Seconda parte per l’antologia di composizioni ispirate a Dante, seguendo il suo cammino 700 anni dopo, dall’Inferno fino all’Empireo in dieci capitoli. Lasciato alle spalle l’Inferno, in questa puntata si prosegue attraverso il Purgatorio per ascendere fino all’Empireo, esplorando anche la vita del poeta.
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6. Io son la Pia
Dante le dedica solo pochi versi alla fine del quinto canto del Purgatorio. L’incontro avviene nel secondo balzo dell’Antipurgatorio, fra i “morti per forza”. “Ricorditi di me, che son la Pia: / Siena mi fé, disfecemi Maremma: / salsi colui che ‘nnanellata pria / disposando m’avea con la sua gemma”. È tutto quello che dice Dante di questa vittima di violenza sulle donne, fonte di ispirazione per numerose composizioni, caso unico fra le anime del Purgatorio. È del 1835 a Firenze il primo melodramma tragico in due atti a firma di Luigi Orsini su libretto di Gerolamo Maria Mariani, seguito dall’opera incompiuta di Nicola Zamboni Petrini. Nel Novecento, si registrano il melodramma popolare in quattro atti del senese Ferruccio Sicuriani del 1927 e il dramma lirico in un atto La principessa prigioniera di Vincenzo Davico su un libretto di George J. Gros tradotto da Gustavo Pierotti della Sanguigna, che va in scena a Bergamo nel 1940. A questi lavori, si aggiunge la romanza del 1881 “La Pia (dalla Divina Commedia di Dante)” per mezzosoprano del siciliano Antonino Palminteri direttamente ispirata ai versi danteschi.
Alla storia della meschina senese si ispira anche Marguerite Yourcenar in Le dialogue dans le marécage, dramma giovanile nato, a detta della scrittrice, dal desiderio di modulare «i diversi aspetti di una stessa situazione, senza omettere nulla, per esempio, delle appassionate contraddizioni di Sire Lorenzo, né del continuo oscillare di Pia tra la vita per così dire sognata e quella invece vissuta. Il tema psicologico finisce in tal modo per essere trattato come sarebbe potuto accadere con un tema musicale». E alla musica pensa Azio Corghi che arricchisce un libero adattamento del testo della Yourcenar con dei madrigali drammatici nel suo dialogo drammatico musicale in un atto ¿Pia? del 2004.
Ma è ancora una volta a Gaetano Donizetti che si deve la versione operistica più nota. È la Pia de’ Tolomei, tragedia lirica in due parti del 1837 su libretto del fedele Salvatore Cammarano, che non proviene direttamente dai pochi versi danteschi ma dai drammi di Giacinto Bianco e Carlo Marenco tratti dalla novella in versi di Bartolomeo Sestini. La trama è fedele ai dettami del melodramma più classico: Pia è la vittima innocente delle macchinazioni del perfido Ghino, innamorato respinto, che instilla in Nello, l’ignaro consorte della donna, il veleno della gelosia.
Gaetano Donizetti, "Sposo, ah! Tronca ogni dimora" (Pia de' Tolomei, atto 2); Orchestra del Teatro La Fenice – Paolo Arrivabeni, direttore; Patrizia Ciofi (Pia)
Fra le varie composizioni dedicata alla senese, una delle più recenti è l’opera rock La Pia de’ Tolomei del 2010 con testo di Pia Pera e le musiche della conterranea Gianna Nannini, che tre anni prima firmava anche il concept album Pia come la canto io.
Gianna Nannini - Dolente Pia; (Festival di San Remo 2007)
7. In Purgatorio
La Pia e poi più nulla. O quasi. Le anime del Purgatorio lasciano poche tracce nella letteratura musicale. Soltanto il “veglio solo” a guardia del Purgatorio, Catone il Giovane o l’Uticense, godette di una certa popolarità sulle scene d’opera. Più che ai versi danteschi, compresi gli iconici “libertà va cercando, ch’è sì cara, / come sa chi per lei vita rifiuta”, è però soprattutto al Catone in Utica di Pietro Metastasio che dipesero le fortune del soggetto inaugurato dall’opera di Leonardo Vinci del 1728 e in seguito messo in musica dai maggiori compositori del secolo come Leonardo Leo, Johann Adolf Hasse, Antonio Vivaldi, Carl Heinrich Graun, Gaetano Latilla, Niccolò Jommelli, Florian Leopold Gassmann, Niccolò Piccinni, Giovanni Paisiello e Peter Winter, per restare ai maggiori. Nell’Ottocento il personaggio scompare, nonostante l’afflato anti-tirannico che ne ispirò la strenua difesa delle virtù repubblicane.
Al Purgatorio appartengono anche i celebri versi “Era già l’ora che volge il disio / ai navicanti e ‘ntenerisce il core / lo dì c’han detto ai dolci amici addio” dell’ottavo canto che Arrigo Boito adattò creativamente alle note dell’Abendlied op. 85 n. 12 per pianoforte a quattro mani di Robert Schumann. Gli stessi versi ispirarono a Mario Castelnuovo-Tedesco una lirica per voce e pianoforte.
8. Preghiere
Dove non c’è speranza non c’è nemmeno preghiera ma nel Purgatorio le anime pregano e molto per tentare la scalata ai cieli del Paradiso. Sono numerosi gli incipit latini dei salmi e degli inni cristiani disseminati fra i versi della seconda cantica, mentre una è la preghiera: è il Pater noster recitato dai superbi in apertura del nono canto. La versione dantesca, ampliata rispetto all’originale, nel 1903 ispira ancora una volta a Riccardo Zandonai la composizione O Padre nostro che nei cieli stai per coro maschile e orchestra.
Nell’ultimo canto del Paradiso si incontra la preghiera più bella, quella che Bernardo da Chiaravalle rivolge alla Vergine Maria affinché venga concessa al poeta la visione della divinità: “Vergine madre, figlia del tuo Figlio, / umile ed alta più che creatura”. A questa preghiera Giuseppe Verdi aggiunge il canto di un coro femminile a quattro voci nell’Invocazione alla Vergine nei Quattro pezzi sacri del 1890.
Giuseppe Verdi, “Laudi alla Vergine” (Quattro pezzi sacri); Swedish Radio Chorus, Stockholm Chamber Choir, Berliner Philharmoniker; Riccardo Muti, direttore
Con gli stessi ispirati versi si sono anche cimentati più tardi l’italiano Carlo Jachino nella Santa orazione alla Vergine Maria per soprano e archi del 1966 e lo scozzese James MacMillan nelle Laudi alla Vergine Maria per coro misto a cappella del 2004.
James McMillan, Laudi alla Vergina Maria; Netherlands Chamber Choir (live, Grote of Jacobijnenkerk, Leeuwarden, The Netherlands, 13 october 2004)
«La Divina Commedia di Dante continua a scorrere nella mia mente mentre guardo il paesaggio che mi passa davanti, pensando alle persone che lo abitano e a come condividono questa condizione umana» annotava la cantautrice canadese Loreena McKennitt durante un viaggio in Transiberiana, descrivendo il viaggio dei condannati nei gulag staliniani alla discesa all’Inferno di Dante. Ma la sua Dante’s Prayer di The Book of Secrets del 1997 di dantesco ha solo il riferimento al “dark wood”, la selva oscura, nel primo verso.
Loreena McKennit - Dante's Prayer (original-HD + lyrics)
9. Variazioni biografiche dantesche
Si dice Dante ma si intende Divina Commedia. Salvo qualche rara eccezione. Una è l’opera in quattro atti Dante del francese Benjamin Godard del 1890. Dante è il focoso tenore protagonista di una storia molto cappa e spada in una Firenze lacerata dagli scontri fra Guelfi e Ghibellini alla conquista della bella Beatrice nell’Italia medievale così cara ai romantici. Il librettista Édouard Blau, lo stesso del Werther di Massenet, immagina per il terzo atto una Divina Commedia in miniatura con, in sequenza, l’apparizione di Virgilio, il coro dei dannati, il vortice infernale, la luce divina e l’apoteosi di Beatrice.
Benjamin Godard, Dante; Münchner Rundfunkorchester - Chor des Bayerischen Rundfunks; Ulf Schirmer, conductor (Palazzetto Bru Zane 2017)
Composto nel 1901, ma eseguito soltanto nel 1911 a Londra, è invece il poema sinfonico Dante e Beatrice del britannico Sir Granville Ransome Bantock. La sequenza degli episodi – Dante, Lotte di Guelfi e Ghibellini, Beatrice, La visione di Dante dell’Inferno, Purgatorio e Paradiso, L’esilio di Dante e Morte – si presentano come uno studio psicologico che evoca stati mentali, a detta dell’autore, più che dilungarsi in dettagli biografici. In cima alla partitura la citazione dantesca: “L’amor che move il sole e l’altre stelle”.
Più che biografia in senso stretto, La vita nova è la testimonianza in 47 capitoli dell’elevazione spirituale del poeta attraverso l’amore per Beatrice. Nel 1901 Ermanno Wolf-Ferrari ne fa una “cantica” su parole di Dante per soli, coro e orchestra ritagliando 14 episodi dal testo originale. Il lavoro è una sorta di oratorio laico dai toni molto ispirati sull’eterno mistero di amore e morte.
Ermanno Wolf-Ferrari, La Vita Nuova op. 9 (XIII. Canzone. “Ita n’è Beatrice”)
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