Serpina e il suo Servo
Il Servo Padrone: dopo il capolavoro pergolesiano, il sequel di Aldo Tarabella e Valerio Valoriani per Bazar Opera Festival completa il celeberrimo intermezzo settecentesco, alla ricerca delle molte anime e tradizioni della comicita' italiana
Recensione
classica
Molte cose si sono viste in questa prima edizione di Bazar Opera Festival nella bella cornice del teatro Goldoni di Firenze: una riscrittura per piccolo ensemble di "L'enfant et les sortileges", una Violetta Valery sui trampoli fra luci e suoni da discoteca ("Violetta" di Equilibri Avanzati / Teatro Inverso, in scena Daniela Visani), un "concerto in scena" molto ben studiato e congegnato, "Clarinetwork - Clariloquio" del clarinettista Carlo Failli (ricco di suggerimenti utili per costruire un recital solistico di musica contemporanea diverso dai consueti), una compagnia familiare nata agli inizi del '900, Scenica Frammenti, in una rivisitazione di "Madama Butterfly" ("Atroce Favola")... si sara' capito che l'impronta di questa piccola rassegna (che rappresenta anche l'esito finale di un progetto di formazione per strumentisti, cantanti e attori curato per la Regione Toscana da Aldo Tarabella) e' quella della formazione-sperimentazione focalizzata sul teatro musicale da camera e sulla sua apertura a linguaggi diversi e/o contemporanei. E' presto per dire cosa si raccogliera' da questo seminare, ma certamente il dittico comico "La serva padrona / Il servo padrone" costituisce un buon risultato che combina tutte le istanze di Bazar Opera. "La serva padrona" la conosciamo tutti, diciamo allora che arriva la Parte Seconda - La Vendetta, il seguito - molte puntate dopo - di quanto gia' narrato da Pergolesi, concepito dagli autori, Aldo Tarabella (musica) e Valerio Valoriani (libretto), in perfetta specularita' alla vicenda di partenza. E' un gagliardo Vespone cantante - faceva solo finta di essere muto ! - servito e riverito il vero padrone di casa, concupito da Serpina ancora in attesa che le sue nozze con Uberto siano consumate; ma l'esasperato Uberto rovescia a suo pro lo stratagemma immaginato a suo tempo dalla ragazza (ricordate Capitan Tempesta ?) presentandosi travestito da Madama Uragano, legittima moglie di se stesso, e alla fine viene smentita la morale settecentesca del rimescolarsi delle classi in nome delle ragioni del cuore: "Chi e' servo e' servo, e chi padron, padrone". Tutto questo con molto divertimento, con giuste calibrature drammaturgiche, con un'invenzione musicale agile e precisa (l'organico nella seconda parte e' appena rafforzato con l'aggiunta di un quartetto di legni e naturalmente del pianoforte, Elisabetta Tavani, in luogo del cembalo della "Serva padrona", Ettore Del Romano), che si nutre sotterraneamente della partitura pergolesiana, ma cerca e trova i toni giusti, per questo sequel tutto dalla parte di Uberto, anche in certe reminescenze e sentori amarognoli dell'operina da camera italiana del Novecento - da Rota a Bucchi soprattutto - o altrimenti in un parlato-cantato comico sostenuto dalle strappate del pianoforte, tra Weill e lo spirito rivistaiolo da Ambra Jovinelli dei tempi d'oro, fra citazioni da Mozart, da Fred Buscaglione, dalla sceneggiata napoletana. Regia sciolta ed abile, decoro settecentesco limpido ed essenziale costruito intorno ad un enorme talamo-poltrona, e, da parte degli interpreti (Rosella Di Genova, Andrea De Luca, soprattutto l'Uberto di Paolo Pecchioli), un lavoro generoso sull'interpretazione, sulla comicita', sulla gestualita', che dimostra come si sia seriamente lavorato nei laboratori di Bazar Opera.
Note: nella stessa serata sarà eseguito in prima assoluta "Il servo padrone", musica di Aldo Tarabella, libretto di Valerio Valorian
Interpreti: Pecchioli, Di Genova, De Luca
Regia: Aldo Tarabella
Scene: Beatrice Meoni
Costumi: Maria Teresa Elena
Orchestra: Ensemble Strumentale del Bazar Opera Festival
Direttore: Erasmo Gaudiomonte
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