Un Barbiere di tutti i colori e di belle voci

Arte in italiano propone in streaming l’opera di Gioachino Rossini nella recente produzione della Staatsoper di Vienna

Il Barbiere di Siviglia (Foto Michael Pohn)
Il Barbiere di Siviglia (Foto Michael Pohn)
Recensione
classica
Wiener Staatsoper
Il Barbiere di Siviglia
04 Ottobre 2021 - 14 Ottobre 2021

Alla Staatsoper di Vienna, è noto, si va soprattutto per ascoltare i cantanti del cuore, poiché quella che è forse la più grande e rodata fabbrica d’opera europea non brilla per spirito di innovazione per quanto riguarda gli allestimenti. La musica è un po’ cambiata dalla scorsa stagione, cioè quando alla guida del teatro è arrivato Bogdan Roščić ben intenzionato a rinnovare, innestandolo in una certa tendenza da anni popolare nei maggiori teatri lirici del continente. La “vittima” più recente della cura Roščić è l’allestimento del Barbiere di Siviglia firmato nel 1966 da Günther Rennert per la regia e Alfred Siercke per le scene dal tratto realistico, come usava allora, con un edificio di tre piani di gusto spagnolesco, che si apriva come una casa di bambola per far vedere gli interni.

Dopo 55 anni, era probabilmente il momento di cambiare, anche se l’allestimento faceva comunque il suo dovere dignitosamente. Per rottamare quello storico allestimento, Roščić ha chiamato Herbert Fritsch, già attore nella berlinese Volksbühne di Frank Castorf, gran guru del teatro di regia alla tedesca, e da qualche anno attivo anche come regista soprattutto nel teatro di prosa ma occasionalmente anche in quello lirico. Per questo nuovo Barbiere, riproposto in streaming sulla piattaforma di Arte in italiano, Fritsch vira decisamente in direzione opposta al naturalismo creando un palcoscenico vuoto e abitato solo da sipari trasparenti di colori diversi che creano un gioco astratto di cromie, alle quali si assommano le luci anche coloratissime di Carsten Sander. Solo gli ariosi costumi, pure dai colori esaltati come le parrucche, di Victoria Behr rimandano alle coordinate del testo originale. Succede abbastanza poco sul palcoscenico (fatta eccezione per l’esplosione cromatica nel temporale, unica interruzione a una successione piuttosto monotona di movimenti scenici), anche dal punto di vista della recitazione ridotta a gag non particolarmente originali e modalità espressive piuttosto convenzionali, che funzionano sempre con il Rossini buffo malgrado la cornice decisamente straniante.

Se la scena aggiunge poco, va detto che almeno non disturba una realizzazione musicale molto riuscita, che trova un guida sicura ed esperta in Michele Mariotti, finalmente al debutto nel massimo teatro lirico viennese dopo le cancellazioni dei previsti Guillaume Tell e Un ballo in maschera a causa della chiusura della sala nella scorsa stagione. Eleganza e vivacità sono le cifre di una direzione, come sempre, attenta al canto di una compagine all’altezza della tradizione del teatro.

Torna ancora una volta a vestire i panni di Almaviva Juan Diego Flórez, il ruolo nel quale aveva debuttato in quello stesso teatro quasi venticinque anni fa: lo stile rossiniano è sempre impeccabile e la voce è ancora luminosa e duttilissima, come prova l’impeccabile aria di bravura “Cessa di più resistere” nel sottofinale, scelta obbligata quando lui è Almaviva. Non meno riuscita è la prova vocale di Vasilisa Berzhanskaya come Rosina: il timbro di mezzosoprano è bello e pieno nel centro e le note acute eseguite con sicurezza. Molto in parte anche Étienne Dupuis, che è un Figaro reso con tratti di eleganza e finezza non comuni. Paolo Bordogna è un Bartolo giovane e vitale, Il più impegnato a riempire il vuoto della scena attingendo al vasto repertorio attoriale dei buffi all’italiana, mentre, in contrasto, Ildar Abdrazakov è un Basilio vocalmente di lusso ma un po’ trattenuto sul piano scenico. Completano il cast Aurora Marthens, una Berta un po’ pallida, e Stefan Astakhov, un efficace Fiorello. Ad animare soprattutto gli ensemble piuttosto statici dovrebbe pensare la compulsiva saltellante Ruth Brauer-Kvam, che veste i panni del servo Ambrogio, ma risulta nel complesso una presenza superflua nell’austera impostazione dello spettacolo.

Dopo le recite dello scorso ottobre, una ripresa è in programma il prossimo giugno con Stefano Montanari sul podio e un cast parzialmente rinnovato con ancora Flórez come Almaviva e Bordogna come Bartolo.

 

 

 

 

 

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