Una bacchetta per 88 tasti

Al Teatro alla Scala si è concluso il ciclo integrale delle 32 sonate di Beethoven, con Daniel Barenboim protagonista di un intenso viaggio diviso fra razionale ermeneutica e fanciullesca drammaticità.

Daniel Barenboim
Daniel Barenboim
Recensione
classica
Teatro alla Scala Milano
23 Gennaio 2008
Prende lo sgabello e se lo porta via, divertito come uno dei tanti studenti che lo hanno circondato sul palcoscenico durante tutti questi concerti. Così Daniel Barenboim ha voluto siglare la fine dell’integrale delle sonate beethoveniane tenutasi alla Scala tra gennaio e giugno: un evento che, per un teatro a vocazione nazionale come sostiene di essere, ha il sapore della sfida e che il celebre direttore-pianista ha raccolto trascinandosi ogni sera una lunga standing ovation dietro di sé. Per farlo, Barenboim ha voluto accanto a sé un folto gruppo di studenti universitari: e forse è questo il segno del nuovo ciclo integrale, pensato da Barenboim come un incessante dialogo a tu per tu con le nuove generazioni e un pubblico attento. Nella calcolata incoscienza con la quale affronta le sonate dell’ultimo periodo, nel fare di vizi virtù rendendo i (tanti) passi sporchi un elemento di teatralità intrinseca, qui sta la forza di un pianista che non smette di studiare, approfondire e conoscere Beethoven. Inutile cercare di fare le pulci alla qualità tecnica di alcune interpretazioni: a Barenboim non interessa la pulizia dei passi o la costante timbratura del suono; piuttosto, è la drammaturgia interna delle sonate ad affascinarlo, la capacità di dominare le masse sonore che sono proprie di un musicista che è prima di tutto una grande bacchetta. Così, non si scorderanno facilmente certi adagi delle sonate del primo periodo (op. 7, op. 10), distillati con intensa poesia, o i tanti minuetti (uno su tutti, quello dell’op. 31 n. 3) tenuti sempre su un registro alto ma mai lezioso. La comunicatività sembra essere la legge che muove le interpretazioni di Barenboim: né classicista né modernista, il suo Beethoven è semplicemente ciò che sente di essere nel presente, hic et nunc.

Interpreti: Daniel Barenboim (pf)

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