Quel “tedesco” nella Firenze del Magnifico

L'Homme Armé ripropone la musica di Heinrich Isaac

Recensione
classica
Homme Armè Firenze
10 Settembre 2017
La rassegna di musica rinascimentale Flo.Re.Mus dell'Homme Armé, a Firenze (2-10 settembre), alla sua prima edizione, ci ha proposto, nelle varie sedi concertistiche, un Rinascimento storicamente e geograficamente ampio, dall'Ars Nova fiorentina di Landino, alle diverse generazioni di “oltramontani” (da Dufay al pieno Cinquecento), alle rivisitazioni strumentali di Andrew Lawrence-King, con le sue arpe e salterio, alle sonorità decisamente originali, limpide ma seducentissime, dall'ensemble Tasto Solo di Guillermo Pérez (organetto, clavisymbalum, arpa). Ma a conclusione non poteva esserci che la polifonia classica a sole voci e la Firenze di Lorenzo il Magnifico, che, musicalmente, è come dire la Firenze di Heinrich Isaac, “Arrigo il Tedesco”, come era chiamato a Firenze, unico autore in programma nell'ultimo concerto, domenica in Sant'Apollonia. L'ensemble vocale dell'Homme Armé diretto da Fabio Lombardo ha cantato un programma accortamente impaginato, che si chiudeva con il celebre lamento sulla morte del Magnifico su testo del Poliziano, “Quis dabit capiti meo aquam”, collegato dalla presenza di un soggetto ricorrente alla splendida “Missa Salva nos”, a cui si aggiungevano un altro lamento, “Quis dabit pacem”, e due mottetti, il delicato “Rogamus te” a soggetto mariano e il sontuoso “Prophetarum Maxime”. Esecuzione calibratissima e coinvolgente, culminata nella lettura insieme intima e fervorosa del lamento per Lorenzo: non c'era bisogno d'altro per ritrovare la grandezza di un autore che ai suoi tempi era non meno apprezzato di Josquin, e per riscoprire quanta varietà di accenti, di articolazioni ritmiche, di colori armonici, di intenzioni espressive si possono ritrovare negli intrecci vocali ricchi e ariosi della “prima prattica”. Successo ottimo.

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