Venezuela, o della pedagogia spettacolare
Ai Teatri di Reggio Emilia l'Orchestra Sinfonica de Juventud Venezolana Simon Bolivar diretta da Gustavo Dudamel in una serata esaltante
Recensione
classica
Nel 1975 José Antonio Abreu, musicista e uomo pubblico venezuelano, cominciò a praticare un sogno: andare nella favelas del suo Paese e salvare i ragazzini dal mondo, strappandoli a violenza e degrado in un modo apparentemente impossibile, educandoli alla musica, al suonare insieme, all'apprendimento della cultura più elevata oggi musicalmente disponibile. Poco più di trent'anni dopo, un giovanissimo talento, Gustavo Dudamel, è sul podio a capo di una orchestra di quasi coetanei, quasi adolescenti, adottato nel mondo internazionale del podio da Claudio Abbado e dalla sua illuminata dinastia: Daniele Abbado, direttore artistico dei Teatri di Reggio Emilia, ha invitato questo centinaio di orchestrali di livello professionale ormai alto, diretti da Gustavo Dudamel in un programma raffinato ed europeo nella prima parte ("Valse" e "Daphnis et Chloé" di Ravel), e in una seconda parte tumultuante, colorato, sulfureo, tellurico, stupendamente latinoamericano. Se in Ravel emerge, sotto la bacchetta del prodigio ormai ospite periodico della Scala, un sinfonismo turgido, splendente, e l'armonia sboccia come un profumato e sensuale fiore tropicale, quando ascoltiamo Arturo Marquez, o Alberto Ginastera, siamo di fronte a un universo da esplorare. Quando infine Dudamel scende con i suoi ragazzi e le sue ragazze nei gironi sconvolgenti della "Noche de los Mayas", di Silvestre Revueltas, uno dei grandi del Novecento ancora così poco conosciuto, allora... basta, siamo oltre la routine del bello: al bis, luci spente, e quando riappaiono, tutti hanno la maglietta colorata dei colori nazionali del Venezuela, giallo, rosso e blu, anche Dudamel: il "Mambo" da "West Side Story" portoricano di Leonard Bernstein, con i giovani che si alzano, ballano, urlano in coro, ci fa dire grazie ad Abreu, che ha realizzato il suo sogno.
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classica
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A Roma, prima con i complessi di Santa Cecilia, poi con Vokalensemble Kölner Dom e Concerto Köln