Una "casa di vetro" per il Barbiere

Parigi: successo per l'opera di Rossini diretta da Roberto Abbado con la regia di Damiano Michieletto

Il Barbiere di Siviglia
Il Barbiere di Siviglia
Recensione
classica
Opéra Bastille, Parigi
Il Barbiere di Siviglia
30 Maggio 2022 - 19 Giugno 2022

Mettendo in scena Il Barbiere di Siviglia di Rossini a Parigi, chissà se Damiano Michieletto ha pensato al parigino Georges Perec e al suo romanzo “La vie mode d’emploi”? « Immagino un palazzo parigino di cui sia stata tolta la facciata, in modo che, dal pianterreno alle mansarde, tutte le stanze che si trovano  dietro la facciata siano immediatamente e simultaneamente visibili» spiegava Perec e Michieletto, con le bellissime scene di Paolo Fantin, ha tolto la facciata alla casa di Bartolo e così vediamo tutte le stanze, dall’adolescenziale cameretta di Rosina con i suoi poster e i suoi peluches, a quella di Berta (che si intrattiene anche con un anziano spasimante) e in più la casa ruota facendoci vedere scale e portineria e tutti quei luoghi che sono essenziali per lo svolgimento della vicenda, salvo tornare poi  “ferma” e con tanto di facciata per le scene all’aperto.

E’ ormai un Barbiere blockbuster e longseller perché ha debuttato nel 2014 ed è  in repertorio fisso dell’Opéra: il divertimento è totale perché siamo in una Spagna contemporanea, alla Almodovar, colorata e sgargiante con le parabole sui balconi e Almaviva con auto e telefonino. Tutti i cantanti, dal primo all’ultimo, recitano benissimo, stanno al gioco, e non risparmiano il fiato correndo per le scale  o inseguendo la casa che ruota vorticosamente nel finale primo. Nulla è lasciato al caso, ogni particolare serve a rendere merito alla musica di Rossini e a far divertire il pubblico: dai mattoni per murare il balcone al quale si affaccia Rosina alla lezione di musica, questa volta con violoncello e non con clavicembalo, al giubbotto di pelle da biker, per fuggire con Almaviva, che arriva a Rosina grazie ad un pacco Amazon. Roberto Abbado è sul podio dell’Orchestra dell’Opéra in splendida forma: dalla brillante ouverture all’inquietante temporale, emerge un Rossini dalle mille sfaccettature, dove anche nel velocissimo finale primo nulla è nevrotico, e dove la gioia esplode in “Ah qual colpo inaspettato”. Andrzej Filonczyk è un Figaro guascone e irresistibile che dà man forte all’Almaviva di René Barbera che, nonostante corse e travestimenti, arriva fresco come una rosa al “Cessa di più resistere” finale che canta benissimo. Rosina è una scatenata Emily D’Angelo (vincitrice di Operalia nel 2018), una voce da tenere d’occhio per il futuro, Carlo Lepore è un esilarante Don Bartolo che non vuole arrendersi all’età. Alex Esposito in grisaglia (i costumi sono di Silvia Aymonino), occhiali e cartellina sembra Andreotti e disegna un Don Basilio mefistofelico.

Teatro sempre esaurito, grande successo, pubblico attentissimo, che segue anche grazie ai sopratitoli in francese e che ride (da noi non succede) ogni volta che viene pronunciata “l’inutil precauzione”.

P.s. Prima dell’inizio dello spettacolo sul palco appare un figurante vestito da “men at work” con casco, giubbotto catarifrangente e un gigantesco cartello con un telefonino sbarrato, ovvio invito a spegnere il “mobile”, scherza con il pubblico, lo mostra e lo rivolge anche all’orchestra dove un simpatico clarinettista suona la più celebre suoneria telefonica di un tempo (Nokia Tune) e così si becca una multa. Un bellissimo e divertentissimo modo per far ridere il pubblico e convincerlo a lasciare che per tre ore sia la musica di Rossini a vincere sulla “reperibilità 24 ore su 24”.

 

 

 

 

 

 

 

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