e Sanja Bizjak, e ancora per un viaggio con tappe in Algeria con la Suite algérienne di Camille Saint-Saëns nell’arrangiamento di Gabriel Fauré, l’Egitto con Le Songe de Cléopâtre di Mel Bonis e l’oriente di Idylle arabe e Danse hindoue di Cécile Chaminade per tornare alla Spagna di Ibéria di Claude Debussy nell’arrangiamento di André Caplet e la Rapsodie espagnole di Maurice Ravel.

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Articolo in collaborazione con Fondazione Busoni

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