Trifonov e Mozart, un incontro inedito
Il giovane pianista russo, ormai una star del firmamento pianistico, ha cambiato all’ultimo momento il programma del suo concerto a Santa Cecilia, sostituendo Brahms con Mozart
Giorni di suspense hanno preceduto il concerto romano di Danil Trifonov, che stava cancellando uno dopo l’altro i suoi concerti in Italia e all’estero. Invece è venuto, ha fatto i tre previsti concerti con l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia diretta da Antonio Pappano e sta ora portando lo stesso programma in una tournée che toccherà Vienna, Monaco di Baviera, Amburgo, Düsseldorf e Francoforte. Ma ha sostituito il previsto Concerto n. 1 di Brahms con il Concerto n. 9 in mi bemolle maggiore “Jeunehomme” K 271 di Mozart. Questo cambiamento radicale di programma ha permesso di ascoltare il trentenne pianista russo in un repertorio molto diverso da quello che presenta abitualmente e che è caratterizzato da un altissimo quoziente di difficoltà tecnica. Per farci capire: i suoi tre precedenti concerti con l’orchestra romana erano tutti e tre dedicati a Rachmaninov e ancora a Rachmaninov sarà interamente dedicato il suo prossimo concerto nella stagione da camera di Santa Cecilia. Queste scelte così monocordi non davano conto dell’intero arco della sua personalità d’interprete, quindi è stato molto interessante ascoltarlo in un autore che è agli antipodi di Rachmaninov.
In questo concerto di Mozart – il nono della serie ma il suo primo vero grande capolavoro in questo campo - le difficoltà tecniche sono pressoché nulle per un virtuoso come Trifonov, ma sotto la semplicità sono in agguato non facili problemi musicali e interpretativi. Fin dalle prime battute Trifonov ha sfoggiato un tocco leggero e delicato, splendido ma un po’ manierato, che rimandava all’idea di un Settecento tutto cipria e merletti. Il dialogo tra pianoforte e orchestra era serrato e vivace, come doveva essere, tuttavia il pianista sembrava mordere il freno e aspettare le occasioni di drammaticità e di patetismo offertegli dalla ampia, duplice cadenza. Si poteva prevedere che si sarebbe trovato più nel suo ambiente nel do minore del secondo movimento e così è stato. Anche lì Mozart riserva al solista una cadenza e similmente il movimento finale ha ampi a solo, in cui il pianista ha una certa libertà di movimento: sono stati i momenti migliori, perché altrove Trifonov era corretto, rispettava i fondamenti dello stile mozartiano ma, a differenza di un mozartiano vero, non aveva al suo arco quelle sottili e quasi inavvertibili sfumature che servono a far risplendere tutta la bellezza di questo capolavoro. Settecentesco anche il bis, un brano molto estroso ed originale di Emanuel Bach.
Pappano aveva aperto il concerto con la beethoveniana ouverture dalle Creature di Prometeo, che è stata aggiunta al programma all’ultimo minuto per compensare la minor lunghezza del concerto di Mozart rispetto a quello di Brahms e che non figura nel programma della tournée: forse per questo l’esecuzione non è stata molto approfondita.
Tutta la seconda parte era riservata alla Sinfonia n. 1 di Sibelius, in cui sono evidenti gli influssi di Brahms, Bruckner e soprattutto Ciajkovskij ma la personalità dell’autore è comunque ben riconoscibile nei temi ispirati al folclore finlandese e nelle libertà nei confronti della forma classica, perché i movimenti sono i quattro tradizionali ma la coerenza interna cede il passo a continue svolte, rotture, salti, cambi improvvisi di atmosfera, in un percorso avvincente dettato non da regole formali ma da un’interna urgenza espressiva. I quattro movimenti diventano quasi i quattro atti di un melodramma senza parole e Pappano ha esaltato questa latente teatralità della sinfonia con un’interpretazione avvincente che ha conquistato il pubblico.
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