Pergolesi ritrovato

La Fondazione Pergolesi Spontini presenta pagine inedite da Lo Frate ‘nnamorato

Lo Frate ‘nnamorato (Foto Binci)
Lo Frate ‘nnamorato (Foto Binci)
Recensione
classica
Jesi, Teatro G.B. Pergolesi
Lo Frate ‘nnamorato
06 Settembre 2024

Tra le iniziative della Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi volte alla valorizzazione dei due compositori cui è intitolata (ricordiamo l’allestimento de La Vestale il  18 e il 20 ottobre   e  la prima esecuzione assoluta in tempi moderni de I quadri parlanti il  29 novembre e 1 dicembre per le celebrazioni spontiniane) un appuntamento di rilievo non solo musicale ma anche musicologico è stato il concerto del 6 settembre, protagonisti Ottavio Dantone e la sua Accademia Bizantina,  che hanno eseguito pagine inedite da Lo Frate ‘nnamorato di Pergolesi.

Il concerto è stato preceduto da un convegno cui hanno partecipato Claudio Toscani, direttore del Centro Studi Pergolesi presso Università degli Studi di Milano, Cristian Carrara, direttore artistico della Fondazione Pergolesi Spontini, Eleonora Di Cintio, musicologa e curatrice della nuova edizione critica de Lo Frate ‘nnammorato edita da Ricordi, Ottavio Dantone e Marco Mazzolini, direttore   generale di  Casa Ricordi. L’incontro aveva per oggetto la presentazione al pubblico della nuova edizione critica della commedeja pe’ mmuseca del compositore jesino, frutto di un lungo studio e di due fortunosi ritrovamenti antiquari tra un’asta a Parigi e la Biblioteca Diocesana di Münster. 

Composto nel 1732 per il Teatro dei Fiorentini di Napoli su  libretto di Gennaro Antonio Federico,  Lo Frate ‘nnamorato portò al giovane Pergolesi un enorme successo, tant’è che l’opera rimase in programmazione al Teatro dei Fiorentini di Napoli  per molte settimane, guadagnandosi nei vent’anni successivi un’importante serie di riprese, la prima delle quali – nel carnevale del 1734 sempre ai Fiorentini – sorvegliata da entrambi gli autori. 

Per l’occasione, il compositore rimaneggiò la sua vecchia partitura, sostituendo alcune arie per adattarle alla nuova compagnia di canto, rivedendo la sinfonia d’ apertura e numerosi altri particolari della partitura. Ne nacquero quindi  due distinte versioni dell’opera, che sono venute integralmente alla luce solo recentemente: il primo ritrovamento, avvenuto sul mercato antiquario dieci anni fa, ha consentito di rintracciare ed acquistare grazie al   Centro Studi Pergolesi  quello che si è rivelato essere l’unico manoscritto esistente al mondo, benché incompleto, della partitura della versione originale  del 1732

Il secondo ritrovamento è stato poi effettuato grazie alla scoperta, nella Biblioteca Diocesana di Münster, di un gruppo di partiture manoscritte proveniente dalla collezione dell’abate romano Fortunato Santini (1777-1861), sopravvissuta in parte, benché seriamente danneggiata, all’alluvione che nel 1946 colpì la città tedesca. Queste partiture, sino a questo momento sconosciute, tramandano quasi tutte le arie ricomposte da Pergolesi per la seconda versione del 1734. 

Con l’avvio, nel 2009,  dell’Edizione Nazionale delle Opere di Giovanni Battista Pergolesi (la cui commissione scientifica è composta da  Renato Di Benedetto, Federico Agostinelli, Anna Laura Bellina, Lorenzo Bianconi, Enrico Careri, Fabrizio Della Seta, Paolo Fabbri, Dale E. Monson, Claudio Toscani, e di cui facevano parte prima della scomparsa anche Philip Gossett e Pierluigi Petrobelli) sostenuta dal Ministero della Cultura, promossa dalla Fondazione Pergolesi Spontini e curata dall’editore Ricordi & C. venne programmata una nuova edizione critica de Lo Frate nnammorato a cura di Eleonora Di Cintio, la cui pubblicazione, in  due volumi, effettuata da Casa Ricordi, è avvenuta solo all’inizio del 2024. Il lavoro, oltre a completare la conoscenza dell’opera, consente anche di mettere in luce l’evoluzione dello stile dell’autore pur nell’arco di  soli due anni: del resto se si considera il brevissimo ma fecondissimo arco creativo di questo compositore, tra i più noti sia tra i suoi contemporanei che oggi e tra i più geniali del primo Settecento, si può immaginare quanto veloce fosse il suo “metabolismo” compositivo.

Il lavoro di revisione critica  è stato condotto nel corso degli ultimi quattro anni dal Centro Studi Pergolesi  e permette  di ricostruire fedelmente e di allestire le due versioni dell’opera in una veste rigorosamente e criticamente accertata. Questa nuova edizione critica va a sostituire quella curata alla fine degli anni Ottanta da Francesco Degrada e utilizzata  per il memorabile allestimento scaligero della stagione 1989-90 con la direzione musicale di Riccardo Muti e la regia di Roberto De Simone. Degrada tuttavia rilevava già all’epoca che le fonti musicali disponibili non consentissero di ricostruire esattamente né la versione del ’32, né quella del ’34. La partitura utilizzata  in Scala e preparata dallo stesso Degrada era quindi assai problematica, giacché le fonti musicali allora disponibili erano molto lacunose, e soprattutto mescolavano arbitrariamente pezzi della prima e della seconda versione.

Nel concerto condotto da Ottavio Dantone sono stati eseguiti  brani fino a questo momento del tutto ignoti: la Sinfonia del 1732, due arie della prima versione (Pasce il mio cor la speme e Doje vipere arraggiate) e tre della seconda (Son pur chiari i sensi miei, Il fior di questo core, A un’alma innamorata) che hanno offerto una panoramica di stilemi inconfondibilmente  pergolesiani, come ha osservato Dantone, dallo stile “adamantino” della Sinfonia, alla straordinaria e rara capacità di invenzione melodica, alla naturalezza “parlante” dello stile vocale.

I brani pergolesiani sono stati affiancati da arie e concerti per archi di autori più o meno noti del milieu napoletano in cui Pergolesi si formò e in cui operò, come Angelo Ragazzi,  Nicola Conforto ( di cui la divertente aria Io tra Niseta e Mellena da La finta vedova) Michele Caballone, Alessandro Scarlatti e Giacomo Tritto (di quest’ultimo l’aria a due Chi la scarpa ha schiantellata dall’opera  Li furbi). Interpreti vocali il soprano Valeria La Grotta, a suo agio nelle agilità della scrittura,  e il baritono Omar Montanari, che pur nel contesto concertistico ha messo in luce buona vivacità attoriale. Sempre di eccellente livello, inutile sottolinearlo, l’interpretazione di Dantone e dei suoi musicisti: la tornitura delle frasi, i rigonfiamenti dinamici, il languore degli accenti in contrasto con la solidità ritmica fanno delle esecuzioni dell’Accademia Bizantina un manuale di interpretazione barocca.

Pubblico divertito ed interessato. 

 

 

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