Rota alla Charlot

Il Cappello di Rota al Petruzzelli come un'opera da cinema muto per giovani cantanti

Recensione
classica
Teatro Petruzzelli Bari
Nino Rota
13 Settembre 2014
Nino Rota si era stabilito da pochi anni in Puglia quando nel 1946 compose “Il cappello di paglia di Firenze”, nella sua villa sul mare a pochi chilometri da Bari. Memore del proverbio locale secondo cui se Parigi avesse il mare sarebbe una piccola Bari, il regista Alessandro Piva montò sette anni fa, sempre per la Fondazione Petruzzelli, una improbabile versione dell’opera ambientata sul lungomare barese, dal quale scorgere la Tour Eiffel. Il “Cappello” rotiano torna ora al Petruzzelli, nella ripresa di uno spettacolo nato tre anni fa per il circuito dei teatri lombardi: uno spettacolo estremamente curato, colto nei costumi e i decori di scena: legittimo il personale successo della regista Elena Barbalich, ma anche di Lagattolla che è responsabile degli allestimenti al Petruzzelli. La surreale vicenda dell’opera è raccontata per immagini di un film di quegli stessi anni, e Nonancourt assomiglia terribilmente a Charlot. La novità dell’allestimento è la produzione musicale, affidata al direttore (barese) Giuseppe Lamalfa e a un cast di giovani scelti in seguito ad audizioni indette apposta per i singoli ruoli. La parte vocale è a sua volta coordinata dal basso Mimmo Colaianni, anche lui barese, specializzato nei ruoli del repertorio buffo. L’operazione si è rivelata doppiamente virtuosa, del resto la qualità a basso costo è quanto insegue il neo sovrintendente Biscardi che per effetto di una necessaria rimodulazione del bilancio ha cancellato due tra i titoli più attesi della stagione Fuortes: “Trittico” con Michieletto e Rustioni e “Lucia di Lammermoor” con Vick e Roberto Abbado. In sostituzione ci sono due spettacoli per le scuole: un’operina su Re Artù commissionata a Nicola Scardicchio e un adattamento del Barbiere rossiniano.

Note: Progetto Opera Nuova. Produzione e allestimento Fondazione Petruzzelli e Teatri di Bari. Si replica il 16 e il 18 settembre.

Interpreti: Giulio Pelligra (Fadinard), Domenico Colaianni (Nonancourt), (Pietro di Bianco) Beaupertuis, Francesco Castoro (Lo zio Vezinet e Achille Di Rosalba), Francesco Paolo Vultaggio (Emilio), Marco Miglietta (Felice), Pasquale Scircoli (Una guardia), Giuseppe Ippolito (Un Caporale delle guardie), Domenico Passidomo (Minardi), Damiana Mizzi (Elena), Francesca Bicchierri (Anaide), Francesca Ascioti (La baronessa di Champigny), Annamaria Bellochio (La modista)

Regia: Elena Barbalich

Scene: Tommaso Lagattolla

Costumi: Tommaso Lagattolla

Coreografo: Danilo Rubeca

Orchestra: Orchestra della Fondazione Petruzzelli

Direttore: Giuseppe Lamalfa

Coro: Coro della Fondazione Petruzzelli

Maestro Coro: Franco Sebastiani

Luci: Michele Vittoriano

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