Quel Mito di Temirkanov
Due concerti con la Filarmonica di San Pietroburgo a Milano per Mito
Recensione
classica
Romeo e Giulietta, Paolo e Francesca, la Commedia dell’Arte, Paganini: c’è molta Italia nei brani scelti da Temirkanov e la sua orchestra Filarmonica di San Pietroburgo per i due concerti al Conservatorio di Milano. È un’Italia filtrata attraverso gli occhi di Tchaikovskij, Rachmaninov, Prokofiev, i tre autori che Termikanov e i complessi russi hanno nelle vene da una vita e che ripropongono sempre con immutato entusiasmo. “Dalla Russia con amore”, hanno sciaguratamente chiamato queste due serate: di certo c’è che d’amore queste pagine ne traboccano, ma è più spesso un amore tragico, epico, beffardo; quando l’orchestra chiude la suite dal Romeo e Giulietta di Prokofiev con la morte di Tebaldo, sembra la fine di mondo, di un’epopea: l’orchestra affonda negli accordi con una profondità e violenza tanto inusitati quanto entusiasmanti, da lasciare il pubblico senza fiato per qualche secondo. È sempre così ai concerti di Temirkanov: si rimane senza fiato; come quando l’orchestra affonda nell’arco per catturare tutta l’intensità di una lunga melodia, vedi la variazione XVIII dalla Rapsodia sopra un tema di Paganini di Rachmaninov, il tema d’amore dal Romeo e Giulietta di Tchaikovskij, o il Salut d’amour di Elgar e lo Spartacus di Khachaturian regalati come bis. La Filarmonica di San Pietroburgo è molto rinnovata nelle file ora più giovani anche solo di qualche anno fa, ma il loro modo di affondare nell’arco è lì, sempre lo stesso, sempre un tutt’uno col gesto squadrato di Temirkanov: è lì per ricordarti che le esecuzioni sconvolgenti, quelle da cui esci diverso da come eri entrato, esistono ancora. Una Quarta di Tchaikovskij di così urgente tragicità non s’era mai sentita, si diceva tra il pubblico di Mito: bastava guardarli in faccia per capire che era effettivamente così.
Orchestra: Orchestra Filarmonica di San Pietroburgo
Direttore: Yuri Temirkanov
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